«Uno degli aspetti più importanti è porre un muro invalicabile tra magistratura e politica: non è possibile che un magistrato che va a fare politica possa tornare a fare il magistrato». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, intervistato a Porta a Porta, lanciando anche una proposta: «Sarebbe bello che ogni forza politica si impegnasse a non candidare magistrati. Il Movimento 5 Stelle non perderebbe un attimo».
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Quello che emerge dall'inchiesta di Perugia è «un fatto gravissimo», che «non può andare a finire a tarallucci e vino. Non mi interessa dire 'si è sempre fatto', 'lo facevano anche altri'. La sanzione deve arrivare perché non deve passare il messaggio che queste situazioni possano rimanere senza responsabili. Questo ce lo chiedono i cittadini e ce lo chiede la stragrande maggioranza dei magistrati», ha detto Bonafede. Per il Guardasigilli «non c'è possibilità di gattopardismi o di fare melina. Bisogna cambiare. Ci sono dei giovani magistrati e io ho il dovere di dire che faranno carriera se sapranno essere bravi magistrati. Oggi invece c'è l'idea che uno deve stare nella corrente giusta e fare pubbliche relazioni».
«Mi sconcerta e mi deprime ascoltare forze politiche dire 'non c'è illecito penale, non c'è reato'. Le forze politiche non possono affidare le loro valutazioni morali a quello che dirà un giudice. Cosa c'entrano i reati? Per me la risposta che dovrebbe arrivare è 'Lotti non doveva trovarsi lì' o 'per noi del Partito Democratico è giusto che stesse lì'. Ma è sconcertante continuare a dire 'decidano i giudici'».
«Noi abbiamo una delle magistrature migliori al mondo, per produzione e qualità, una tradizione giuridica unica al mondo, i nostri magistrati sono gli eredi di Falcone e di Borsellino, e non permetterò a nessuno di macchiare la Giustizia in maniera indelebile. C'è un terremoto in corso, le istituzioni compatte sapranno reagire. Bisogna sia intervenire sulle persone coinvolte e inserire in maniera blindata la meritocrazia», ha aggiunto.
Uno stop di cinque anni ai concorsi per incarichi direttivi per i togati del Csm che tornano in ruolo dopo la scadenza del mandato. È una delle proposte che il ministro della Giustizia intende mettere in campo. «Secondo il progetto che ho in mente io e che condividerò con il Parlamento», ha detto intervistato a Porta a Porta, «quando uno è stato al Csm non dovrà poter accedere agli incarichi direttivi per cinque anni».
«Il Paese ha bisogno di più verità e non di bavagli», ha detto poi il ministro parlando delle intercettazioni. «La privacy è un diritto sacrosanto», e la riforma a cui penso, ha aggiunto, «vuole blindare le intercettazioni» per «evitare fughe di notizie». «Nessuno aveva mai lavorato sulle intercettazioni se non per indebolirle: quello che sto facendo io - ha spiegato il Guardasigilli - è lavorare per rispettare la privacy dei cittadini, perché non ci siano fughe di notizie, e perché magari ci sia un ufficio stampa nei distretti di Corte d'appello. Metteremo in atto un sistema che funzionerà perché servirà veramente a rispettare la privacy».
Caos procure, Bonafede: voglio muro invalicabile tra politica e magistrati

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Martedì 18 Giugno 2019, 21:46 - Ultimo aggiornamento: 22:35
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