Piero Angela, l'ultima intervista al Messaggero: «Impariamo a rispettare l'ambiente a cominciare dal mare, al pubblico piace imparare la scienza»

Piero Angela
Piero Angela
di Ilaria Ravarino
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Sabato 13 Agosto 2022, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 21:29

(Intervista pubblicata sul Messaggero del 21 ottobre 2019)

Piero Angela ha passato una vita sul piccolo schermo, abbastanza a lungo per diventare sinonimo di buona televisione. È un’icona di scienza e sapienza, di quelle che in rete generano a getto continuo centinaia di meme (nomignolo ricorrente sui social: “il sommo”). Garbo piemontese, uomo di spettacolo da almeno 65 anni, da sempre legato all’azienda pubblica e padre dell’uomo che “divulga forte” nel sabato sera di Rai 1, a 90 anni - 91 a dicembre - Piero Angela si regala un capriccio, abbandonando per un giorno gli studi televisivi per calcare il palco del teatro. Stasera al Parco Auditorium della Musica di Roma, il 17 dicembre al teatro La Fenice di Venezia, il padre di Quark, Superquark e Alberto sarà, insieme all’esploratore e amico Alberto Luca Recchi, uno dei protagonisti dello show I segreti del mare, accompagnato dalla voce di Noa nella tappa romana e dal pianoforte del jazzista Danilo Rea in quella veneta. Condotto da Pino Strabioli, lo spettacolo sarà «un’occasione per scoprire le meraviglie e le fragilità del mare, un secondo paradiso che rischiamo di perdere».


Si sente a suo agio sul palco?
«Mi sento tranquillo, perché il conduttore vero e proprio sarà Pino Strabioli: lui è il nostro maestro di cerimonia, quello incaricato di introdurci e stimolarci».


Ma come si svolgerà lo spettacolo?
«Sarà diviso in tre parti.

Una riguarderà le curiosità sul mare, le altre due saranno legate alle storie di Alberto Recchi e mie. Io e Recchi collaboriamo da tanti anni, abbiamo fatto tv insieme e scritto tre libri. Siamo amici nella vita, ma abbiamo due modi diversi di vivere e raccontare il mare. Lui lo fa attraverso magnifiche fotografie ed esplorando in prima persona i fondali. Ha ripreso di tutto, inclusi squali e grandi cetacei. Dirà quello che ha visto e vissuto. Sarà la narrazione della vita di un grande conoscitore di mari».

 

Piero Angela, dalla conduzione del Tg1 alla divulgazione scientifica


E lei cosa racconterà?
«La storia del mare dal punto di vista della ricerca. Parlerò dell’evoluzione dell’uomo, della vita nei mari e dei problemi che si creano con il riscaldamento terrestre. Si parla tanto delle foreste e poco degli oceani. Gli oceani assorbono un terzo dell’anidride carbonica e producono un terzo di ossigeno in più dell’Amazzonia. Se turbiamo il loro equilibrio, dobbiamo aspettarci grandi guai».


Greta Thunberg non fa che ripeterlo. Le piace?
«Sì, ma attenzione: queste cose si sapevano anche trent’anni fa, ma nessuno le voleva ascoltare. I movimenti ecologisti sono sempre esistiti. Oggi, certo, le cose stanno peggiorando. Gli accordi di Parigi sono disattesi da paesi che a parole dicono di rispettarli e poi non lo fanno. Oggi si vive nell’eterno presente. Navighiamo a vista. Il problema non è il problema. Il problema è l’uomo».


La tv però dà segnali positivi. Suo figlio ha rifatto il 18.5% di share con “Ulisse”.
«È stato molto bravo. Fa una televisione diversa dalla mia, certo. Ma è giusta e coinvolgente. Di quelle che parlano direttamente al pubblico».


E lei porta la scienza a teatro. Non le sembrano due bei segnali?
«Il pubblico è cambiato. Le nuove generazioni hanno studiato più di quelle vecchie, sono più curiose e disposte a imparare».


Le nuove generazioni sono migliori delle “vecchie”?
«Non necessariamente. Le nuove generazioni sono vittime di un grande edonismo. Le vecchie avevano il senso del dovere e del sacrificio. Quando ero bambino sapevo di avere dei doveri e dei dritti che venivano dai doveri. Non c’è migliore e peggiore: per ogni vantaggio c’è sempre uno svantaggio da pagare».


Tornando al mare: cosa l’affascina di più?
«Miliardi di anni fa le forme viventi si sono sviluppate nell’acqua. Con gli organismi policellulari nasce la vita. E con la vita anche la morte, perché prima di loro i batteri tecnicamente non morivano mai: si replicavano in continuazione, l’uno perfettamente identico all’altro. La vita che nasce insieme alla morte: lo trovo un concetto molto affascinante».
 

Ilaria Ravarino

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