Galeazzi morto, l'addio di Mara Venier: «Bisteccone mio...». Quando a Domenica In disse: «Mi restano gli ultimi 500 metri»

Compagni di avventure televisive negli anni '90, erano amici da 25 anni. L'ultima apparizione del telecronista in tv nel 2019: la Venier si commosse.

Galeazzi morto, l'addio di Mara Venier: «Bisteccone mio...». Quando a Domenica In disse: «Mi restano gli ultimi 500 metri»
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Venerdì 12 Novembre 2021, 13:32 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 08:52

«Bisteccone mio...se ne va un pezzo importante della mia vita...». Con un post su Instagram, Mara Venier, storica compagna di avventure televisive di Giampiero Galeazzi, dà il suo addio al giornalista sportivo, malato da tempo, morto oggi all'età di 75 anni. «Io e lei eravamo una bomba in tivù. Funzionavamo sul piano fisico…», aveva dichiarato qualche tempo fa il telecronista sportivo. Proprio da Mara, a Domenica In, nel gennaio del 2019, Bisteccone (soprannome affibbiatogli per la sua mole dal giornalista Gilberto Evangelisti) tornò in una delle sue ultime apparizioni televisive. Lì Galeazzi aveva raccontato la sua malattia: il mese prima, infatti, si era presentato in sedia a rotelle, visibilmente provato da una ‘misteriosa malattia’, tanto che sui social, aveva confessato lui stesso: «Molti mi avevano già fatto il funerale».Il giornalista sportivo raccontò di essere stato messo in sedia a rotelle per un’operazione al ginocchio, ammettendo di avere qualche problema di salute . «Ho il diabete –confessò -, è il mio compagno di viaggio. È una malattia micidiale. Sono rimasto sorpreso anch'io dall'affetto del pubblico, sono rimasto sconcertato dalla popolarità e dall'affetto. Mi ha chiamato una signora dall'America e mi ha detto cosa dovevo fare. Ho usato la metafora degli ultimi 500 metri perché è quella del canottaggio e significa che uno si gira indietro e controlla i rivali. Io vedrò chi c'è con me (Mara pronta: “Io ci sarò”). Non era facile tornare qui una seconda volta. C’è chi ha provato a dissuadermi, ma io ho detto che questa è casa mia e allora sono tornato».

Giampiero Galeazzi e il soprannome «Bisteccone» nato da Gilberto Evangelisti

Giampiero Galeazzi, l'addio commosso sui social

Sei meglio di un panino

Mara e Giampiero erano amici da 25 anni, di quelle amicizie sincere. Galeazzi riassunse così, a modo suo, il valore di quel rapporto: «Mara è meglio di un panino». «Mi cambiò la vita, dopo 20 anni ci siamo riuniti in trasmissione e siamo sempre gli stessi capaci di ballare sotto le stelle con una gamba sola». E poi confessò: «Avevo paura che Mara mi rubasse l’audience di 90esimo minuto quando mi invitò a Domenica In e invece fu una vera e propria bomba. Lei è stata sempre all’avanguardia in questo, e ora vi sono solo delle volgari imitazioni». Parole che Zia Mara ricambiò, commuovendosi e abbandonando lo studio in lacrime:«In questo mondo ci sono molte false amicizie, ma tra ma e Giampiero è nata un’amicizia fraterna che va avanti da 25 anni - disse - un’amicizia vera basata sul rispetto, la complicità, sulla voglia di stare insieme, per me lui è uno della mia famiglia.

La televisione non c’entra, è un regalo bellissimo che mi è stato fatto».

In quell'intervista Galeazzi ricordò l'unica grande ingiustizia che subì nella sua vita: la Federazione non lo portò in doppio di canottaggio alle Olimpiadi del 1968 in Messico e quella ferita rimase sempre aperta. “Fu colpa della Federazione e del Coni e per questo nelle mie telecronache faccio critiche aperte. Meritavo quella partecipazione alle Olimpiadi e invece mi hanno portato come passeggero clandestino” e la Venier: “Gliel'hai detto?”, “Gli ho menato con il microfono in senso metaforico. Ho detto loro talmente tante parole che non se le dimenticano più”. L'intervista divenne quasi una celebrazione con la telecronaca della medaglia d'oro di canotaggio dei fratelli Abbagnale e di Di Capua alle Olimpiadi: “Era un tre con… c'ero anch'io sopra.. non due con… tre con…la Rai aveva dichiarato sciopero 12 ore prima della gara, andai a ubriacarmi nel quartiere americano. Rientrò lo sciopero e mi ritrovarono mezzo ubriaco e senza budge del pass olimpico, mi portarono davanti al microfono e feci quella telecronaca che è rimasta nella storia. I canottieri erano considerati figli di un Dio minore e invece oggi siamo io e loro. Il canottaggio è la mia vita”.

L'amore per la Lazio

Galeazzi era un laziale sfegatato. «Quando la Lazio vinse lo scudetto nel 2000 - raccontò - stavo facendo la telecronaca di una partita di tennis al Foro Italico vicino allo stadio, a un certo punto alla radio sento che la Juventus stava perdendo a Perugia e la Lazio vinceva con la Reggina. Ho lasciato tutto rischiando il licenziamento e sono entrato in curva”. Quell'intervista finì con la Venier che salutava con un affettuoso e promettente: «Per oggi è finita, ma chissà» e Galeazzi che rispose con la dolcezza di un amico che è una rarità incontrare: «Tra noi non finirà mai». Oggi lo sa bene anche lei. 

 

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