Conte, ipotesi taglio Iva. Altolà di Pd e Renzi: «Più urgenti le tasse sul lavoro»

Conte, ipotesi taglio Iva. Altolà di Pd e Renzi: «Più urgenti le tasse sul lavoro»
Conte, ipotesi taglio Iva. Altolà di Pd e Renzi: «Più urgenti le tasse sul lavoro»
di Alberto Gentili
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Lunedì 22 Giugno 2020, 06:14 - Ultimo aggiornamento: 11:45

Giuseppe Conte, a sorpresa, riapre il dossier Iva. L'altra sera, incontrando alcuni cittadini a Villa Pamphili, tra cui diversi commercianti, il premier ha lanciato la proposta di sforbiciare l'imposta sul valore aggiunto. Così: «In questi giorni stiamo discutendo anche dell'Iva. Ritoccarla, abbassarla un po', potrebbe dare una spinta anche ai consumi. E' un meccanismo anche di fiducia». Salvo poi mostrarsi più cauto in conferenza stampa: «E' solo un'ipotesi, non c'è ancora alcuna decisione».

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Ma non è un'idea buttata là. Il piano gira da qualche giorno nell'area 5Stelle di governo. Laura Castelli, viceministra grillina all'Economia ne parla da martedì scorso, appena saputo che un intervento simile sta per essere adottato dalla cancelliera Angela Merkel: «Avevamo già lavorato in questa direzione per dare una spinta ai consumi, la Germania lo sta facendo. Per qualche anno si può abbassare l'Iva insieme alla strategia già messa in campo dal presidente del Consiglio a favore dei pagamenti elettronici». E ha aggiunto: «Il taglio dell'Iva sarebbe un bell'elastico per i consumi. È un ragionamento che facemmo allora e secondo me si può riprendere da lì, insieme a una riduzione dell'Irpef e la fiscalità di vantaggio per le imprese».
In soccorso della sforbiciata gradita e progettata da Conte e dai grillini c'è il fatto che nella prossima legge di bilancio, dopo anni di grosse tribolazioni, non ci sarà da disinnescare le solite clausole di salvaguardia dell'Iva. Così già sarebbero disponibili, nella logica pentastellata, i 20 miliardi che dovevano essere destinati a sterilizzare l'aumento al 25% dell'aliquota attualmente al 22% e le altre più basse.
Al ministero dell'Economia però frenano. Roberto Gualtieri ha riservatamente già messo a verbale le sue perplessità: «E' un intervento molto costoso, va fatta una valutazione attenta». E al Tesoro danno adesso un ulteriore colpo di freno: «E' solo un'ipotesi che ci è stata soltanto prospettata».
 



«Si tratta di un'operazione decisamente complessa», spiega il viceministro dem all'Economia Antonio Misiani, «ogni punto in meno dell'aliquota ordinaria del 22% costa 4,5 miliardi all'anno e 3,1% ogni punto dell'aliquota ridotta del 10%, perciò se si vuole fare un intervento percettibile, significativa e realmente in grado di produrre effetti, si dovrebbe investire una quantità molto ingente di risorse».

IL FOSSATO
Non è solo una questione di fondi. Tra Pd e 5Stelle c'è, da sempre, attrito su ogni dossier economico. Da Autostrade al taglio del costo del lavoro, dall'assistenzialismo del reddito di cittadinanza ai contratti a termine che in questi tempi di crisi Gualtieri vorrebbe rendere rinnovabili (senza causale) fino alla fine dell'anno, dal Fondo salva Stati alle regole per gli appalti. E ora il duello si allarga all'Iva. «Piuttosto che sforbiciare questa imposta», aggiunge Misiani, «lavorerei al taglio del cuneo fiscale». Spiegazione: «Abbiamo centinaia di migliaia di persone in cassa integrazione e c'è il rischio concreto che le aziende licenzino una quantità enorme di lavoratori quando finirà la Cig. Dunque, per scongiurare questo drammatico epilogo, è il caso di diminuire il costo del lavoro per cercare di ridurre al massimo il rischio». Idea condivisa dal premier che parla di intervento sul cuneo a luglio.
Sulla stessa linea, per una volta, c'è Italia Viva. Luigi Marattin, vicecapogruppo alla Camera e mente economica di Matteo Renzi, boccia al pari dei ministri del Pd la proposta lanciata da Conte e dai 5Stelle: «Ci sono risorse per fare un solo grande intervento fiscale: Irap, Irpef o Iva. Tutti e tre non è possibile. La nostra opinione è che occorra intervenire sul lavoro, tagliando il cuneo fiscale con la riforma dell'Irpef, in quanto in questo Paese il lavoro è tassato troppo. Tra l'altro un abbassamento temporaneo dell'Iva non avrebbe alcun effetto sull'aumento dei consumi. Piuttosto interveniamo con una riforma, cambiando l'attuale sistema di 5 aliquote che non ha più senso».

Però i 5Stelle insistono e Conte, come spesso accade, si schiera con loro. «Facciamo cadere il tabù che esiste attorno all'Iva», va alla carica la Castelli, «ridurla anche per un tempo limitato rappresenta una buona misura per incentivare anche il turismo, il settore della ristorazione e dell'abbigliamento. Una diminuzione della tassazione indiretta che, per effetto dell'aumento dei consumi, avrebbe un effetto tutt'altro che negativo sui conti pubblici».

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