Brunetta lascia Forza Italia: «Ha tradito la sua storia, fiero di aver servito l'Italia». Via anche Cangini

Parole forti e addolorate: «Io non cambio, è Forza Italia che è cambiata, traditi europeismo, atlantismo e liberalismo»

Brunetta lascia Forza Italia: «Ha tradito la sua storia, fiero di aver servito l'Italia». Via anche Cangini
Brunetta lascia Forza Italia: «Ha tradito la sua storia, fiero di aver servito l'Italia». Via anche Cangini
di Stefania Piras
4 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Luglio 2022, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 19:02

Dopo Maria Stella Gelmini anche il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta lascia Forza Italia. E lo fa con parole pesantissime perché dice senza mezzi termini che si è tradito lo spirito del 1994: la storia e i valori del partito fondato da Silvio Berlusconi. Brunetta ha affermato in una nota che «non votando la fiducia a Draghi, Forza Italia ha tradito la sua storia e i suoi valori. Non sono io che lascio, è Forza Italia che lascia se stessa». L'unica dei tre ministri forzisti a rimanere nel partito è Mara Carfagna.

Brunetta compare nella storia di Forza Italia fin dai primi anni: ex socialista vicino a Gianni De Michelis, nel congresso del 1998 è responsabile del Programma, poi diventa vicecordinatore nazionale nel 2007 e l'anno successivo viene scelto per il ruolo di ministro per la pubblica amministrazione nel governo Berlusconi IV. Ora, dopo 20 anni, la sua storia di berlusconiano doc tramonta definitivamente. 

Brunetta: traditi europeismo, atlantismo e liberalismo

«Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia, Non votando la fiducia a Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura: l'europeismo, l'atlantismo, il liberalismo, l'economia sociale di mercato, l'equità, i cardini della storia gloriosa del Ppe, a cui mi onoro di essere iscritto, integralmente recepiti nell'agenda Draghi e nel pragmatismo visionario del Pnrr», si legge nella nota diramata da Brunetta. 

«Sono fiero - prosegue la nota - di aver servito l'Italia da ministro di questo Governo. Sono degli irresponsabili coloro che hanno scelto di anteporre l'interesse di parte all'interesse del Paese, in un momento così grave. I vertici sempre più ristretti di Forza Italia si sono appiattiti sul peggior populismo sovranista, sacrificando un campione come Draghi, orgoglio italiano nel mondo, sull'altare del più miope opportunismo elettorale. Io rimango dalla stessa parte: dalla parte dei tanti cittadini increduli che mi stanno scrivendo e chiamando, gli stessi che nei giorni scorsi si sono appellati a Draghi perché rimanesse alla guida del Governo».

«Io non cambio, è Forza Italia che è cambiata - prosegue il ministro - Mi batterò ora perché la sua cultura, i suoi valori e le sue migliori energie liberali e moderate non vadano perduti e confluiscano in un'unione repubblicana, saldamente ancorata all'euroatlantismo. Perché dobbiamo contrastare la deriva di un sistema politico privo degli anticorpi per emanciparsi dal populismo e dall'estremismo, piegato a chi lavora per modificare gli equilibri geopolitici, anche indebolendo l'alleanza occidentale a sostegno dell'Ucraina. È una battaglia per il futuro che coincide con la difesa della mia storia, e di quella di Forza Italia».

Centrodestra: è terremoto

Il terremoto che sta investendo il centrodestra e Forza Italia è notevole e per certi versi non giungono inaspettate le decisioni di due ministri come Gelmini e Brunetta considerati da tempo draghiani di ferro e perciò, a volte, "puniti" dal partito, soprattutto Gelmini è stata spesso redarguita dai portavoce ufficiali costretti a correggere le sue dichiarazioni bollate come «uscite di carattere personale». Ieri la prima ad abbandonare il partito era stata proprio lei: la ministra Maria Stella Gelmini. Motivo? Lo stesso di Brunetta.

Gelmini ha condannato senza appello la deriva populista di Forza Italia e ha manifestato i primi malesseri in concomitanza dell'aggressione russa all'Ucraina (i tre partiti che ieri hanno staccato la spina a Draghi hanno in comune proprio questo: l'equidistanza da Putin). Gelmini aveva confessato pubblicamente: «Non riconosco più il mio presidente» riferendosi a Silvio Berlusconi e le sue dichiarazioni concilianti verso l'amico di lunga data Putin. Oggi Gelmini racconta di essere stata esclusa dal partito già da tempo. «Siamo sempre stati esclusi da qualunque vertice che discutesse del futuro del governo», ha detto a Skytg24. 

Ora anche Brunetta lascia il partito: il disagio è troppo forte se si rimane dentro un partito che si è sempre dichiarato liberale e manda a casa Mario Draghi. Questo in sintesi il ragionamento dei forzisti molto perplessi su ciò che è accaduto ieri in Senato. Un altro malpancista è Andrea Cangini che ieri, infatti, ha votato in dissenso dal gruppo e pure lui oggi ha abbandonato il partito.  Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ieri aveva avvertito: «Nulla sarà più come prima» e nel suo intervento in Senato aveva pronosticato l'arrivo dell'uragano. «Oggi i moderati di centrodestra segnano la loro scomparsa politica», aveva detto nelle sue dichiarazioni di voto intervallate da un battibecco con Ignazio La Russa (FdI). «Che La Russa sia contento è comprensibile, mi domando come possano esserlo quelli che pensavano di essere nel Ppe», ha chiosato Renzi. Ed è lo stesso dilemma che ha dilaniato Brunetta e Gelmini. 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA