Ius culturae, intesa M5S-Pd. «Cittadinanza dopo il ciclo di studi»

Ius culturae, intesa M5S-Pd. «Cittadinanza dopo il ciclo di studi»
Ius culturae, intesa M5S-Pd. «Cittadinanza dopo il ciclo di studi»
di Barbara Acquaviti
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Sabato 28 Settembre 2019, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 13:57

L'ultima volta che se ne era parlato era stato a fine ottobre scorso, praticamente un anno fa. E, tra l'altro, non si era andati oltre quello che in gergo si chiama l'incardinamento, cioè un formale avvio dell'iter. Difficilmente giovedì prossimo si farà chissà quale progresso, ma il dato è tutto politico: il 3 ottobre nella commissione Affari costituzionali della Camera si tornerà a parlare di norme per acquisire la cittadinanza italiana. Segno di una precisa volontà della nuova maggioranza rosso-gialla.

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Il relatore è il pentastellato Giuseppe Brescia, che prende il posto di Roberto Speranza nel frattempo diventato ministro della Salute.

Ma di cosa si tratta esattamente? La discussione gira intorno al concetto di Ius culturae: in pratica l'accesso alla cittadinanza avverrebbe a seguito di un processo formativo. Si differenzia dallo Ius soli, in base al quale l'acquisizione del diritto è conseguenza del solo fatto di essere nati sul territorio di un determinato Stato. Immediata la reazione di Matteo Salvini. «La Lega si batterà contro lo Ius soli comunque lo chiamino, contro la cittadinanza facile, senza se e senza ma. Se questa è la priorità del governo, povera Italia...».

LE PROPOSTE
Il testo da cui si parte è quello di Laura Boldrini, recentemente passata da Leu al Pd, che riprende la riforma lasciata a metà del guado nella scorsa legislatura. Nella sua proposta, in realtà si parla anche di ius soli: il principio, per coloro che nascono sul territorio italiano, è collegato «al requisito di legalità del soggiorno di almeno uno dei genitori».

L'accordo tra Pd e M5s, tuttavia, sarebbe quello di ragionare solo di Ius culturae. Nessuno lo ammette esplicitamente, ma non è estraneo a questa scelta, il timore di essere bersagliati mediaticamente da destra. A giudizio del pentastellato Brescia, tuttavia, la cittadinanza concessa al termine di un ciclo di studi potrebbe «rappresentare una soluzione ragionevole, anche perché mette al centro le nostre scuole come potente fattore di integrazione»: «Spero che la politica tutta, maggioranza e opposizione, si dimostri all'altezza di un dibattito che chiama in causa diritti e doveri, appartenenza e inclusione».

Una posizione, peraltro in linea con quella espressa proprio ieri dalla Cei. «Più che di Ius soli - ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti - io parlerei di Ius culturae. Anche dal punto di vista normativo. Altrimenti la cittadinanza sembra un contenitore vuoto». E' «giusto» approvarlo, gli fa subito eco il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci.
Quello di Laura Boldrini non è l'unico testo presentato sull'argomento. Ce n'è uno a prima firma del dem Matteo Orfini, un altro di Renata Polverini di Forza Italia. E il M5s annuncia che è in arrivo anche una sua proposta. Già nella scorsa legislatura si era discusso di cambiare le norme sulla cittadinanza, ma alla fine la realpolitik e l'imminenza delle elezioni politiche avevano spinto l'allora maggioranza a lasciar cadere la riforma, che aveva ottenuto il solo via libera della Camera e si era arenata in Senato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

#MissioneCompiuta, si torna in Italia dopo 4 giornate di lavoro intenso e proficuo. Un ringraziamento particolare va all’ambasciatrice Mariangela Zappia e a tutta la Rappresentanza permanente d’Italia alle Nazioni Unite per il lavoro svolto in questi giorni in grande sinergia con la Farnesina. 🇮🇹🇺🇳 #UNGA 2019

Un post condiviso da Luigi Di Maio (@luigi.di.maio) in data:



Quel testo si concentrava sulla questione della tutela dell'acquisto della cittadinanza da parte dei minori contemplando sia lo Ius soli che lo Ius culturae.
Nel primo caso, ne avevano diritto i bambini nati in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno titolare del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. Lo Ius culturae, invece, si applicava a chi, nato in Italia o arrivato entro il compimento del dodicesimo anno di età, avesse frequentato regolarmente, per almeno cinque anni nel territorio nazionale uno o più cicli di studio.

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