«Xylella, tutte le verità che il presidente Emiliano non sa oppure dimentica»

«Xylella, tutte le verità che il presidente Emiliano non sa oppure dimentica»
di Giuseppe SILLETTI
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Mercoledì 7 Agosto 2019, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 21:29

Nell'intervista concessa a Quotidiano, il Presidente Emiliano, non so se in buona o cattiva fede, incorre in confusioni che lo rendono poco credibile. Fa esordio dicendo che dal 2015 non ha disprezzato nessuno, salvo un attimo dopo, nella successiva risposta, attaccare Roma asserendo che il commissariamento del Consiglio dei Ministri è stato un fallimento e che la palla è stata nascosta. Poi continua dicendo che il mio nome alla nomina di Commissario è stato fatto da lui a Renzi. Poiché questa storia l'ha raccontata in diverse occasioni, corre l'obbligo di fare chiarezza.

Dati alla mano, a fine 2014 lo stato sulla diffusione della Xylella in Puglia si mostrava allarmante e difficile da contrastare, al punto tale che la Regione Puglia con nota del 27 gennaio 2015 prospettò l'esigenza di intervenire con mezzi e poteri straordinari, istituendo per 180 giorni, successivamente prorogati di altri sei mesi, lo stato di emergenza diretta al contenimento della diffusione del patogeno e a scongiurare il pericolo della procedura di infrazione contro l'Italia. Dopo diversi incontri nelle sedi romane tra rappresentanti del Ministero delle Politiche Agricole, del Corpo Forestale dello Stato, della Protezione Civile e della Regione Puglia si arrivò al 10 febbraio 2015, quando il consiglio dei Ministri deliberò la istituzione dello stato di emergenza. Soltanto il giorno dopo il Capo del Dipartimento della Protezione Civile dispose il necessario per la gestione della emergenza e nominò Commissario delegato il Comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato per la Regione Puglia. Quindi (cosa che il Presidente Emiliano evidentemente ignora) neanche ci fu una nomina ad personam al Generale Giuseppe Silletti, ma fu fatta una scelta a valenza istituzionale per coinvolgere l'intero Corpo Forestale dello Stato.

Si giunse a questa conclusione ritenendo che questa struttura dello Stato fosse la più adatta a fronteggiare quel tipo di epidemia. A tutto ciò si arrivò dopo alcuni incontri tra il sottoscritto e il dottor Gabriele Pagliardini, cui seguirono successivi incontri prima con l'assessore Fabrizio Nardoni e successivamente con il Presidente Vendola, il quale ne parlò con il Ministro Martina, che approvò. A tutto questo si aggiunse anche l'approvazione dell'allora Capo del Corpo Forestale dello Stato, ingegner Cesare Patrone. All'epoca, quindi, prima della delibera del Consiglio dei Ministri, con Emiliano, che era semplicemente un assessore del Comune di San Severo (l'inizio del suo mandato a Presidente della Regione Puglia è del 26 giugno 2015), cosi come con altri politici e rappresentanti di categorie agricole, in virtù del gravissimo pericolo dell'avanzata del patogeno sollecitavo la promulgazione degli atti governativi che avrebbero consentito l'avvio delle azioni di contrasto.

In merito alle affermazioni ...non ho mai disatteso le misure UE, quando moltissimi erano contrari al taglio degli alberi dicevo che non c'erano alternative, non aggiungo nessun commento, rimandando tutto alle affermazioni di segno diametralmente opposto riprese dalla stampa fin dall'inizio di questa storia.
Veniamo al punto dolente: Emiliano, giusto perché non ha mai disprezzato nessuno, afferma: ...ha tenuto il piano fermo nove mesi senza tagliare nemmeno un albero. Per rispondere a questa inesattezza (o falsità) è necessario fare un poco di cronistoria. Con l'ordinanza dell'11 febbraio 2015 fu dato incarico al Commissario delegato di predisporre entro venti giorni un piano per fronteggiare l'emergenza; entro tale periodo il piano venne elaborato e consegnato sia al Comitato tecnico scientifico che a quello di monitoraggio per la relativa istruttoria e ottenne l'approvazione del Capo del Dipartimento di Protezione Civile il 19 marzo successivo. Da quel momento in poi la struttura commissariale si è mossa fattivamente in ogni direzione mettendo in campo tutta la forza a disposizione.
Emiliano ancora non esisteva sulla scena regionale (tranne per la sua campagna elettorale, quando prometteva, in caso di elezione, di risolvere il problema in 100 giorni) ma noi eravamo in campo con oltre una sessantina di pattuglie a fare il nostro dovere per cercare di applicare tutte le prescrizioni del Ministero e della UE. Emiliano non sa che il nostro Piano oltre a prevedere tutte le indicazioni volute dalla Decisione di esecuzione era fondato su strategiche metodologie scientifiche. Emiliano non sa che in quel periodo, man mano che procedevano le scoperte, in particolare dall'Università e CNR di Bari, anche la normativa veniva modificata e con essa i Piani. Sicuramente Emiliano non sa che l'attuale Decisione di esecuzione, tutt'ora in vigore, venne promulgata il 18 maggio 2015 e il decreto attuativo del ministero venne alla luce il 19 giugno 2015. Certamente Emiliano non sa che in pochissimi giorni venne redatto e approvato un secondo piano (4 luglio 2015) per continuare più incisivamente il programma da attuare. Dopo tale data Emiliano era nel pieno dei suoi poteri per cui non so se non sapeva o faceva finta di non sapere. Certo è che il Commissario si è adoperato a 360 gradi, attraverso l'applicazione di ben 13 misure e, in brevissimo tempo, furono emanati e notificati ben 189 atti di abbattimento, interessando contemporaneamente i Comuni di Brindisi, Oria, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Cellino, Cerano, Francavilla, Veglie, Trepuzzi e Squinzano.

