Coprifuoco e mascherine: dall'Alto Adige alla Sicilia la linea dura dei sindaci

In provincia di Bolzano 20 comuni in zona lockdown. Restrizioni in centro a Napoli e Padova. In Valle d'Aosta stop alle visite nelle rsa

Coprifuoco e mascherine: dall'Alto Adige alla Sicilia le linea dura dei sindaci
Coprifuoco e mascherine: dall'Alto Adige alla Sicilia le linea dura dei sindaci
di Francesco Malfetano
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Mercoledì 24 Novembre 2021, 06:08 - Ultimo aggiornamento: 09:10

Tecnicamente l'Alto Adige è ancora in zona bianca. Non per molto però, perché dopo settimane di avvicinamento alle soglie limite i tassi di occupazione degli ospedali sono ormai a un soffio dal sancirne il passaggio in giallo. In area non critica, dove la soglia è fissata al 15%, i letti occupati sono già il 16% mentre in terapia intensiva (il limite è 10%), sono al 9%. Ma soprattutto l'incidenza dei nuovi casi su 100mila abitanti negli ultimi 7 giorni ha ampiamente sfondato il muro dei 50, attestandosi a 415. Non è un caso quindi, se il governatore Arno Kompatscher ieri ha firmato un'ordinanza che - in attesa che l'esecutivo e le Regioni trovino un accordo sul cosiddetto Super Green pass - anticipa la stretta. Nella provincia autonoma di Bolzano infatti da oggi chiudono discoteche e sale da ballo, tornano le mascherine all'aperto e l'obbligo di Ffp2 sui mezzi pubblici.
Non solo. Per ben 20 comuni (tra cui Ortisei e Radengo) è stato anche stabilito il passaggio in zona rossa, con l'Ffp2 obbligatoria nei negozi, la sospensione di tutti gli eventi pubblici in luoghi chiusi (con tanto di serrata per cinema e teatri) e soprattutto bar e ristoranti che devono chiudere alle 18 in vista del coprifuoco che scatta dalle ore 20 alle 5. Tuttavia, precisano dalle provincie autonome, al momento non si fermano né lo sci né gli impianti di risalita.

GLI ALTRI

Così facendo il governatore Kompatscher si è quindi iscritto all'ormai nutrita schiera di presidenti di Regione o amministratori locali che stanno optando, in attesa di nuove linee guida nazionali, per misure autonome che consentano di contenere fin da subito i contagi. Della mascherina obbligatoria anche all'aperto ad esempio la Campania guidata da Vincenzo De Luca non ne ha mai fatto a meno. Il Piemonte invece la mantiene ma solo attorno agli edifici scolastici. E da qualche giorno è tornata pure in Sicilia (con contestuale obbligo di tampone per chi arriva da Regno Unito e Germania).

Ma i casi sono tanti: per provare a contenere i focolai già individuati, ad Aprilia l'obbligo di indossarla anche all'aperto è stato esteso per un'altra settimana (fino al 29 novembre); a Pesaro invece è già stato annunciato sarà imposta dal 27 fino al 9 gennaio 2022. Il sindaco fiorentino Nardella ieri ha sostenuto di «star valutando la reintroduzione della mascherina obbligatoria all'aperto». Ad Arezzo invece l'obbligo è già in essere da alcuni giorni. Proprio come a Venezia dove il sindaco Brugnaro ha stabilito che in alcune aree del centro storico e della terraferma, sarà necessario indossare il dispositivo di protezione individuale anche all'aperto, «in corrispondenza di alcune manifestazioni nel corso delle quali si prevede un aumento dell'afflusso delle persone con conseguente possibilità di creazione di assembramenti». L'idea, chiaramente, è limitare la possibilità di nuovi contagi durante i tradizionali mercatini natalizi o comunque nelle vie dello shopping in centro.

 


È più o meno lo stesso spirito con cui domani, come preannunciato proprio dal Comune, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi firmerà un'ordinanza per la regolamentazione degli accessi nelle strade dei Decumani, cuore del centro antico cittadino, nel periodo natalizio. E sempre ieri un'iniziativa analoga è stata intrapresa anche a Padova, dove la mascherina torna obbligatoria 24 ore su 24. Infine, la Valle d'Aosta è invece andata oltre e ha sancito nuovamente il divieto di ingresso a persone esterne alle strutture residenziali socio-sanitarie e socio-assistenziali pubbliche (Rsa), private e convenzionate presenti su tutto il territorio regionale.

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