Coronavirus fase 2, Regioni: riapre chi ha requisiti

Coronavirus fase 2, Regioni: riapre chi ha i requisiti
Coronavirus fase 2, Regioni: riapre chi ha i requisiti
di Simone Canettieri Rosario Dimito
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Mercoledì 22 Aprile 2020, 06:21 - Ultimo aggiornamento: 16:15

Cinque paletti. Per tutta Italia: mascherine per uscire di casa e distanziamento sociale, potenziamento delle residenze per anziani, Covid hospital sui territori con percorsi ad hoc per la quarantena, test molecolari (i tamponi) e sierologici e, infine, la mappatura dei contagiati attraverso l'applicazione Immuni. «Fino al vaccino sarà così».

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Di primo pomeriggio, il premier Giuseppe Conte si presenta alle Camere in vista del vertice Ue e, con l'occasione, riprende il post su Facebook con il quale ha svegliato gli italiani alle 7 di mattina: la fase 2 che scatterà dal 4 maggio. «Entro domenica», annuncia, arriverà il piano. Decisioni che spettano al governo, e che «non possono essere demandate agli esperti». Riferimento, non tanto velato, alla miriade di task force che compone la catena di montaggio e di comando che fa capo a Palazzo Chigi. Dal capo della protezione civile Angelo Borrelli al commissario Domenico Arcuri, passando da Silvio Brusaferro e Vittorio Colao. Il tutto con un'altra discriminante: si tratta di criteri unici da applicare a livello nazionale in funzione della diffusione del Covid-19 certificato dall'indice R0. Sulla base di questi parametri si potrà procedere con gradualità, dal primo lunedì di maggio alle riaperture delle varie attività, secondo una logica a scacchiera che ritaglia i territori ma solo in funzione del diradarsi della pandemia. Saranno individuati dei range (il primo da 0 a 0,5 di R0) in base ai quali il governo deciderà quali aziende e settori potranno rimettersi in moto fra due settimane.
Ieri è stata un'altra giornata febbrile di riunioni anche promiscue fra membri del governo, task force e Comitato tecnico scientifico più altre figure che si stanno affollando per contribuire alla rinascita dell'Italia, dopo l'isolamento dall'11 marzo.

LO SCONTRO
Ecco perché Conte conferma che la fase 2, seppur dentro a una schema nazionale, terrà conto delle «peculiarità territoriali». Che sono appunto quelle della curva del contagio, ancora allarmanti nel quadrante del Nord (Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna settentrionale più Marche). Il piano che entro domenica vedrà la luce comprende i trasporti, i flussi dei lavoratori, le abitudini degli italiani che dovranno essere giocoforza cambiate.
Si pensa infatti a un incremento dello smart working, alla possibilità di aperture notturne per negozi e uffici (dalle Poste agli sportelli del Comune, passando per i negozi), 7 giorni su 7: una vita con mascherine. Primi ad aprire industrie alimentari, tabacco, bevande, tessili, articoli di abbigliamento, articoli in pelle, legno, auto.
L'altro fronte sul quale il governo intende fornire linee guida comuni per tutto il Paese riguarda i trasporti: autobus con non più di 20 passeggeri, percorsi delineati per metro per mantenere la distanza sociale, corse in taxi con al massimo due passeggeri. Il premier prova a disegnare la ripartenza, sapendo che i governatori del Nord scalpitano. Da Attilio Fontana (Lombardia) a Luca Zaia (Veneto) fino ad Alberto Cirio (Piemonte) tutti dicono «no» a due velocità tra Nord e Sud. Di sicuro Palazzo Chigi imporrà delle regole che non potranno essere scavalcate, al massimo ridotte. Non è ancora deciso se le restrizioni per le zone «rosse» scatteranno in automatico, se le scelte spetteranno alle Regioni, che se ne assumerebbero la responsabilità, o al governo. Potrebbero esserci aggiornamenti del piano ogni 15 giorni. Di sicuro più cala il contagio e terrà il sistema sanitario, più ci si avvicinerà alla normalità, più saliranno i contagi più saliranno le restrizioni. Nicola Zingaretti, segretario Pd e governatore del Lazio, mette in conto che dopo il 4 maggio possa risalire la curva del contagio. «Non bisogna stupirsi, importante non farci trovare impreparati».

Il piano fase 2 procede con questa tempistica: oggi Colao, dopo la riunione di ieri, consegna la relazione, venerdì il premier vede gli enti locali, sabato l'annuncio. Di sicuro c'è che dal 4 maggio per uscire di casa (all'interno del proprio comune) non servirà più l'autocertificazione. Ma le distanze dovranno essere rispettate. Piano piano dal 4 fino al termine di maggio riprenderanno ad aprire le attività (gli ultimi saranno bar e ristoranti). Ma non è detto che la mobilità tra regioni con curve sott'osservazione e il resto d'Italia sia permessa. Anzi.
 

 
 
 

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