Draghi da Biden, la richiesta di armi e più soldati: partiti insofferenti (anche il Pd), rischio spaccatura

Opposizione da Giuseppe Conte e Matteo Salvini ma acque agitate anche nel Partito democratico

Draghi da Biden, la richiesta di armi e più soldati: partiti insofferenti (anche il Pd), rischio spaccatura
di Francesco Malfetano
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Martedì 10 Maggio 2022, 10:26 - Ultimo aggiornamento: 11:18

Ancora qualche ora e il premier Mario Draghi verrà ricevuto alla Casa Bianca da Joe Biden. Un vertice atteso in cui il presidente americano metterà sul tavolo dello studio ovale soprattutto il dossier relativo ad una nuova disposizione di aiuti in favore dell'Ucraina da parte degli Alleati. Del resto Biden ha da poco chiesto al Congresso un finanziamento di 33 miliardi di dollari, di cui 20 esclusivamente per inviare nuovi armamenti a Kiev e quindi si aspetta «un contributo proporzionale» dagli altri Paesi del fronte anti-Putin. Un impegno che il premier italiano non declinerà, pur rimarcando le indicazioni del governo sulle tanto discusse differenze tra armi difensive e armi offensive. In ogni caso, secondo indiscrezioni filtrate alla stampa italiana, Draghi potrebbe anche ventilare l'acquisto di armi tattiche di nuova generazione prodotte da aziende della Penisola (come "jammer" o altri sistemi di disturbo radar) da mettere a disposizione di Kiev. Non solo. Come già comunicato alle Camere dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, in termini di uomini Palazzo Chigi sta già lavorando per rafforzare la propria posizione sul fronte Est della Nato e, dopo l'impegno già assunto in Romania e Lettonia, prepara l'impiego di almeno due battaglioni (tra i 500 e i mille militari) in Bulgaria e Ungheria.

Impegni e future disposizione che inevitabilmente rischiano di far rialzare i toni del dibattito politico. Sugli scudi infatti ci sono soprattutto Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Se il primo è stato molto più esplicito arrivando ad invitare il premier a riferire in Parlamento sull'invio di nuove armi all'Ucraina e innescando una vera e propria campagna mediatica sul tema, il leader leghista è più attendista. Così da un lato chiede al premier di portare a Biden il desiderio di pace degli italiani e dall'altro si prepara a schierarsi accanto al M5S nel caso in cui la polemica dovesse riaprirsi con forza in vista del question time di Draghi progammato per il prossimo 19 maggio. Posizioni che, peraltro, a guardare i rispettivi sondaggi non paiono esattamente sostenere il clima da campagna elettorale creato dai due partiti. Il tutto mentre il governo continua a ribadire come esista una «linea rossa» da non oltrepassare che è quella dell'uso di armi solo per la legittima difesa dell'Ucraina. «Dobbiamo supportare l'Ucraina e il suo esercito per la sua legittima difesa e allo stesso tempo l'Italia continuerà a lavorare per la pace. Ma non possiamo pensare di fornire armi per colpire il suolo russo, come ha detto il Regno Unito» ha spiegato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Una linea su cui concorda anche il foronte di di centrodestra che con coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani ha ribadito: «Le armi dell'Occidente vanno usate in Ucraina, non in Russia». 


Ma le acque sono agitate anche sul fronte del Pd. Sulle armi e il sostegno alla Nato Enrico Letta prova a tenere saldo il timone nonostante crescano i malesseri interni non solo da parte dei vari LeU, Sinistra Italiana o dei Verdi. Guardando solo agli ultimi giorni si va infatti da Laura Boldrini all'attacco del segretario generale dell'Alleanza Jans Stoltenberg con l'accusa di «ingerenze» sull'Ucraina a Graziano Delrio che, con il plauso di Salvini, chiede a Biden di «abbassare i toni»; fino ai ben più coloriti proclami del governatore campano Vincenzo De Luca che accusa gli Usa di voler «eliminare Putin» e definisce Stoltenberg un «semianalfabeta di ritorno». 

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