Rocio Munoz Morales e l'amore con Bova: «Mi hanno descritto come una donna senza valori e ho sofferto»

Rocio Munoz Morales e l'amore con Bova: «Mi hanno descritto come una donna senza valori e ho sofferto»
di Gloria Satta
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Mercoledì 21 Aprile 2021, 07:16 - Ultimo aggiornamento: 17:51

Giura che Raoul Bova non ha avuto le bozze in anteprima. «Sta leggendo il libro in questi giorni e scopre le emozioni che avevo nel cuore ma sono riuscita a mettere sotto forma di romanzo solo durante il lockdown», spiega Rocío Muñoz Morales, 32 anni, spagnola, dal 2012 compagna dell'attore 49enne da cui ha avuto le piccole Luna (5) e Alma (2). Attrice, showgirl, ballerina, conduttrice tv con un Sanremo all'attivo (l'edizione 2015 con Carlo Conti), occhi nerissimi e vitalità inarrestabile, Rocío non si è accontentata di recitare: in attesa che Canale 5 mandi in onda la serie Giustizia per tutti, da lei interpretata con Bova, ed escano i suoi ultimi film (They Talk To Me, un horror per Amazon, e la commedia Troppa famiglia di Pierluigi Di Lallo) debutta come scrittrice con il libro Un posto tutto mio (Sonzogno) in vendita da domani. Protagonista, guarda caso, è una spagnola che, tra storie familiari, leggende, fantasmi, ritrova in Italia le radici.

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È la sua autobiografia?
«No, è un romanzo che mescola la finzione a episodi della mia vita. Volevo raccontarli senza essere in prima linea».


Dov'è il posto tutto suo?
«In Italia, a Roma, dove vivo con Raoul e le nostre bambine. Non avrei mai pensato di sentirmi a casa qui, anche se vado spesso a Madrid a trovare i miei».

 


Si è sempre sentita accettata in Italia?
«Sì, dal primo momento, altrimenti non sarei rimasta. Ma all'inizio sono stata vittima di pregiudizi».


Quali?
«Ero giovane, attrice e spagnola, secondo gli stereotipi caliente. Ma è acqua passata. Ora la gente mi ama davvero, sono perfino spariti gli hater sui social».


Le è pesato essere al centro di gossip per la sua storia con Bova che usciva da un matrimonio e aveva già due figli?
«Sì, ho sofferto perché sono stata descritta come una persona senza valori, cioè diversa dalla realtà. Mi sono sentita ferita, ma a darmi forza è stata l'educazione ricevuta dai genitori e l'amore purissimo per Raoul».


Cosa l'ha fatta innamorare di lui?
«Il suo grande cuore. È una bellissima persona, un buono».


Che ruolo interpreta nella serie Giustizia per tutti?
«Sono un avvocato che difende Raoul accusato di aver ucciso la moglie. Una donna tosta, come del resto la protagonista di They Talk to me, una vedova che parla con il marito morto, e la madre sincera che faccio in Troppa famiglia».

Come ricorda la sua partecipazione al Festival di Sanremo?
«È stata un'esperienza magnifica che ho affrontato con inconsapevolezza ma tanta spontaneità. È servita a farmi conoscere per quella che sono».


Cosa vuole fare da grande?
«Continuare nel cinema, in tv, a teatro.

Qualunque sfida è importante, mi aiuta a crescere fin da quando giravo la Spagna per insegnare a ballare ai vecchietti. Rispetto il lavoro, conosco il sacrificio e amo sorprendere. Dopo Sanremo avevo un grande potere contrattuale ma feci teatro per due lire. Preferisco le scelte non scontate».


La bellezza quanto l'ha aiutata nel suo mestiere?
«Poco e niente. Per anni, anzi, mi sono sentita brutta: troppo alta, magra come uno spaghetto, poco seno, le sopracciglia folte... A scuola mi bullizzavano. Ho capito tardi di piacere, ma non ho mai puntato sul mio aspetto».


Ha ricevuto molestie, inviti a cena sospetti?
«Mai, sono sempre stata diffidente e ho schivato le occasioni equivoche. Mi fa una grande rabbia vedere che molti uomini abusano delle donne e della loro presunta debolezza. Ma noi siamo solo diverse dai maschi. E pretendiamo il massimo rispetto».


Cosa le ha lasciato il lockdown?
«Una maggiore consapevolezza come donna, come madre. E la voglia di essere ancora più positiva verso la la vita».

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