Decreto sicurezza, Orlando guida la fronda contro Salvini: «Non lo applichiamo»

Decreto sicurezza, sindaci contro: «Non ci piegheremo al ricatto»
Decreto sicurezza, sindaci contro: «Non ci piegheremo al ricatto»
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Mercoledì 2 Gennaio 2019, 16:09 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 09:33

Se non è una fronda poco ci manca, dalla sua parte si sono già schierati i sindaci di Napoli, Firenze, Parma e l'amministrazione di Milano, mentre l'Anci sollecita un tavolo di confronto chiedendo ascolto al Governo: a guidarla è Leoluca Orlando. Con la decisione di 'sospenderè nel suo comune, Palermo, gli effetti del decreto sicurezza ordinando ai dirigenti dell'anagrafe di continuare a iscrivere nel registro dei residenti i migranti con regolare permesso di soggiorno, apre un duro scontro con il ministro degli Interni Matteo Salvini, padre del provvedimento. 
 


Che a caldo reagisce su Fb: «Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare 'disobbedienzà sugli immigrati». Per poi aggiungere quando la polemica monta: «Orlando vuoi disobbedire? Disobbedisci, non vi mando l'esercito». Rivolgendosi poi a «questi sindaci di sinistra» ricorda che il decreto sicurezza, «una legge di buon senso e civiltà, è stato approvato da governo e Parlamento, e firmato dal presidente della Repubblica». «Prima dobbiamo pensare ai milioni di italiani poveri e disoccupati, difendendoli dai troppi reati commessi da immigrati clandestini», avverte, «poi salveremo anche il resto del mondo».

E chiosa: «i sindaci ne risponderanno legalmente». Il ministro per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, twitta: «Le leggi, piacciano o meno, vanno applicate. Non può esistere il 'fai da tè: questo elementare principio non può essere ignorato». Ma Orlando va dritto per la sua strada. «Il nostro non è un atto di disobbedienza civile né di obiezione di coscienza, ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro paese». E incalza: «Siamo di fronte ad un problema non solo ideologico ma giuridico, non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per 'sicurezzà un intervento che puzza molto di 'razzialè» ed «è disumano, perché eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale». Dice il sindaco di Firenze Dario Nardella: «Non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario». Per il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, «il decreto sicurezza lascia aperto un vulnus rispetto a stranieri e richiedenti asilo che non riescono a fare le cose più basilari» ma «bisogna capire qual è il percorso». Netto il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: «Noi continueremo a concedere la residenza e non c'è bisogno di un ordine del sindaco o di una delibera perché in questa amministrazione c'è il valore condiviso di interpretare le leggi in maniera costituzionalmente orientata».

Di diverso avviso il sindaco di Ascoli, Guido Castelli, che apre una spaccatura anche all'interno dell'Anci: «Il decreto sicurezza, in materia di immigrazione, contiene norme condivisibili e ampiamente attese da moltissimi sindaci italiani». Sta con Orlando invece il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: «Capisco la sua fatica per porre rimedio a norme confuse scritte solo per l'ossessione di fare propaganda e che spesso producono caos, più diffidenza e insicurezza per tutti». E il segretario del Pd in Sicilia, Davide Faraone, invita i segretari provinciali dem e gli amministratori locali nell'isola ad applicare anche nei loro comuni il «modello Orlando». «È evidente, a questo punto, l'esigenza di istituire un tavolo di confronto in sede ministeriale per definire le modalità di attuazione e i necessari correttivi a una norma che così com'è non tutela i diritti delle persone», dice il presidente dell'Anci, Antonio Decaro.
Persino un vecchio «nemico» politico di Orlando sposa la causa. «Proporrò al Parlamento siciliano una giornata di dibattito sull'argomento», annuncia il presidente dell'Assemblea siciliana e commissario di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè.

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