Covid, la ministra Bonetti: «La scuola che non riapre débacle di questo esecutivo»

Covid, Bonetti: «La scuola che non riapre débacle di questo esecutivo»
Covid, Bonetti: «La scuola che non riapre débacle di questo esecutivo»
di Mario Ajello
5 Minuti di Lettura
Domenica 10 Gennaio 2021, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 11:51

Ministra Bonetti, le scuole non riaprono. Disagio enorme per le famiglie. 
«Ha ragione. Per gli studenti questo è un trauma che si accresce giorno dopo giorno e lo è anche per i genitori. Avevo dichiarato che se le scuole non avessero riaperto il 7 gennaio, sarebbe stato il segno del fallimento del governo di questo Paese. Oggi le domande senza risposta delle famiglie le condivido pienamente. Io ho due figli. Uno è al liceo ed è chiuso in casa con la Dad da mesi. Vedo direttamente l’effetto devastante di questa esperienza su di lui e in generale sulla sua generazione. Pensando a questi studenti, ai loro volti, ai loro bisogni, e pensando alle loro famiglie, in Cdm insieme alla ministra Bellanova abbiamo denunciato con forza il caos organizzativo che ci portava a rimandare ancora una volta l’apertura delle scuole. Si è andati oltre le più pessimistiche previsioni». 

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La colpa è di Conte?
«O non ci si è impegnati a sufficienza o non si è in grado di impegnarsi in maniera adeguata.

Il problema di fondo è che c’è costantemente uno stile dell’ultimo minuto. Si arriva a decidere, tardi e in maniera improvvisata, dopo ragionamenti fatti in segretezza e senza avere elementi chiari per fare le scelte che servono». 

Sta dicendo che Conte non coinvolge nessuno? 
«Non coinvolge tutta la sua maggioranza. E su un problema come la scuola, e come il disagio delle famiglie legato alla chiusura delle scuole, questo è gravissimo. Siamo al 10 gennaio. Avevamo promesso di riportare i ragazzi in aula il 9 dicembre e invece non si sa quando torneranno. C’era un piano fatto dai prefetti, che prevedeva trasporti riorganizzati, tamponi e test rapidi. Ma il 4 gennaio, abbiamo scoperto di notte che questo piano non era sufficiente per avere il consenso delle Regioni».

Ma anche le Regioni hanno le loro colpe...
«La responsabilità è di tutti i livelli istituzionali. Però è responsabilità del governo trovare il concerto e il consenso degli altri livelli istituzionali». 

Non può bastare ancora per un po’ la Dad? 
«La didattica a distanza non è un approccio adeguato per troppo tempo. I nostri studenti hanno perso un anno rispetto ai loro coetanei europei. Questo crea uno svantaggio profondo non solo per gli studenti ma per l’intero sistema Paese. Ci sono studi puntuali - penso in particolare a quelli dell’Ocse - che certificano che ci sarà un calo del Pil in prospettiva, più dispersione scolastica, aumento delle diseguaglianze. Questo significa avere le scuole chiuse». 

Lei è una docente universitaria di matematica e conosce il mondo dell’istruzione. Esistono soluzioni di pronto impiego per riaprire le classi in sicurezza?
«La soluzione è quella proposta da Matteo Renzi. Vanno vaccinati subito, così come si fa per i medici, anche gli insegnanti. Poi, dopo la vaccinazione degli anziani, che sono la fascia più immediatamente a rischio, vanno vaccinati gli studenti, per consentire l’immunità di gregge di quella fascia d’età». 
Ha fallito il Mit della De Micheli per la mancata riorganizzazione dei trasporti?
«Non do giudizi personali sull’opera dei singoli ministri. Faccio solo una constatazione: gli studenti non sono in aula e questa è una sconfitta epocale». 

Sono le donne quelle che portano di più il peso di questa lunga emergenza? 
«Sì, le donne stanno pagando il prezzo più alto anche a causa di questa chiusura prolungata delle scuole. E ci sono segnali che dicono che, con le aule chiuse, potrebbe aumentare anche il gap educativo tra gli studenti. C’è un tema di divario sociale e anche un tema che riguarda una maggiore penalizzazione nelle materie scientifiche. Sono quelle su cui l’Italia soffre di diseguaglianze notevolissime a livello territoriale e a livello di genere. Ossia: il Nord va meglio in matematica e i ragazzi vanno meglio delle ragazze in questa materia. Proprio in virtù di questa consapevolezza, il nostro ministero ha investito 4 milioni di euro per campus estivi nelle discipline scientifiche». 

A proposito, state trovando l’accordo almeno sugli investimenti del Recovery Fund? 
«Guardi, io come il resto di Italia Viva stiamo aspettando di vedere la revisione di quel piano. Abbiamo ricevuto un riassuntino di 13 pagine, nel quale non si possono leggere i dettagli: la prima bozza era di 130 pagine. Questo purtroppo è lo stile di governo in vigore. Non trasparente. Improvvisato. Senza concertazione. Questo stile deve finire. Quello che dobbiamo avere è un governo che si assuma la responsabilità di progettare il futuro dell’Italia in piena trasparenza e coinvolgendo tutti». 

Se così non è, già nel Cdm di mercoledì lei e la Bellanova staccate la spina?
«Non ci è arrivata ancora nessuna convocazione per mercoledì. Vogliamo vedere il testo del Recovery almeno 24 ore prima».

E se non vi piace vi dimettete?
«Non potremmo mai approvare un piano e rimanere nel governo, se quel piano va contro gli interessi del Paese e non è all’altezza del futuro che l’Italia ha il diritto di avere. Questa è l’ultima opportunità che ha la nostra nazione per avere un avvenire». 

Non crede però che questa sia percepita come una crisi di Palazzo e che il Paese non la capisca proprio? 
«Proprio pensando al Paese, non accetto che si voglia decidere del futuro dei nostri figli alla cieca, senza dire ai cittadini quale Italia si vuole costruire e come. Le questioni che stiamo ponendo noi sono proprio l’opposto delle beghe di Palazzo. Sono beghe di Palazzo quelle di chi perde tempo andando a caccia di “responsabili” in Senato, invece di lavorare con urgenza e con visione chiara, per realizzare l’interesse di tutti».

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