Assegno unico per i figli fino a 21 anni a tutte le famiglie, via libera al Senato: corsa per il debutto a luglio

Assegno unico per i figli fino a 21 anni a tutte le famiglie, via libera al Senato: corsa per il debutto a luglio
Assegno unico per i figli fino a 21 anni a tutte le famiglie, via libera al Senato: corsa per il debutto a luglio
di Michele Di Branco
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Mercoledì 10 Marzo 2021, 22:42 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 11:35

Assegno unico più vicino. Via libera all’unanimità della commissione Lavoro del Senato al disegno di legge che rivoluziona gli aiuti alle famiglie introducendo un unico strumento economico in favore dei figli, destinato ad assorbire i meccanismi di sostegno attualmente in vigore. La crisi di governo aveva rallentato l’iter parlamentare e il progetto giaceva in Senato dalla scorsa estate dopo che la Camera aveva dato il primo via libera, sempre all’unanimità, al disegno di legge che delega il governo a istituire il nuovo strumento «universale e progressivo». Si tratterà di un credito d’imposta o assegno mensile per i figli da 0 a 21 anni che andrà a tutte le famiglie, compresi incapienti e partite Iva, finora escluse perché gran parte dei sostegni alle famiglie sono legati al contratto di lavoro (dipendente) o a detrazioni (che non si percepiscono con livelli di reddito sotto la no tax area).

La partita, ovviamente, non è finita qui.

Il governo avrà 12 mesi per attuare la delega ed ora due ministeri (Famiglia e Mef) dovranno quindi accelerare nella stesura dei decreti attuativi che dovranno stabilire, tra l’altro, l’importo dell’assegno (si è parlato in media di 200 euro al mese per figlio). La delega impone comunque di modulare l’assegno in base all’Isee, di dividerlo in parti uguali tra i genitori, di prevedere una maggiorazione a partire dal secondo figlio e di aumentarlo tra il 30% e il 50% in caso di figli disabili. Non solo: fino a 18 anni andrà ai genitori poi potrà proseguire fino ai 21 anni e dato direttamente ai figli, su richiesta, «per favorirne l’autonomia».

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I fondi

Il sostegno sarà corrisposto dopo la maggiore età però solo se i ragazzi studiano, fanno un tirocinio o hanno primi lavori a basso reddito. Per finanziare questa riforma la legge di Bilancio ha stanziato i primi 3 miliardi per il 2021 (tra 5 e 6 a regime a partire dal 2022), che si sommano ai circa 125 miliardi attualmente dedicati ad altri strumenti che andranno gradualmente in pensione, dai vari bonus (nascita, bebè), alle detrazioni per i figli a carico e l’assegno familiare. Il traguardo appare comunque prossimo, come ha sottolineato Elena Bonetti. «L’approvazione dell’assegno unico e universale per i figli è un importantissimo passaggio: il primo pezzo del family act che a questo punto vede ormai la concretezza della prospettiva di essere attivato dal primo luglio» ha spiegato la ministra per la Famiglia.

Intanto il governo prosegue lavoro sul decreto Sostegni atteso la settimana prossima. Il provvedimento è al Mef dove procedono le riunioni e le simulazioni per trovare la quadra ma ci sono ancora molti nodi da sciogliere. Attesi da gennaio per sostenere le aziende colpite dalle restrizioni della seconda ondata del virus, gli indennizzi arriverebbero praticamente nel mezzo della terza ondata del virus, con il risultato che chi aspetta i risarcimenti di inizio anno si trova già alle prese con le perdite dovute alla nuova recrudescenza. Da qui la necessità di ragionare anche ad un nuovo scostamento di Bilancio.

Lo schema

 

Uno dei problemi più importanti da risolvere riguarda i criteri di assegnazione dei ristori a fondo perduto. Nello schema messo a punto nei giorni scorsi era stato stabilito che gli indennizzi dovessero spettare alle attività con ricavi e compensi non superiori a 5 milioni di euro e con perdite minime del fatturato del 33%. Ma questa impostazione viene giudicata troppo restrittiva dalle categorie, tanto che ora il governo sta ipotizzando di alzare la soglia dei beneficiari fino a 10 milioni. Le attività produttive sono in subbuglio. «Le nostre richieste al Governo sono semplici: vanno tenute aperte le attività o moriremo di fame. Vanno assicurate le condizioni necessarie per mantenere la massima sicurezza ma non possiamo permetterci di tenere chiuse le imprese che tengono viva l’economia» spiega Eugenio Filograna, presidente di Autonomi e Partite Iva. 
 

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