I primi abbattimenti non furono effettuati dopo nove mesi (come sostiene Emiliano) ma solo dopo 24 giorni, esattamente il 13 aprile 2015 ad Oria, dove si trovava il focolaio più a Nord. Da quel momento in poi l'attività di abbattimento ha avuto un forte ritardo a seguito delle note vicende di contrasto, operate da chi si opponeva alla nostra attività. Da quello che sappiamo tutto nasce da alcune segnalazioni alla Procura di Lecce, secondo le quali esisteva un complotto ai danni dell'olivicoltura pugliese; complotto che, allo stato dei fatti, finora non è stato dimostrato. Il Commissario si è trovato di fronte ad un muro praticamente invalicabile (probabilmente Emiliano avrà fatto un'analisi costo/benefici ed ha scelto di stare al fianco dei negazionisti). Si ebbero problemi di ogni genere; invasione di centinaia di manifestanti (molti con presidi permanenti) in diversi territori delle province di Brindisi e Lecce. Ad Oria si ebbe il culmine delle avversità, il Prefetto di Brindisi fu costretto ad impiegare oltre 200 agenti delle varie forze di polizia per assicurare, di notte, l'abbattimento di 52 alberi. Veri e propri atti intimidatori furono registrati nei confronti di agricoltori ben disposti ed eseguire gli abbattimenti e, addirittura, nei riguardi di ispettori fitosanitari e del personale del Corpo Forestale dello Stato impegnati nell'attività di prelevamento di campioni. Contro il Piano furono organizzate manifestazioni con le quali si bloccarono strade, ferrovie e centri urbani, a tutto questo seguirono a livello personale insulti e meschinità di ogni genere. Vanno citati anche gli innumerevoli ricorsi al TAR da parte di privati, associazioni e Comuni per impedire gli abbattimenti fino ad arrivare al sequestro delle piante malate da parte della Procura di Lecce. Si disse anche che con quell'atto diversi festeggiarono, alcuni lo ritennero addirittura un atto di liberazione e che se ci fossero le condizioni si sarebbe costituito parte civile (parole di Emiliano). I festeggiamenti però finirono ben presto, soprattutto quando ci si rese conto che l'epidemia ormai aveva condotto a morte milioni di piante e quando l'Unione Europea avviò la procedura di infrazione.

È a questo punto che Emiliano, vedendo diminuire il numero dei negazionisti e aumentare in modo esponenziale quello dei danneggiati dalla Xylella, ha rifatto l'analisi costo/benefici ed ha deciso di farsi fotografare sul trattore o mentre fa finta di piantare una pianta.
Oggi ci sarebbe da chiedere come mai queste cose non le ha fatte prima, come mai non ha aiutato il Commissario (che rappresentava lo Stato) nel momento del bisogno, come mai ha sempre corteggiato quelli che proponevano cure alternative, recentemente sconfessati sia dal TAR che dal Consiglio di Stato. E come mai non ha ancora risolto il problema, atteso che dal momento in cui è nata la sua responsabilità sono passati 1.310 giorni, quindi ben oltre i 100 promessi. Purtroppo questi interrogativi non avranno mai una risposta.

Il Commissario ha trovato la Xylella ad Oria e ad Oria l'ha lasciata, con la certezza che quel fronte epidemico si sarebbe potuto bloccare se non avessero stoppato il Piano. Emiliano la Xylella l'ha trovata ad Oria e chissà oggi dove è arrivata. Il bollettino dell'ultimo campionamento fa presagire evoluzioni ancora più allarmanti. In Basilicata molti olivicoltori sono già pronti a chiedere il risarcimento alla Regione Puglia appena la Xylella avrà varcato il confine. Purtroppo sarà sempre peggio se il problema non viene affrontata con forte determinazione. Farlo con poca determinazione, senza alcuna strategia scientifica e mettendo al potere persone negazioniste non è il modo migliore.

Un'ultima cosa: parlare di fallimento del Piano significa dare addosso e offendere la dignità professionale di diverse centinaia di persone, come quelle del Corpo Forestale dello Stato, oggi Carabinieri, che con convinzione e abnegazione hanno sempre offerto il proprio servizio per tentare di fermare l'epidemia.
Pur tuttavia un consiglio ad Emiliano lo voglio dare: a conti fatti la Xylella si è presa gioco di tanti e ha mostrato di essere una entità estremamente intelligente, portandosi dalla sua parte molti amici che hanno agevolato la sua diffusione; però è risaputo che è anche traditrice, per cui così come ha distrutto l'olivo allo stesso modo potrà distruggere coloro che gli hanno dato una mano.

Ringrazio quanti mi inviano parole di solidarietà.

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