C'è la grande opportunità di partecipare alla messa a punto del Recovery Plan con le sue riforme per ridisegnare il volto del Paese verso un sistema economico e sociale più moderno, capace di competere tra i migliori, e più inclusivo con minori disuguaglianze e in grado di rimettere in moto l'ascensore sociale. Il premier incaricato Mario Draghi ha fatto capire che le parti sociali non avranno un ruolo secondario in questa avventura. E loro, sindacati e organizzazioni datoriali, sono pronti a fornire un apporto costruttivo e collaborativo. Nonostante alcuni temi si presentino di difficile composizione per le diverse aspirazioni.
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La data
L'incontro con il premier incaricato fino a ieri sera non era stato ancora calendarizzato, ma Draghi lo ha annunciato nel suo unico intervento pubblico, quello al Quirinale immediatamente dopo aver avuto l'incarico da Mattarella.
Le cartelle
Tra i primi provvedimenti da varare c'è anche il decreto Ristori 5, che ha una dote di 32 miliardi di euro. Il governo dimissionario lo aveva preparato ma, vista la cifra in ballo, ha deciso di lasciarlo al nuovo governo. E non è detto che qualche requisito per ottenere i bonus non sia rivisto. In ballo resta anche la sospensione dell'invio delle cartelle fiscali ed eventuali nuove rottamazioni. Ma il vero lavoro, sul quale le parti sociali vogliono avere voce in capitolo, è quello delle riforme che accompagneranno il Recovery plan. «È un'occasione irripetibile» afferma Landini promettendo collaborazione. E così anche le organizzazioni datoriali, Confindustria in primis. Sulla carta sono tutti pronti a rinunciare - una volta sconfitta l'emergenza sanitaria - ai finanziamenti a pioggia, per dare spazio solo a quello che lo stesso Draghi ha definito debito buono. Si vedrà.