Draghi e i sottosegretari: incarichi divisi a metà e nomi scelti dai partiti

Draghi e i sottosegretari: incarichi divisi a metà e nomi scelti dai partiti
Draghi e i sottosegretari: incarichi divisi a metà e nomi scelti dai partiti
di Marco Conti
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Lunedì 15 Febbraio 2021, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 13:35

Scelti i ministri ora tocca a vice e sottosegretari. Posto che il numero complessivo dei membri di governo non verrà aumentato rispetto al numero di 60 e che i ministri già nominati sono 23, restano 37 poltrone ancora da distribuire. 36, per l’esattezza visto che il Roberto Garofoli è stato già nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel primo consiglio dei ministri. Stavolta i partiti giocano a carte scoperte con il presidente del Consiglio Mario Draghi al quale spetta l’ultima parola ma lascia ai partiti della maggioranza la scelta in modo che possano procedere a qualche riequilibrio interno.

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I CESPUGLI
Problema che ha soprattutto il Pd dove la questione di genere è esplosa con fragore al punto da spingere il segretario Nicola Zingaretti a promettere che vice e sottosegretari dem saranno tutti al femminile.

Possibile quindi che tutte le uscenti dem verranno riconfermate. Nei partiti si ragiona su metà sottosegretari alla vecchia maggioranza che ha retto il Conte2 e metà a chi era all’opposizione, tranne ovviamente FdI che non voterà la fiducia e compresi i cespugli di centro, oltre a Lega e FI.

Le nomine avverranno nel fine settimana e comunque dopo il passaggio in Aula del governo per ottenere la fiducia. Si inizia dopodomani al Senato e il giorno dopo a Montecitorio. Problemi sui numeri stavolta non ci sono anche se ieri è maturata l’ennesima scissione a sinistra con “Sinistra Italiana” che si è schierata per il “no”, anche se due (Erasmo Palazzotto e Loredana De Petris) dei tre parlamentari non faranno come Nicola Fratoianni e, andando contro la decisione dell’assemblea, daranno la fiducia all’esecutivo Draghi «perché quella che sostiene il governo non è e non sarà mai una maggioranza politica». Anche se il fronte progressista è comunque destinato a perdere altri pezzi dal lato del M5S, problemi per Draghi non ce ne sono e continuerà oggi a mettere a punto il discorso di insediamento che farà in Parlamento. Tornando alla nomina dei sottosegretari, sarà importante vedere cosa farà Draghi di tre deleghe che nel precedente esecutivo erano assegnate a tre ministri: Riforme, Sport e Affari europei. Sull’ultima è molto probabile che sarà lo stesso Draghi a dire la sua trattandosi di un sottosegretario che avrà il compito di trattare tenere i rapporti con le istituzioni comunitarie, ma anche l’Editoria è possibile che vada ad un tecnico. 

Anche se la settimana sarà centrata sul voto di fiducia e il discorso del premier alle Camere, dopo più di un mese di crisi di governo iniziano a premere molte questioni urgenti. In testa, ovviamente, la pandemia con le sue ricadute sul tessuto economico. Draghi vorrebbe mettere un po’ d’ordine al caos “aperture-chiusure” e spingere la campagna vaccinale ridimensionando il ruolo di Domenico Arcuri soprattutto nell’approvvigionamento di anti-Covid, e spingendo sulle case farmaceutiche che hanno il vaccino affinchè cedano il brevetto o si convincano produrlo in Italia (la Pfizer ha stabilimenti a Catania e Ascoli). Draghi intende anche accelerare nella costituzione, per decreto, del ministero per la Transizione ecologica e in quello del Turismo. 

LA SCELTA
Sulla consistenza del primo dicastero c’è ancora polemica nel M5S e ieri lo stesso Beppe Grillo è di nuovo intervenuto per sottolineare l’importante “conquista” grilina. Dopo le dispute delle ultime settimane occorre anche vedere quale scelta farà nella gestione dei Servizi di intelligence. L’intenzione sembra essere quella della delega ad un sottosegretario, ma non è ancora detto che si vada subito in quella direzione. Con un ministro tecnico al Mef, Laura Castelli e Antonio Misiani potrebbero essere riconfermati. La Lega pensa di riportare al Viminale Nicola Molteni, mentre il reggente Vito Crimi potrebbe andare a “controllare” Marta Cartabia alla Giustizia. Ai grillini interessa mettere un piede con Giancarlo Cancelleri e Stefano Buffagni nei ministeri che gestiranno il Recovery Plan, ovvero Infrastrutture e Transizione Ecologica. Probabile anche l’ingresso del super-europeista Benedetto Della Vedova, mentre Iv punta sulla Giustizia.
 

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