Benzina, Meloni: «Taglio alle accise solo con nuove entrate. Ora la priorità è tutelare le fasce deboli»

Pichetto: «La riduzione sarà strutturale». I gestori minacciano lo sciopero a fine mese

Meloni, accise: «Taglio solo con nuove entrate. Ora priorità ai più deboli»
Meloni, accise: «Taglio solo con nuove entrate. Ora priorità ai più deboli»
di Francesco Bechis
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Giovedì 12 Gennaio 2023, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 08:25

Il taglio delle accise sui carburanti si farà più in là e sarà «strutturale», ma prima bisogna «rimettere in moto la crescita economica». E se lo sconto dei prezzi alla pompa non è stato prorogato dal governo un motivo c’è. «Come sempre accade in politica dobbiamo fare delle scelte, noi non abbiamo problemi a rivendicarle». 

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LA STRATEGIA


Non ci sta Giorgia Meloni a passare per il politico che tutto promette e nulla mantiene. E all’indomani del Cdm che ha licenziato il “decreto benzina” con una stretta sulla trasparenza dei prezzi e nuove sanzioni a chi si approfitta della crisi la premier risponde colpo su colpo alle critiche dell’opposizione e, indirettamente, a qualche mugugno in maggioranza. Parla di «una scelta di giustizia sociale», Meloni, con un’edizione speciale degli “Appunti di Giorgia” pubblicata sui social. «Invece di spalmare dieci miliardi abbiamo deciso di concentrare le risorse su chi ne aveva più bisogno» spiega conti alla mano la leader di Fratelli d’Italia segnando in rosso il costo di un’eventuale proroga dello sconto carburanti introdotto dal governo Draghi: più di un miliardo di euro al mese.

Troppi, per un governo reduce da una tempesta d’autunno tra caro-energia e inflazione e costretto a scrivere una manovra d’emergenza. 

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Bollette, ristori, agevolazioni fiscali. Una coperta corta. Rinnovare gli sconti su benzina e diesel, riprende allora Meloni, avrebbe comportato ben altre rinunce. «Non avremmo confermato il taglio del costo del lavoro, l’aumento dell’assegno unico alle famiglie e dei fondi alla sanità, la decontribuzione dei giovani assunti». In altre parole, sarebbe saltato l’airbag della manovra per «chi è più in difficoltà», dice Meloni. E invece si è scelto di dare priorità a «chi non aveva un posto di lavoro, chi non riesce a fare la spesa piuttosto che usare le risorse per consentire diciamo a me, parlo di me, che comunque ho uno stipendio di tutto rispetto di pagare la benzina di meno».
Gioca in difesa la premier quando replica a chi in queste ore rispolvera dagli archivi un suo video del 2019. È in auto, si ferma alla pompa di benzina, chiede a gran voce di abolire le accise. «Da allora il mondo è cambiato. Non sono incoerente e in questa campagna elettorale non ho promesso che avrei tagliato le accise sulla benzina. Penso ancora che sia giusto il taglio delle accise, ma si fanno i conti con la realtà». E con la matematica, che di solito non mente. Perché se dietro l’allarme generale c’è l’impennata dei prezzi in alcune stazioni di rifornimento - con la benzina che arriva a sforare la soglia dei 2 euro al litro e il diesel che sfiora i 2,5 - altro discorso va fatto per il prezzo medio del carburante, ricorda Meloni. Qui i conti cambiano. «La scorsa settimana era di 1,812 euro». L’anno scorso, con lo sconto di Draghi in funzione, «era di 1,885 euro, il 27 giugno di 2,073 euro». 
Ma ce n’è anche per il can-can delle opposizioni che ieri sera hanno tirato fuori una pagina del programma elettorale di FdI in cui è scandita una promessa. Quella di una «sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti» e l’«automatica riduzione di Iva e accise». Anche qui, nessun dietrofront. Meloni risponde a tono, di nuovo: «Questo significa che se hai maggiori entrate dall’aumento dei prezzi del carburante le utilizzi per abbassare le tasse. Ma noi non avevamo maggiori entrate, ovviamente. Quindi si tratta di un impegno molto diverso dal «taglieremo le accise». Quella promessa, assicura a stretto giro la premier, non cadrà a vuoto. «Sono fortemente speranzosa che prima o poi faremo un taglio strutturale e non temporaneo delle accise». Le fa eco alla Camera dal Question time il ministro all’Ambiente e la sicurezza energetica Gilberto Pichetto. Se il taglio ci sarà, «sarà una misura di legislatura»


GOVERNO COMPATTO


A fare muro con la premier però ieri si è schierata tutta la squadra di governo. A partire da Forza Italia, da dove pure erano usciti i primi mugugni verso Palazzo Chigi che avevano irritato non poco la presidente del Consiglio. Antonio Tajani, vicepremier: «Meglio usare i soldi a disposizione, in un momento economicamente non facile, per aiutare coloro che hanno più bisogno». Alessandro Cattaneo, capogruppo a Montecitorio: «Abbiamo fatto una scelta politica». È questo l’incasso politico più rilevante di Meloni all’indomani di un Cdm agitato, con i forzisti e a seguito la Lega in pressing per chiedere un segnale sui rincari e un ramoscello d’ulivo alla categoria dei benzinai finita sotto la lente di ingrandimento. E pronta a reagire, con i sindacati (Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio) che valutano uno sciopero a fine mese. Di qui il messaggio distensivo di Meloni. Che si può tradurre così: linea dura con chi «si approfitta» dell’emergenza e alza i prezzi a piacimento. Abusi che avranno vita corta dopo la stretta del governo, tra obbligo di esporre i prezzi medi e controlli della Guardia di Finanza e dell’Antitrust. Si tratta comunque «di una minoranza», spiega la premier, «la gran parte dei benzinai si sta comportando in maniera onesta e responsabile. Le verifiche sono per tutelare anche loro». 
 

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