È talmente un fatto di vita e di morte che il luogo delle trattative, delle speranze, delle illusioni e possibili disillusioni è la stanza della Terapia d’Urgenza - così c’è scritto nell’insegna ospedaliera bianca e rossa - in un corridoio appartato al primo piano di Montecitorio. Lì ci si vede per offrire, e semmai ricevere, in vista del voto di oggi al Senato. Ecco il deputato toscan-berlusconianissimo Mugnai che, davanti alla porta della Terapia d’Urgenza, spiega a qualche amico: «Gli affari migliori al mercato si fanno mezz’ora prima che chiuda». Cioé? E’ un po’ quello che dicono tutti anche nel cortile di Montecitorio - altro luogo di do ut des, esempio: «Alla Binetti in cambio del tradimento contro Cesa e contro il centrodestra il ministero della Famiglia andrà di sicuro» - dove si dà per scontato il no problem per Conte alla Camera e anche al Senato. Dove però oggi avrà i numeri dell’aritmetica - 151 sono pochi ma bastano, 158 forse, 154 probabilissimi - poi però dovrà allargarsi per reggersi in piedi.
Renato & Renata
Capannelli di berlusconiani fanno la conta e la commentano così: «Siamo 91 deputati e al prossimo giro saremo al massimo 36, siamo 51 senatori e dopo le elezioni se ne tornano 16 è grasso che cola».
Crisi di governo, i renziani hanno paura: «Torniamo a trattare, se si vota ci asfaltano»
«Sììì..., daiiii..., vaiiii....», si sente dire. E dall’altra parte del telefono è collegato, da casa, il sottosegretario stellato Ferraresi il quale aspetta da un minuto all’altro il responso del tampone: «Se è negativo - dice ai colleghi - vi raggiungo subito a Montecitorio e voto per Conte». «Bravo, ti aspettiamo», è la risposta. Intanto Fraccaro, sottosegretario di Conte a Palazzo Chigi, si aggira dicendo agli amici: «Giuseppe le ha suonate a Renzi, bene così!». Se non fosse che non ha entusiasmato davvero nessuno il discorso del premier, e gli applausi dei grillini e dei dem parevano trattenuti dal terrore più che spinti dal doping di un eventuale nuovo inizio.
Uscendo dalla Camera dopo pranzo, che ormai non è più l’ora della siesta ma della sanificazione dei locali di Montecitorio, un gruppo di stellati cercando di non farsi sentire da Bonafede e Fraccaro che in aula hanno fatto da scudo anche fisico a Conte e pensando magari di interpretare il mood di Di Maio osservano: «Se Conte al Senato non ha la maggioranza politica, si deve dimettere e si ridiscute tutto». Ovvero, via Bonafede e Fraccaro e avanti qualcun altro di loro. Faide, ecco, oltre che trattative si svolgono in Parlamento. Conte ha appena messo in palio il ministero dell’Agricoltura e si scatena il pissi pissi: «L’uddiccino Saccone sarebbe perfetto per quel posto». Ma tempo al tempo. Intanto un tizio di Fratelli d’Italia grida in aula mentre Conte sta dicendo che l’Agricoltura è in palio: «Ma metteteci Mastella che fate prima!».
Carmelo chi?
A un 5Stelle arriva un sms che lo informa di una presunta svolta. C’è scritto: «Carmelo Lo Monte, del Gruppo Misto alla Camera, vota la fiducia al governo». Segue coro grillino: «Ottimo! E andiamo a comandare...» (come nella vecchia canzoncina di Rovazzi). Poi la letizia si blocca di colpo, gli occhi si granano e parte il dubbio: «Ma chi cavolo è ‘sto Lo Monte?». Un centrista ex lombardiano di Sicilia, classica razza trasformista. Ma va bene tutto. A due passi dalla Terapia d’Urgenza, l’eterno democristiano Rotondi impartisce lezioni di saggezza: «Sto dicendo a Conte e ai renziani: create un centro insieme e sarete attrattivi anche per Forza Italia che non vuole più essere ostaggio di Salvini». Di fatto, c’è chi esagera: «Conte ha fatto un discorso alla Gianni Letta». Ma magari! «Ha parlato del sesso degli angeli, dicendo europeismo, popolarismo, moderatismo e quelle cose lì», sbotta il forzista Osvaldo Napoli: «Se Conte avesse un’offerta politica e un progetto, che nel suo discorso non ho visto, avrebbe chiamato Berlusconi e Tajani e avrebbe detto loro: che cosa ne pensate, ci state o no? Così si fa politica, il resto è fumo e mercato delle vacche».
Andando via da Montecitorio, Conte dice a chi lo intercetta: «Ma se anche in Spagna, Portogallo, Svezia e altri Paesi si governa con un governo di minoranza, che problema c’è? E quante volte è accaduta la stessa cosa nella storia italiana?». Ecco, meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Ieri alla Camera, oggi al Senato. E domani chissà. La Terapia d’Urgenza potrebbe non bastare più.