Ddl Zan, dopo lo stop le polemiche. Per Arcigay classe politica "omofoba", per Family Day testo pericoloso

Ddl Zan, dopo lo stop le polemiche. Per Arcigay classe politica "omofoba", per Family Day testo pericoloso
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Mercoledì 27 Ottobre 2021, 16:01 - Ultimo aggiornamento: 18:42

Lo stop al Senato sull'iter di approvazione del disegno di legge Zan contro l'omotransfobia scatena polemiche e dibattiti anche fuori dall'aula, non solo all'interno tra schieramenti politici opposti, con il centrodestra che esulta e il centrosinistra che accusa e si lecca le ferite (e conta i voti mancanti). Diverse le associazioni e i movimenti in campo, da punti di vista diversi e con obiettivi differenti.

L'Arcigay: numeri eloquenti, classe politica omofoba

«I numeri della votazione con cui il Senato ha affossato questa mattina il testo Zan contro l'omotransfobia sono inesorabii: la nostra classe politica è in larga maggioranza omofoba». Lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. «Il margine con cui la maggioranza del Senato si è espressa, va ben oltre i confini delle destre, dei finti liberali di Forza Italia o dei cinici arrampicatori di Italia Viva. Ci sono responsabilità anche all'interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo. Insomma: c'è una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile. Questo Parlamento non è stato all'altezza delle sfide di questo tempo».

Family Day: disegno di legge ideologico e pericoloso

Su tutt'altra posizione Family Day: «Ci rallegriamo per la dimostrazione di buon senso che hanno dato i senatori italiani. Come Family Day ribadiamo il rispetto per le persone di ogni orientamento sessuale ma questo disegno di legge era assolutamente da fermare poiché ideologico, inutile e pericoloso. Ricordiamo inoltre che non esiste alcun vuoto normativo, essendo presenti nel codice penale tutti gli strumenti giuridici volti a perseguire e condannare chi si è reso colpevole di discriminazioni e violenze motivate dall'orientamento sessuale. Le misure liberticide, la propaganda nelle scuole e l'istituzione di una vaga identità di genere intercambiabile hanno quindi provocato l'opposizione di femministe, liberali e della Chiesa che, con una nota della Congregazione per la Dottrina della Fede della Santa Sede, ha espresso ancora una volta la sua netta contrarietà al ddl Zan». Lo dichiara in una nota il leader del Family Day, Massimo Gandolfini.

Pro Vita: una vittoria per la democrazia

Di vittoria per la democrazia parla il presidente di Pro Vita & Famiglia Toni Brandi: «La bocciatura del Ddl Zan è una vittoria per la democrazia, la libertà di opinione e di coscienza e la libertà educativa delle famiglie italiane. Abbiamo sventato il lavaggio del cervello di milioni di bambini nelle scuole italiane da parte degli attivisti Lgbt». Aggiunge il vicepresidente della Onlus Jacopo Coghe: «Siamo orgogliosi del ruolo centrale svolto dalle campagne di Pro Vita & Famiglia in Italia contro il Ddl Zan, attraverso petizioni, manifestazioni di popolo, un documentario, la presenza mediatica e la voce sempre presente contro ogni censura».

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Movimento Trans: violenza e discriminazioni, minoranza oppressa

Altro gruppo, diverso commento. Il Movimento Trans fa sentire la propria voce con una nota: «L'Italia è il primo paese in Europa al pari della Turchia per numero di crimini d'odio nei confronti delle persone transgender .

Essere una persona transgender oggi in Italia costituisce un motivo di aggressione, significa attraversare a vari livelli violenza e discriminazione come minoranza oppressa». Così il movimento, cui aderiscono Acet, Atn, Boa, Cest, Consultorio transgenere Torre del lago, Gruppo Trans aps, Libellula odv, Mit, Spiga, Sunderam, T genus. «Al centro dell'opposizione ad una legge di civiltà, richiesta dall'Unione Europea (Risoluzione PACE 2048) e ormai presente nella legislazione di ogni paese membro, è l'identità di genere, concetto riportato nella convenzione di Istanbul (art.4), nei principi di Yogyakarta, nella stessa legislatura europea e italiana. Questa parola è stata distorta da gruppi di odio nel nome delle donne, della nazione, della sicurezza. Sulla costruzione del nemico si è detto che un nostro diritto è divisivo. La vita di alcune persone è divisiva. Divisivo è il diritto. Divisivo è il bisogno. Divisivo è ciò che non produce. Divisivo è il malato. Divisivo è il sano dissenso. Divisivo è ciò che è differente da me. Identità di genere non è una parola sostituibile con un sinonimo ma è divenuta terreno di scambio, di diktat, minacce, merci politiche, voti. Il movimento trans è unito nel chiedere di approvare il dl Zan così com'è».

Le 70 associazioni del laicato cattolico: premiata la libertà di pensiero

«Sta succedendo un fatto eclatante - scrivevano in una lettera aperta ai senatori 70 associazioni lo scorso 2 luglio 2021 - autorevolissimi esponenti di culture diverse, riformista, femminista, liberale, cattolica, arrivano però ai medesimi giudizi di illiberalità di molti passaggi attualmente contenuti nel testo del ddl Zan». Ora, a margine del voto di Palazzo Madama che ha bloccato il disegno di legge liberticida che avrebbe imposto la cultura gender al Paese, osservano che «l'arrogante chiusura al dialogo e il progetto ideologico della fluidità di genere hanno perso». «Vi è - proseguono le decine di associazioni del laicato cattolico - una maggioranza trasversale in Senato che preferisce la condivisione larga su temi sensibili per l'antropologia. La nota verbale del Vaticano e il seminario al Senato del 2 luglio di decine di associazioni con la partecipazione di esponenti cattolici, liberali, progressisti e dell'esperienza femminista hanno evidenziato il carattere divisivo del ddl Zan».

L'Arci: la distanza delle istituzioni dal Paese reale

Per l'Arci si tratta invece di «una bruttissima pagina per i diritti. Il Senato ha approvato le richieste di Lega e FdI di non passaggio all'esame degli articoli del disegno di legge contro l'omobitransfobia e la misoginia. Un disegno di legge, con misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità, bocciato per 23 voti a scrutinio segreto, con il centrosinistra che ha avuto 16 voti in meno di quelli previsti. Una bruttissima pagina per i diritti che segna ancora una volta la distanza delle istituzioni dal Paese reale che chiede da 25 anni una legge contro i crimini d'odio».

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