Governo, è corsa contro il tempo: 370 decreti attuativi da smaltire in 7 mesi

Governo, è corsa contro il tempo: 370 decreti attuativi da smaltire in 7 mesi
Governo, è corsa contro il tempo: 370 decreti attuativi da smaltire in 7 mesi
di Francesco Bisozzi
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Domenica 30 Maggio 2021, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 18:10

Il governo ha ora uno stock di circa 700 decreti attuativi da smaltire, di cui più di 100 imputabili alla gestione Draghi che fin qui ha sfornato un provvedimento attuativo al giorno in media. Troppi per il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, il pentastellato Giuseppe Brescia, e per quello del Comitato per la legislazione, Stefano Ceccanti del Pd, che in un’interrogazione parlamentare hanno lanciato l’allarme. Il problema – sottolineano i due presidenti – è che lo stock di circa 700 decreti da attuare, inclusi quelli del decreto Recovery che sono una trentina e si sommano a quelli del Sostegni bis (che ne contiene oltre 50) e del primo Sostegni (40 di cui la metà giunta in sede di conversione in legge del decreto), non solo imprigiona risorse per miliardi di euro, ma costituisce un pericoloso “tappo” in grado di rallentare la messa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Rispetto a un mese fa, quando il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli aveva fatto la conta dei decreti appesi (erano 677 allora), i provvedimenti attuativi sono cresciuti di 30 unità. 

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LA SOLUZIONE

Per uscire da questo labirinto di provvedimenti inattuati, l’esecutivo punta sul ricorso a norme auto-applicative, ma ha anche tracciato una roadmap per lo smaltimento dello stock che, stando a quanto riporta il sito dell’Ufficio per il programma di governo, prevede l’adozione di circa 370 provvedimenti entro la fine dell’anno, sarebbe a dire quasi due al giorno da qui al 31 dicembre. «Apprezziamo il forte impulso dato dal sottosegretario Garofoli sul tema, ma bisogna fare di più sul versante della tracciabilità dei decreti attuativi, indicando per esempio l’ammontare delle risorse legate a ogni singolo provvedimento e specificando la fonte: per ogni provvedimento andrebbe detto se è frutto di una norma introdotta su iniziativa parlamentare, anche in via emendativa, o su input del governo», spiega il presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia. Ma quali sono i decreti attuativi appesi? Così il presidente del Comitato per la legislazione Stefano Ceccanti: «Relativamente al Sostegni bis si attende per esempio il decreto attuativo del Mise per sbloccare il fondo da 100 milioni per le attività chiuse, quello del ministero del Turismo sul riparto dei 50 milioni a centri storici e città d’arte, quello del ministero del Lavoro per investire 20 milioni nelle scuole dei mestieri». 

LO SCENARIO

Dei 700 decreti attuativi che il governo ha in pancia più di 30 non vedranno la luce prima del 2022, una ventina risultano superati (diversi di questi fanno riferimento ai bonus del Conte 2 mai sorti tra cui per esempio il bonus smartphone) mentre sono ben 184 i provvedimenti che al momento non hanno una data di rilascio già programmata.

Solo il Mims di Enrico Giovannini è chiamato ad adottare 70 decreti attuativi entro dicembre per eliminare il tappo, il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali 50, una quarantina quello della Transizione ecologica, poco meno di 20 il Mise, meno di 10 il Tesoro. Nel Recovery invece i provvedimenti attuativi da adottare coinvolgono principalmente la presidenza del Consiglio, il ministero della Transizione ecologica e quello delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili.

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Solo per attivare le strutture di livello dirigenziale per le attività di gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo degli interventi del Pnrr all’interno delle singole amministrazioni centrali serve un decreto di ogni ministro coinvolto. Pure la nomina della commissione Via dedicata alle opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza e di quello per l’energia e il clima necessita di un decreto, a firma in questo caso del ministro Roberto Cingolani. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto Recovery il Mims potrà poi adottare un decreto per definire soglie dimensionali delle opere del Pnrr da sottoporre obbligatoriamente a dibattito pubblico inferiori a quelle già previste.

Un altro decreto, della presidenza del Consiglio, servirà a istituire il tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale. Le conseguenze della ritardata o mancata attuazione di provvedimenti attuativi sono evidenti anche in termini di immobilizzazioni di risorse finanziarie: alla fine di aprile il sottosegretario Roberto Garofoli aveva posto l’accento per esempio sui 5 miliardi connessi al decreto agosto del 2020 ancora da erogare per effetto dei provvedimenti attuativi rimasti nei cassetti dei ministeri.

 

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