Cinquantanni più due di carriera per Angelo Branduardi. Perché lui, il suo primo disco lo fece nel 1972. «Ma la casa discografica - racconta a La Repubblica - non mi sopportava e lo buttò via, giudicandolo di pessima qualità». Oggi però l’artista celebra 50 anni di carriera con la riedizione degli album storici e una serie di concerti dall’inizio di maggio.
Gli esordi
Un inizio non semplice il suo. «Non erano stati anni facili: prendevo cachet da 20 mila lire, avevo una 500 di terza mano che si piantava sempre dove dormivo.
Il vero successo arrivò nel 1976, con il disco che oggi viene ripubblicato in vinile e porta una delle sue canzoni più famose "Alla fiera dell'est". «All'inizio non la voleva nessuno», dice. La svolta? «Mi invitarono in Rai e lì fu il boom». Un boom che non lo cambiò. Come fece? Semplice: «Fregandosene. O meglio, usandolo per portare avanti la mia arte». E la sua arte nasce «svegliandomi all’alba e scrivendo da mezzo addormentato. I sogni che sono ancora nella testa escono per la penna e restano sul foglio».
I concerti
E così ai suoi concerti «tanta gente stringe amicizia o si innamora. I Pooh si vantano del baby boom degli anni 70, io ho la colpa di parecchi matrimoni, ai tempi. Gente che, se ama me, ama certi valori e la musica non facile. Feci un concerto a piazza San Giovanni a Roma con una scaletta solo di canzoni dai dischi Futuro antico: erano in 12 mila». Angelo Branduardi torna a cantare dal vivo: il 2 maggio al Lirico Gaber di Milano e il 3 a Varese, per cominciare, solo lui e Fabio Valdemarin «e con una scaletta particolare, anche cose rare tipo La giostra e Benvenuta donna mia».