Caro-bollette, scoppia la guerra del gas: l'Europa contro Mosca

Caro-bollette, scoppia la guerra del gas: l'Europa contro Mosca
Caro-bollette, scoppia la guerra del gas: l'Europa contro Mosca
di Gabriele Rosana
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Lunedì 20 Settembre 2021, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 10:23

BRUXELLES La mano invisibile del Cremlino dietro l’impennata dei prezzi del gas e dei consumi energetici in Europa. Al Parlamento europeo ne sono convinti, tanto che almeno 40 eurodeputati di varia estrazione politica (dal centrodestra al centrosinistra, passando per verdi, liberali e nazionalisti) si sono rivolti alla Commissione chiedendo con forza un’inchiesta sulla possibile manipolazione del mercato da parte di Gazprom. Il monopolista di Stato russo è accusato di aver deliberatamente ristretto le forniture e spinto i prezzi del gas alle stelle: più che triplicati da inizio anno, potrebbero continuare a salire ancora per mesi, è l’allarme Agenzia internazionale dell’energia. La mossa di Mosca, secondo vari osservatori, avrebbe come obiettivo immediato il pressing su Berlino e Bruxelles per la rimozione degli ultimi ostacoli burocratici per l’avvio del contestato gasdotto Nord Stream 2, la rotta appena ultimata che bypassa l’Ucraina passando dal mare del Baltico e con cui la Russia di Putin vuole raddoppiare i volumi diretti al Vecchio Continente. 

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IL DOCUMENTO
«La Commissione apra urgentemente un’indagine sulla possibile distorsione del mercato dell’energia e sull’eventuale violazione delle regole della concorrenza Ue da parte di Gazprom», si legge nella nota indirizzata alla titolare dell’Antitrust Margrethe Vestager e a quella dell’Energia Kadri Simson.

La condotta russa - dal freno alla produzione fino al mancato rifornimento in estate delle riserve europee, che si trovano al livello più basso in quasi dieci anni - ha prodotto «bollette molto più alte per i consumatori europei», continuano gli europarlamentari. Tra questi c’è anche l’ex presidente dell’Eurocamera Jerzy Buzek, popolare polacco, per il quale, oltre all’indagine, l’esecutivo avrebbe la possibilità di «adottare misure provvisorie contro Gazprom nel caso in cui il colosso decidesse di iniziare a operare attraverso Nord Stream 2 prima di aver ricevuto le dovute autorizzazioni». 

Se la crisi delle forniture e i rincari nei consumi hanno una dimensione internazionale, la partita rimane però tutta europea nella ricerca di una soluzione strutturale. Lo ha ricordato ancora ieri il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti: «Quello del caro bollette è un problema dell’oggi, ma lo sarà soprattutto per il futuro, perché la transizione ambientale ed energetica avrà un suo prezzo. Vogliamo un mondo più pulito, è giusto che sia così; poi però qualcuno dovrà pagarne i costi».

Che la transizione ecologica non sarà un pranzo di gala lo sanno bene anche a Bruxelles, tanto che la Commissione ricorda sempre che il Green Deal è accompagnato da un Fondo sociale per il clima di 72,2 miliardi: uno strumento che punta a sostenere le famiglie più vulnerabili e calmierare i prezzi in bolletta effetto dell’estensione anche al riscaldamento domestico del sistema “chi inquina paga”. Sulle tempistiche per una rapida adozione del Fondo sociale, però, cala la consueta litania della procedura legislativa Ue: la proposta della Commissione è sul tavolo, adesso tocca a governi e Parlamento negoziare e decidere. Ed entra nel dibattito pure la riforma del Patto di Stabilità, visto che una delle opzioni per il futuro, elaborata dall’istituto di ricerca Bruegel e che suscita interesse fra le colombe (Francia e Italia in primis) prevede lo scomputo degli investimenti verdi dal calcolo del debito. 

Insomma, mentre le capitali corrono ai ripari per evitare la stangata, Bruxelles non distoglie lo sguardo dalle soluzioni di lungo termine. Per la commissaria Simson, la via maestra sono «gli investimenti in rinnovabili, che stanno producendo elettricità a prezzi più bassi», ma anche «una maggiore integrazione del mercato europeo». Un’opzione forte, che riporta al centro dell’agenda il tema della sicurezze energetica e pure gli acquisti comuni auspicati due giorni fa dal premier Mario Draghi al vertice di Atene.
 

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