Berlusconi, stop ai ribelli: i suoi ministri lo sfidano. E Salvini: Meloni rompe...

Faida Forza italia, Mariastella Gelmini dice non riconoscersi nell'ultima era del berlusconismo, ma il Cavaliere liquida liquida le parole come «fuori dalla realtà»

Berlusconi, stop ai ribelli: i suoi ministri lo sfidano. E Salvini: Meloni rompe...
Berlusconi, stop ai ribelli: i suoi ministri lo sfidano. E Salvini: Meloni rompe...
di Barbara Acquaviti
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Venerdì 22 Ottobre 2021, 06:43 - Ultimo aggiornamento: 17:06

Quando arriva a Bruxelles per partecipare al vertice del Ppe, in presenza per la prima volta dopo anni, Silvio Berlusconi è talmente sorridente e di buon umore che si capisce al primo sguardo quanto peso dia alla faida dentro Forza Italia. Le parole di Mariastella Gelmini, che ha detto di non riconoscersi nell'ultima era del berlusconismo, le liquida senza alcun patema d'animo come «fuori dalla realtà». «Non succede assolutamente niente, nella maniera più assoluta. Sono veramente sereno al 100% non so cosa gli è preso a questi qua». Parla al plurale, perché a sostegno della responsabile degli Affari regionali si schierano i due colleghi di governo. Renato Brunetta conferma che «il malcontento c'è, è diffuso» e «Mariastella Gelmini ne ha dato corretta raffigurazione». Mara Carfagna osserva che «non si è trattato di uno sfogo» ma «di una denuncia politica, che riguarda la gestione del partito e che è largamente condivisa da molti parlamentari, da molti dirigenti, da molti amministratori ed evidentemente da molti elettori».

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Lo sganciamento

Nessuno dei deputati e senatori semplici li segue, o almeno nessuno si espone. Sarà perché Berlusconi è stato lapidario o perché ancora vogliono capire dove porterà tutto ciò, se davvero - come sospetta qualcuno - è in atto una manovra di sganciamento per fare una nuova cosa di centro. Anche se i tre ministri negano di puntare a lasciare la casa madre e, anzi, fanno sapere di avere intenzione di continuare la battaglia dentro Forza Italia.

Il Cavaliere sembra non curarsene, ha tutt'altro per la testa. Lo stesso ritorno a Bruxelles mira sì a far vedere che i mesi dell'esilio tra Provenza e Arcore sono finiti, ma certamente non con l'obiettivo di dimostrare che ha il partito sotto controllo, quanto per coccolare l'ambizione che coltiva ormai da mesi. E che, in fin dei conti, sta determinando anche la gestione dei rapporti con gli alleati di centrodestra. Perché vale la pena pure di farsi accusare di essere a rimorchio del sovranismo, se questo può essere viatico per il Quirinale. Giorgia Meloni e Matteo Salvini lo sanno bene e non fanno nulla per smontare quell'ambizione. «Berlusconi sta decidendo.

Ovviamente se decidesse di scendere in campo lui come leader di uno dei partiti di centrodestra avrebbe tutto il nostro sostegno», dice il leader della Lega. L'ex premier su questo pubblicamente non ha ancora mai detto una parola, ma non c'è soltanto la preoccupazione per le sorti del Paese nella sua volontà di tenere Mario Draghi a palazzo Chigi. «Sarebbe certamente un ottimo presidente della Repubblica. Mi domando se il suo ruolo attuale, continuando nel tempo, non porterebbe più vantaggi al nostro Paese».

Nella città belga, in quella che è anche una visita di saluto ad Angela Merkel che omaggia con un regalo d'antiquariato Silvio Berlusconi si presenta anche come garante della coalizione di centrodestra. Nelle stesse ore il leader leghista si premura di far sapere di aver sentito Marin Le Pen e che si vedranno a Parigi anche per «costruire un nuovo gruppo di centrodestra a Bruxelles». Ma il Cavaliere garantisce che nel Ppe non c'è «nessuna preoccupazione» per eventuali derive estremiste, perché «sono tutti fiduciosi in me, mi conoscono da tantissimi anni».

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Si descrive un po' come un «professore» e, ovviamente, nella metafora, i due «allievi» sono Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Dopo il vertice di Villa Grande che ha sancito una tregua di facciata tra i tre leader del centrodestra, l'esigenza principale è quella di continuare a far finta che si vada tutti d'accordo. Anche se l'evidenza dimostra che le cose non stanno proprio così. In un audio diffuso dal Foglio, catturato durante un incontro con i parlamentari leghisti, Salvini usa toni tranchant sulla linea di FdI. Letteralmente dice questo: «È ovvio che noi abbiamo un centrodestra al governo e uno all'opposizione. Però c'è modo e modo di stare all'opposizione. Si può concordare una quota comprensibile di rotture di c..., che però vada a minare il campo Pd e 5 stelle e non fatta scientemente per mettere in difficoltà la Lega e il centrodestra».

Il chiarimento

Potrebbe scoppiare un putiferio e, forse, qualche settimana fa è esattamente questo ciò che sarebbe successo. Ma non questa volta, non adesso che le rispettive debolezze (o ambizioni) spingono tutti e tre i leader a mostrarsi uniti e compatti. Nessuna polemica con Salvini, assicurano in casa Fratelli d'Italia. «Non sarà un audio rubato a dividere il centrodestra». E anche Salvini sminuisce l'incidente: con Giorgia ci siamo chiariti, dice in tv a Vespa, «le faccio vedere i whatsapp dove ridiamo e scherziamo».

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