I tecnici confermano ai pm: su Alzano scattò l'allarme. E oggi la verità del governo

I tecnici confermano ai pm: su Alzano scattò l'allarme. E oggi la verità del governo
I tecnici confermano ai pm: su Alzano scattò l'allarme. E oggi la verità del governo
di Claudia Guasco
4 Minuti di Lettura
Venerdì 12 Giugno 2020, 07:14 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 04:02

Ai pm di Bergamo, per tirare le fila dell'inchiesta sulla mancata creazione della zona rossa ad Alzano e Nembro, mancano solo tre audizioni, quelle decisive. Oggi ascolteranno come persone informate sui fatti il premier Giuseppe Conte, i ministri Luciana Lamorgese e Roberto Speranza, dopo di che decideranno sui destini del fascicolo. Che potrebbe fare un passo oltre con l'iscrizione di indagati, qualora venissero individuate responsabilità, oppure trasferito per competenza.
MAIL E DIRETTIVE
Già la prossima settimana il procuratore facente funzione Maria Cristina Rota, con i pubblici ministeri titolari anche delle indagini che riguardano il caso dell'ospedale di Alzano e le morte nelle Rsa della bergamasca, avranno tutti gli elementi per mettere un punto fermo. Sul tavolo degli inquirenti c'è la documentazione raccolta all'Istituto superiore di sanità, chiesta ai ministeri e alla Regione Lombardia: mail, direttive e circolari che permettono di avere un quadro completo di ciò che è accaduto dal 3 al 7 marzo, giorni in cui la zona rossa nella bergamasca pareva imminente e invece l'ordine di blindare tutto non è mai arrivato. Con le audizioni, lo scenario sarà completo e i pm stabiliranno se non sigillare Alzano e Nembro sia stata una scelta politica condivisa, se la Regione potesse muoversi autonomamente o il via libera finale spettasse a Roma. E ancora, se vi sia un'ipotesi di reato e ascrivibile a chi.

Conte: «Zone rosse Alzano e Nembro? Sono sereno, venerdì riferirò ai pm di Bergamo»

Nell'eventualità in cui si dovessero ipotizzare responsabilità a carico di esponenti del governo durante l'esercizio della funzione, il procedimento dovrebbe essere trasmesso al Tribunale dei Ministri del distretto e quindi a quello che ha sede presso la Corte d'Appello di Brescia. Alla base delle prossime mosse della Procura ci sono i numeri, e cioè se il mancato isolamento dell'area abbia avuto effetti sul numero di decessi e sul tasso di mortalità registrato nella zona. Per questo giovedì è stato sentito il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, il quale il 3 marzo firmava un documento in cui si legge che «pur riscontrandosi un trend simile ad altri comuni nella regione, i dati in possesso rendono opportuna l'adozione di un provvedimento che inserisca Alzano Lombardo e Nembro nella zona rossa». Ieri è stata la volta di un altro tecnico, il rappresentante dell'Oms e consulente del governo Walter Ricciardi. La linea seguita è quella illustrata da Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità: «È stata sollevata l'attenzione sulle aree dove c'era il numero maggiore di casi e sono state fatte, con una tempistica stringente e non perdendo assolutamente tempo, tutte le analisi che hanno permesso al decisore politico di fare le scelte del caso». E qui sorge il problema, quale parte della politica avrebbe dovuto intervenire. La Regione Lombardia oppure il governo.

Zone rosse, scontro pm-governo: i magistrati domani da Conte

IL RIMPALLO
Convocati in Procura a Bergamo due settimane fa, il governatore Attilio Fontana e l'assessore al Welfare Giulio Gallera hanno fornito una versione fotocopia: «Era pacifico che la decisione di istituire la zona rossa spettasse a Roma, dato che era già stato inviato l'esercito. Non ho subito alcuna pressione dal mondo economico per lasciare tutto aperto», ha detto il presidente. E il numero uno di Confindustria Lombardia Marco Bonometti, sentito il 4 giugno, ha confermato, sottolineando però che «noi imprenditori ritenevamo inutile un'area chiusa in quella zona all'inizio dell'emergenza». Quanto a Gallera, ha ribadito ai pm: «Aspettavamo il via libera da Roma». Il 7 aprile però ha ammesso: «Ho approfondito la questione ed effettivamente la legge c'è». È l'articolo 32 della legge 23 dicembre 1978 n.833, che permette al presidente della giunta regionale e al sindaco di emettere «ordinanze di carattere contingibile ed urgente» in materia di sanità. Come nel caso di epidemia Covid-19, appunto. Sarà questa la legge citata oggi di fronte ai magistrati dal premier Conte, che riferirà «doverosamente - come ha detto - i fatti di mia conoscenza». Ribadirà che la Regione Lombardia, con cui da mesi c'è un rimpallo di responsabilità, aveva gli strumenti tecnici per agire in autonomia come hanno fatto altre Regioni. L'Emilia Romagna, ad esempio: «Abbiamo decretato Medicina zona rossa in una notte e poi informato il governo», afferma il governatore Stefano Bonaccini. Per il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, invece, l'audizione riguarderà i colloqui con il prefetto di Bergamo quando nei giorni critici si decise il rinforzo del personale chiamato a presidiare l'area di Alzano e Nembro che poi non venne chiusa e la ricostruzione dell'iter seguito per isolare Codogno il 23 febbraio.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA