Anche mamma e papà devono rispettare la privacy dei figli. Per quanto possano essere belli, bebè con guanciotte irresistibili, bambini biondi e fotogenici, sportivi, artisti, attori nati, se non top model, i genitori non devono avere il potere assoluto di postarli. A fronte di una deriva che non riguarda soltanto i baby influencer (o i baby di influencer) il parlamento francese ha deciso di correre ai ripari con una legge appena passata in prima lettura all'Assemblée Nationale. Tra le misure più importanti, la creazione di un diritto alla privacy per i figli nei confronti dei genitori, in particolare quelli che, magari animati dalle miglior intenzioni, li esibiscono senza limiti sui social network, con reel del piccolino che fa il bagno, stories a non finire della primogenita che mangia la pappa, interviste ai gemelli, cronistorie Youtube delle prime parole, dei primi passi, delle prime pedalate. Un allarme che risuona anche in Italia. «È un argomento per il quale ci stiamo battendo molto - dice Carla Garlatti, Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza - Ho scritto una nota al presidente del Consiglio Giorgia Meloni in cui, fra le varie urgenze che ho segnalato, c'è anche quella di intervenire su questo fenomeno».
LA PEDOPORNOGRAFIA
«Il 50 per cento delle foto che si scambiano sui siti pedopornografici era stato inizialmente postato dai genitori sui loro social» ha esordito all'Assemblee Nationale il deputato macronista Bruno Studer, che con Aurore Bergé (capogruppo di Renaissance) ed Eric Pouillat, ha presentato il progetto di legge ai loro colleghi, trovando per una volta l'emiciclo quasi del tutto d'accordo.
VIOLENZE EDUCATIVE
«Si tratta di pratiche assimilabili alle violenze educative ha dichiarato Thomas Rohmer, presidente dell'Osservatorio della genitorialità e dell'Educazione digitale Non possiamo restare indifferenti, quando poi decidiamo di vietare la sculacciata e altre azioni considerate umilianti». Il testo precisa che l'esercizio sul diritto all'immagine del minorenne è esercitato in comune dai due genitori. In caso di disaccordo il giudice potrà vietare a uno dei due di postare immagini dei figli. Si può addirittura arrivare a una «delega forzata dell'autorità genitoriale», la cui portata deve però essere ancora definita. Per i legislatori, l'obiettivo è più prevenire che punire, una norma pensata «per sensibilizzare e non per reprimere». «Questa legge ha detto Studer vuole ricordare ai genitori che sono loro i primi a dover proteggere l'immagine dei figli di fronte ai rischi che una sovraesposizione può comportare». Per alzare la guardia sui rischi dell'uso dei social, è stata presentata una legge parallela che punta ad indicare i rischi di un'eccessiva esposizione agli schermi. Come per i pacchetti di sigarette gli imballaggi di computer, smartphone e tablet vari dovranno portare la dicitura dei possibili effetti collaterali e nocivi dovuti ad un uso troppo intensivo. «L'overdose di schermo è un fenomeno di massa ha spiegato la deputata Caroline Janvier che può provocare obesità, disturbi del sonno e ipertensione».
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