Covid, contagi in salita, mezza Italia è già rossa, il bilancio choc da centomila morti Mappa

Covid, contagi in salita, mezza Italia è già rossa, il bilancio choc da centomila morti
Covid, contagi in salita, mezza Italia è già rossa, il bilancio choc da centomila morti
di Marco Conti
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Domenica 7 Marzo 2021, 23:24 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 09:34

La curva dei contagi sale e Roberto Speranza, ministro della Salute, va in tv a rassicurare dicendo che «il governo è pronto ad intervenire con il massimo rigore». Per ora però tutto tace anche se poi a chiedere «misure più severe» non si sbaglia mai soprattutto quando 25 milioni di italiani sono in regioni tra la zona rossa e l’arancione scuro e si è arrivati a quasi centomila morti dall’inizio della pandemia. Lo fa il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che invita anche «le forze politiche a concentrarsi sulla gestione della crisi sanitaria» anche perché focalizzarsi sui guai interni di M5S e Pd non porta certo consensi.

 

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LO SCURO


Dal Comitato tecnico scientifico ieri non sono arrivati strozzati allarmi anche se resta la preoccupazione e tra i ventisette membri c’è chi è pronto a giurare che tra qualche giorno occorrerà «un nuovo lockdown nazionale» altrimenti «si rischia di complicare anche la campagna vaccinale».

La realtà disegna un’Italia che passa nei colori scuri e che lascia a casa nove studenti su dieci. A parte l’isola felice della Sardegna che regge il “bianco” il monitoraggio del ministero della Salute lascia tre regioni in rosso, undici in arancione e sei in zona gialla tra cui il Lazio. La variante inglese sta accelerando i contagi e ieri il ministro Speranza, intervistato in tv dall’Annunziata, ha detto di prevedere «che altre regioni possano resto andare verso il rosso con ordinanze di natura restrittiva». Speranza ha però difeso il sistema delle fasce colorate e degli interventi mirati perché «c’è differenza tra i territori, come dimostra la Sardegna». In effetti basta vedere i dati quotidiani per scoprire che ieri su quasi 21mila positivi, più della metà sono in tre regioni, Lombardia (4.400 casi), Emilia Romagna (3.056) e Campania (2.560) mentre in altre 8 regioni non si raggiungono i 500 casi.


Un segnale di fiducia però il ministro lo ha dato quando ha promesso che «entro l’estate tutti gli italiani che lo vorranno potranno essere vaccinati». Una sicurezza che deriva dall’arrivo ai primi di aprile di ben 50 milioni di dosi di vaccino che potrebbero quindi cancellare il nodo della carenza di dosi per aprire il problema della somministrazione. E’ proprio la convinzione che i vaccini arriveranno in tempo anche per chi attende la prima dose che permette al ministro di annunciare il via libera alla somministrazione del vaccino AstraZeneca.
Con il numero delle vittime che nelle prossime ore supererà la cifra di centomila dall’inizio dell’emergenza c’è poco da scherzare e l’attenzione resta alta anche per il carico che hanno le terapie intensive in molte regioni. I dati di ieri registrano infatti oltre ventimila contagi e 207 decessi con un tasso di positività che sale al 7,6%. «Oggi - aggiunge il ministro della Salute confermando dunque che si andrà avanti con il sistema delle fasce - abbiamo un’enorme differenziazione tra territori e il modello costruito serve proprio a evidenziare queste differenze» 
Si cerca quindi di arginare il virus con misure mirate e maggiori controlli, come si evince dall’ultima circolare del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. L’unica vera via d’uscita dall’incubo-pandemico resta quindi solo il vaccino e le rassicurazioni date ieri dal ministro trovano conferma anche dal lavoro che sta facendo il presidente del Consiglio Draghi per mettere a punto una colossale campagna vaccinale che dovrebbe permettere al Paese di uscire dall’emergenza entro l’estate. Di questo il presidente del Consiglio parlerà venerdì quando andrà in visita ad un centro vaccinale nella Capitale. La settimana che si apre potrebbe infatti consegnare ai taccuini un premier un po’ più ciarliero del solito sia sul fronte dell’emergenza sanitaria sia su quello del Recovery Plan che, dopo la pandemia, rappresenta l’altra vera emergenza che ha sul tavolo il premier. 
Le prossime tre settimane rischiano però di essere durissime proprio sul fronte dei ricoveri e immaginare un nuovo dpcm è sempre possibile, specie se tra sette giorni. Per ora però non si coglie l’intenzione di procedere a quel lockdown nazionale che molti considerano scontato e sono pronti ad interpretare - qualora dovesse accadere - come una sconfitta della strategia dell’attuale esecutivo rispetto al precedente governo Conte.
 

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