Silvio Berlusconi cerca il suo erede, il piano di Forza Italia: rafforzare il fronte moderato

Il fondatore di Forza Italia non vuole un ritorno al proporzionale: «La coalizione non può essere né estremista, né sovranista»

Silvio Berlusconi cerca il suo erede, il piano di Forza Italia: rafforzare il fronte moderato
Silvio Berlusconi cerca il suo erede, il piano di Forza Italia: rafforzare il fronte moderato
di Alberto Gentili
4 Minuti di Lettura
Domenica 6 Febbraio 2022, 10:05

Silvio Berlusconi, dopo aver riunito a pranzo ad Arcore lo stato maggiore di Forza Italia, ha cominciato da Renato Brunetta. Il Cavaliere non ha apprezzato le parole del ministro forzista che a Repubblica ha denunciato il «bipolarismo bastardo, opportunista e fonte di instabilità», invocando il proporzionale per isolare Giorgia Meloni e Matteo Salvini e unire sotto lo stesso tetto centrista le «culture liberali, popolari, riformiste». Tant'è, che il leader di Forza Italia ha chiuso la riunione (ri)collocando il partito azzurro al «centro del centrodestra», «alternativo alla sinistra». Con un ruolo però «da protagonista», non subalterno alla Lega o a Fratelli d'Italia. La prova? Il no al proporzionale («tanto dovremo tenerci il Rosatellum») e l'elencazione dei valori del Partito popolare europeo, dove a Salvini non è stato mai permesso di entrare: «Europeismo, atlantismo, garantismo, libertà e cristianesimo».
Su questa linea, dopo mesi in cui Forza Italia si è divisa tra governisti e filo-leghisti, il partito sembra ritrovare la sua compattezza. Una fonte neutrale che ha partecipato al vertice di Arcore la mette cosi: «La svolta centrista di Berlusconi ha ridisegnato gli schieramenti interni. In qualche modo li ha ricompattati». Perché le ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, ora che Berlusconi riscopre il Centro e Salvini dice che il «centrodestra si è sciolto come neve al sole», non temono più che sia il leader leghista a dettare la linea. E perché Antonio Tajani, Licia Ronzulli, i capogruppo Anna Maria Bernini e Paolo Barelli, fino a poco tempo fa schierati a favore di un patto forte con la Lega «ora sono meno filo-sovranisti». E questo porta, secondo più di uno dei protagonisti del summit di Arcore, a una «saldatura attorno alla riscoperta del Centro. Non a caso Berlusconi venerdì ha incontrato Casini per chiedergli qualche suggerimento».


«NOI ATTRATTIVI»

Insomma, il Cavaliere - rincuorato dai sondaggi che danno Forza Italia vicina al 10% - spera di poter tornare all'antico. Conta di riportare il suo partito, magari calamitando qualche centrista, ai fasti degli anni scorsi, «quando avevamo il 20-25%»: «Di spazio ce n'è tanto al Centro, non a caso in molti stanno cercando di posizionarsi proprio lì. Ma se saremo noi a diventare attrattivi, saremo di nuovo noi a dettare la linea. Non Salvini o la Meloni che sembra inseguire la Le Pen», ha spiegato il leader forzista al coordinatore Tajani, ai capogruppo Bernini e Barelli, a Maurizio Gasparri, Sestino Giacomoni e altri. In estrema sintesi: «Dobbiamo tornare allo spirito del 1994, a quello del centrodestra di governo. E per essere di governo, la coalizione non può essere né estremista, né sovranista. Ma moderata e liberale».


Per riuscire in questa operazione Berlusconi, consapevole degli anni che passano e della salute incerta, cerca «facce nuove». Va a caccia di «un leader, magari proveniente dalla società civile, che possa catalizzare il consenso e incarnare con il volto giusto la nuova fase». Traduzione: il Cavaliere sta cercando il proprio erede. Che «non può essere Renzi: è bravo, ha carisma, ma ha pochi voti.

Meno del 3%».

«Il leader però non lo trovi in un istante, andrà scovato sul campo», dice un altro partecipante al vertice di Arcore, «guardate cosa accadde alla Lega: dopo la malattia di Bossi, si fece avanti Maroni, però solo con Salvini quel partito ha trovato un vero capo. Un po' come da noi: con Silvio un po' ammaccato è Tajani a tenere accesa la macchina e a permetterci di viaggiare tra il 7 e il 10%. Però serve di più. Forza Italia ha bisogno di un nuovo leader». «Starei attento a prendere sul serio questa ricerca», dice un altro esponente forzista, «Silvio è sempre Silvio: difficilmente lascerà il timone. Però siccome ultimamente non è stato bene, vuole dare una prospettiva al partito facendo il padre nobile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA