Enrico Letta scarica il Movimento 5 Stelle: «Alleanza impossibile». Ma in Sicilia va con loro

Il segretario chiama alla mobilitazione il partito: «Dovete avere gli occhi di tigre». Domenica confermate le primarie con M5S per il candidato alla Regione

Letta: «Italia tradita, con un governo di destra a rischio sostegno a Kiev»
Letta: «Italia tradita, con un governo di destra a rischio sostegno a Kiev»
di Barbara Acquaviti
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Giovedì 21 Luglio 2022, 19:23 - Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 00:34

L’epitaffio del campo largo Enrico Letta lo pronuncia senza nemmeno citare il M5s. «Ora pensiamo a noi». Davanti ai gruppi parlamentari riuniti negli stessi istanti in cui al Quirinale Mario Draghi si congedava dal governo, il segretario dem taglia l’ultimo filo che ancora fino a 24 ore prima lo aveva tenuto legato a Giuseppe Conte. La cesura, dice, è in quel voto del Senato che ha segnato un «cambio di paradigma e di scenario». E anche se il segretario dem si rifiuta di fare una classifica delle responsabilità, dando ugualmente colpa a Lega, Forza Italia e grillini per quell’epilogo che ha inutilmente cercato di evitare, dice chiaramente che in tema di alleanze niente potrà essere più come prima. «Io penso che con i tre partiti che hanno fatto cadere Draghi è impossibile fare alleanze elettorali in questa tornata». Insomma, alle elezioni da una parte ci sarà chi ha sostenuto fino all’ultimo l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce e dall’altra chi lo ha affossato. È l’ufficializzazione del passaggio dal vecchio schema di campo largo a quello che Enrico Borghi preferisce chiamare il “mare aperto” ma che di fatto si identifica con l’agenda sociale rilanciata proprio da Mario Draghi negli ultimi scampoli dell’esecutivo.

LA CREDIBILITÀ

Letta è convinto che sia proprio su quel «patrimonio di credibilità» conquistato in questi mesi dal Pd che si debba impostare la prossima campagna elettorale, marcando la distanza dagli altri. Insomma, facendo una battaglia identitaria.
Ed è per questo che invita i candidati ad avere gli «occhi di tigre» e il partito a fare una “operazione verità” con gli italiani. «Serve il massimo di vocalità per raccontare la nostra narrazione, dire come sono andate le cose, dire chi è colpevole di quanto successo. Va detto senza infingimento e senza cercare di lenire nulla». Ufficialmente, per cercare di ribaltare i pronostici che vogliono la destra vincente alle prossime elezioni. Più prosaicamente – ammette qualcuno - per provare a massimizzare il risultato perché chissà, magari si può anche perdere, ma essere il primo partito.
La scelta di archiviare l’alleanza con il M5s per come era stata immaginata prima del voto di mercoledì può essere un potente collante.

Ma Letta sa bene che al dibattito su come si debba procedere a questo punto, le correnti si presentano con sfumature diverse. «Compagni di strada e modalità verranno decisi insieme, collegialmente», assicura.

L’area di Base riformista, quella che fa riferimento a Luca Lotti e a Lorenzo Guerini, che infatti ritiene che il voto in Senato abbia segnato «inequivocabili elementi dirimenti», spinge perché ci si muova in direzione dei moderati. Il senatore Andrea Marcucci fa esplicito riferimento al «modello che portò al secondo mandato di Giuseppe Sala» ossia «una grande alleanza di democratici e riformisti» che guardi a «Renzi, Calenda, Di Maio, i liberali che hanno lasciato Forza Italia». Chi più si è speso per il rapporto con il M5S, come per esempio Andrea Orlando e Francesco Boccia, chiede invece di non chiudere completamente la porta al mondo grillino. «Aspettiamo che si depositi la polvere», dice qualcuno. E poi c’è Dario Franceschini, molto attivo anche negli ultimi tentativi di mediazione con Conte, che per ora non scopre le sue carte.
Anche per questo Letta chiede di evitare che si aprano discussioni “in piazza”. «Nei prossimi giorni gli organi di partito saranno riuniti per decidere le modalità con cui andare al voto. La discussione cominci in quegli organi e non sui giornali». Un clima di decisioni sospese in cui alla fine non dovrebbero essere annullate le primarie previste in Sicilia per domenica prossima in cui a sfidarsi per diventare candidato presidente del campo progressista sono Caterina Chinnici per il Pd, Barbara Floridia per il M5s e Claudio Fava. Per quanto anacronistiche possano essere.

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