De Masi: «Conte e Grillo non si parlano e M5S rischia di esplodere»

De Masi: «Conte e Grillo non si parlano e M5S rischia di esplodere»
De Masi: «Conte e Grillo non si parlano e M5S rischia di esplodere»
di Diodato Pirone
4 Minuti di Lettura
Martedì 29 Giugno 2021, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 07:25

Il sociologo Domenico De Masi è fra i pochissimi intellettuali italiani che ha seguito e studiato il fenomeno M5S e nel corso degli anni ha instaurato un rapporto continuativo con Beppe Grillo. «Hanno scritto che sono un mediatore fra lui e Conte ma si esagera», si schernisce. A lui subito dopo la sortita dell'ex premier abbiamo chiesto chiavi di lettura per cercare di capire meglio cosa può succedere nel Movimento.

Allora professore, qual è il nocciolo della questione?
«Da una parte c'è un problema di crescita del Movimento che Conte vorrebbe trasformare in partito sia pure leggero come strutture.

In questo macrofenomeno si inserisce un dramma personale. Conte e Grillo si parlano poco. Posso testimoniare che nei mesi scorsi Grillo ha parlato molto più con Draghi che con Conte».

I tempi scelti da Conte per trasformare il Movimento in partito sono giusti?
«Questo non lo sa nessuno. Tutti i partiti italiani sono nati come movimenti anche i Popolari di Sturzo e i Comunisti di Bordiga e poi Gramsci. Marx per fare la prima internazionale ci ha messo vent'anni. Si tratta di trasformare la sabbia in mattone...».

Beppe Grillo furioso: «Conte s'è montato la testa». Ma i pontieri non si arrendono

Si, ma la mossa di Conte di porre Grillo di fronte allo Statuto elaborato da lui è giusta?
«Qui esprimo un parere personale e non da analista: Conte sta sbagliando».

E perché?
«Innanzitutto perché è poco flessibile. Ad un certo punto ha ribadito che il leader di un partito deve scegliersi anche la struttura di comunicazione. Ora, per carità si tratta di un pilastro importante, ma un qualche compromesso si può fare».

C'è chi dice che Conte, abilmente, stia lasciando il cerino della rottura in mano a Grillo...
«Nessun cerino. Conte sta dicendo che o si fa come dice lui o salta tutto».

Beh, Conte dice che un capo politico deve muoversi nel suo campo con poteri chiari...
«La leadership è fondamentale ma i 5Stelle hanno una liturgia corale che va in qualche modo mantenuta. Conte ha detto troppi io quando ha rivendicato la scelta dei candidati per Napoli e per la Calabria sui quali si è consultato con il Pd e le altre forze della sinistra. Ma non è così che si costruisce un partito».

Si spieghi meglio professore.
«I grandi partiti italiani hanno sempre tenuto dentro di loro più anime. Il Pci di Togliatti manteneva un movimentista come Giarcarlo Pajetta. Nella Dc di De Gasperi c'era un altro movimentista coltissimo come La Pira. Tenere dentro più anime è un segno di forza non di debolezza. Qualcuno dovrebbe leggersi le lezioni sulle oligarchie politiche che Robert Michels, un sociologo tedesco naturalizzato italiano, tenne negli anni Dieci del Novecento».

E cosa ci azzecca tutto questo con Conte e Grillo?
«Perché i 5Stelle sono arrivati a prendere il 33% dei voti? Perché erano un tavolo con cinque gambe».

E quali?
«Quella governista di Di Maio e Patuanelli. Quella movimentista di Dibba. Quella tecnologica rappresentata dalla piattaforma Rousseau che con tutti i suoi limiti è stata una grande innovazione a livello europeo. Quella radicale anti-casta. Quella carismatica di Grillo e di Casaleggio padre. Alcune di questa gambe sono già state segate ma se si esagera il tavolo crolla».

 

Possibile che il tutto sia dovuto al confronto troppo scarno fra Conte e Grillo?
«La mia impressione, che comunque ricavo da alcuni colloqui con i protagonisti, è che sia Conte che Grillo non abbiamo ben chiaro quanto sia delicata la situazione politica italiana. Se salta il M5S i due partiti di destra, la Lega e Fratelli d'Italia, vinceranno bene le prossime elezioni anche senza Forza Italia. Sono partiti di destra non di centro destra e la situazione si farebbe molto seria».

Quante probabilità dà al M5S di sopravvivere in qualche modo a questo braccio di ferro?
«Siamo al 50% contro un altro 50%. In queste situazioni potrebbe prevalere l'emotività agli interessi collettivi. Sarebbe un peccato perché miracolosamente e nonostante mille peripezie i 5Stelle mantengono da un anno fra il 15 e il 18% dell'elettorato. Segno che la società italiana continua a chiedere qualcosa proprio a loro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA