Il discorso di Conte nella notte, comunicazione poco chiara e improvvisata

Il discorso di Conte nella notte, comunicazione poco chiara e improvvisata
di Mario Ajello
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Domenica 22 Marzo 2020, 13:09 - Ultimo aggiornamento: 14:26

Il comunicatore improvvisato, e bisogna capire chi e come lo ha guidato in questa performance, potrebbe essere definito Giuseppe Conte. Alla luce - anzi al buio, perché il suo è stato un discorso notturno e perché non sufficientemente illuminato dalla chiarezza che sarebbe stata necessaria in un fase così incerta e ansiosa - delle dichiarazioni di ieri a tarda sera. Contenenti più nell’enfasi che nelle notizie, mancanti, l’ulteriore stretta. Quella in cui il governo è andato a rimorchio dei governatori del Nord, accodandosi alle regioni nell’estremo tentativo di porre riparo a una situazione che si è a dir poco, basti guardare il bollettino di guerra dei morti e dei feriti, complicata.

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«Cerco me stesso e, quando lo trovo, mi accorgo di essere il peggior nemico di me stesso», così  recita uno dei Detti e contraddetti di Karl Kraus. Sarebbe ingeneroso e grave, in un momento come questo in cui vanno evitate inutili polemiche personali e di politica politicante, adattare questa massima al premier. Ma di sicuro non gli ha giovato la performance di ieri notte. Che fa venire alla mente una delle leggi della politica e della comunicazione che non può temere smentite: mentre si chiede pazienza, fiducia e disciplina ai cittadini, occorre dare loro in cambio indicazioni chiare, ovvero in questo caso la lista precisa (e non rinviata a note successive dunque vaghe al momento dell’annuncio) di ciò che viene chiuso e di ciò che resta aperto e fino a quando le nuove misure varranno (ma anche la scadenza temporale risulta mancante nel tenebroso discorso pronunciato al buio della notte).

La notte, appunto. «La notte è crudele e dura da maneggiare, stai attenta!», dice l’immenso Marlon Brando a Jean Simmons in Bulli e pupe. La notte, in cui le paure personali si amplificano, i fantasmi si moltiplicano e la fragilità si espande, ha bisogno di essere affrontata (se proprio non si riesce ad aggiornare tutto all’indomani mattina) con un surplus di attenzione, con una dose maggiore di capacità di rassicurazione e non c’è rassicurazione possibile senza precisione nelle cose che si dicono e puntualità non solo contenutistica ma anche cronologica nel dirle. E’ sconveniente far girare per un’ora e mezza a  reti unificate l’annuncio di «comunicazioni importanti a breve del presidente del consiglio dei ministri» e poi ritardarle fino alle 23,30 facendo salire l’ansia alla nazione. Quando parla? Che cosa dirà? Perché sta anticipando dichiarazioni eccezionali? Così è trascorsa parte della notte degli italiani in ambasce. 

La gestione del tutto, come si vede anche dai commenti sui social, è stata controproducente. La scelta della pagina Fb e non della tivvù di Stato per indicare, senza indicarla nei dettagli,  la nuova linea di salvezza nazionale appare come un’altra anomalia. Così come questa: prima si fa un decreto, poi con un comunicato scritto se ne danno i dettagli, i tempi e i modi di applicazione e infine, nel caso, il premier compare in pubblico per approfondire la cosa e per metterci direttamente la faccia.

E a questo punto non resta che sperare che questi errori di una notte sbagliata diventino una lezione per correggere in futuro la barra della comunicazione governativa e renderla più attenta e più pensata perché la notte dell’Italia al tempo del contagio rischia di non durare poco. 
 


 
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