Di Maio, messaggio agli scissionisti: «Così rischiate di far cadere il governo»

Di Maio, messaggio agli scissionisti: «Così rischiate di far cadere il governo»
di Simone Canettieri
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Domenica 29 Dicembre 2019, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 09:49

«Se ve ne andate e formate un nuovo gruppo, anche se dite che sosterrete Conte, rischiate di mettere in pericolo la tenuta del governo. Fermatevi». Luigi Di Maio è preoccupato dai venti di scissione nel M5S e dai deputati che sono pronti a seguire l'ex ministro Lorenzo Fioramonti. Ecco perché il leader M5S ha incaricato il neo capogruppo a Montecitorio Davide Crippa di far arrivare questo messaggio alla pattuglia di parlamentari pronti al grande salto. La moral suasion di Crippa però sembra non raccogliere i frutti desiderati. «Il dado è tratto», è stata la risposta che il romano Massimiliano De Toma ha dato a Crippa. «Quanti sono i deputati critici? Da 10 a 15, a vario titolo», conferma il deputato quasi ex grillino, «ma si tratta di numeri variabili». Per De Toma c'è un problema di «visione del Paese» all'interno del Movimento. «Che ci sia un malessere è evidente, sicuramente non è frutto di un capriccio personale».

M5S, i delusi in fuga con Fioramonti: pronti un manifesto e 10 deputati

L'operazione, tra frenate e accelerazioni, è destinata a materializzarsi i primi giorni di gennaio. A fari spenti Fioramonti - che ieri ha telefonato a Lucia Azzolina per farle i complimenti e gli auguri per la nomina - continua a lavorare al manifesto del gruppo. Secondo l'agenzia Adnkronos, sul tavolo ci sarebbe anche un nome per questa nuova cosa: Eco. Che sta per ecologia, ma anche per economia. Un soggetto verde, ancorato a sinistra. In questi giorni, i deputati si stanno contando. Roberto Cataldi, avvocato e saggista eletto nel collegio uninominale di Ascoli Piceno, ammette che «sta riflettendo» e che prima vuole parlare con Di Maio. La sarda Mara Lapia, invece, nega qualsiasi intenzione di uscire dal Movimento che «è la mia casa e lo rivendico con tutte le forze».

LA RESA DEI CONTI
I venti di scissione si intrecciano con la grana delle restituzioni. I nomi dei morosi si sovrappongono in diversi casi (almeno una decina) con coloro che potrebbero formare il nuovo gruppo con Fioramonti, finito nella bufera per non aver versato alla casa madre nemmeno un euro in tutto il 2019. Un problema generalizzato e che riguarda anche i big del Movimento e sollevato nei giorni scorsi dal senatore Gianluigi Paragone, prossimo all'espulsione per aver votato contro la manovra. «Non posso evidentemente accettare lezioni da lui che non mi pare abbia mai interpretato lo spirito del M5S né per militanza né per sua storia personale passata e presente e probabilmente futura», dice per esempio Carla Ruocco, presidente della commissione Finanze e in pole position per diventare presidente della commissione Banche. «In circa 7 anni di impegno in Parlamento, ho restituito circa 180 mila euro, tra indennità di carica, rimborsi ed altro. È vero, ho un ritardo di circa 3 mesi su oltre 70 mesi di restituzioni e ciò a causa del mio impegno notte e giorno sul decreto fiscale», racconta ancora Ruocco. Di fatto la corsa aL bancomat è partita. Come intima la mail dello staff partita in queste ore c'è tempo fino a martedì 31 dicembre per mettersi in regola. « Poi si attiveranno i probiviri». Ovvero: partiranno a seconda delle singole situazioni provvedimenti «graduali» fino all'espulsione. E teoricamente anche azioni giudiziarie, seppur complicate, da portare fino in fondo visto che l'adesione alla regola delle restituzioni è basata sì su un contratto, ma sottoscritto volontariamente.

Di sicuro il clima è da resa dei conti. E non mancano i veleni. Veronica Giannone, espulsa nei mesi scorsi, accusa chi porta in detrazione «tra le spese di mandato, i 300 euro mensili da destinare a Rousseau. Soldi che dovrebbero pagare di tasca loro e non far pagare ai cittadini con i rimborsi». E c'è anche chi, continua Giannone, «rendiconta le spese degli abiti, delle scarpe, come fossero spese di rappresentanza, facendo uno screenshot della spesa dall'applicazione bancaria, cancellando tutti i dati tranne data e importo». E così il caso restituzioni rischia di far da detonatore a una situazione sempre più esplosiva.

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