Dalla campagna vaccinale al marketing territoriale: analisi della "Vacinada" di Helen Mirren e Checco Zalone

Dalla campagna vaccinale al marketing territoriale: analisi della "Vacinada" di Helen Mirren e Checco Zalone
di Roberto DE DONNO
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Venerdì 7 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 01:10

Sul perché il nuovo video di Checco Zalone, spopolato in questi ultimi giorni, possa essere interpretato nell’ottica del marketing territoriale è presto detto, al di là della giovialità della bachata, cantata in versi in lingua spagnola maccheronica, e della ironia sul tema vaccinale, inteso come rimedio risolutivo sia per la vita amorosa che relazionale. Nell’esprimersi quasi con una certa lusinga a tutto fuorché al contesto, la breve trama del video si svolge nell’entroterra salentino. 
 

Luogo appena menzionato all’inizio, quando uno smarritissimo Oscar, alias Checco, chiede informazioni ad una signora intenta a fare giardinaggio, la raffinata attrice Helen Mirren, sulla strada per arrivare alla Zinzulusa. Pur non svelandosi come tale, in questa circostanza il marketing territoriale ha sicuramente vinto, avendo, il video, posto l’attenzione su quanto il mondo del viaggiatore distingua i luoghi inconsueti dai luoghi comuni (intesi nelle varie declinazioni, letterarie e metaforiche, dell’essere, in un certo senso, “comunemente inconsueti”). 

Il luogo di per sé evidente


A partire dall’auto sportiva di autentica produzione italiana (mitica Alfa Romeo Duetto, rigorosamente decapottata già nel mese di aprile, come si evince dai titoli della sigla, a significare la temperatura già mite di inizio primavera), fino a focalizzare l’attenzione sulla cartina geografica della Puglia poggiata sul sedile, sull’abbigliamento semplice e comodo del vestito bianco di pizzo, sugli alberi di limone, sui muretti a secco, sui pasticciotti, sulla moka del caffè, sui vasi di terracotta, sulla terra coltivata intorno, sulla masseria, sul mare celeste come il cielo, tornando alla citazione iniziale della grotta Zinzulusa, tutto si riferisce con assoluta inequivocabile certezza al Salento, sebbene non venga mai pronunciato il suo nome. La eterea rappresentazione di un amore quasi improbabile fra i due protagonisti si staglia entro un quadro perfetto di colori, profumi e sapori che vengono man mano rivelati nel corso del filmato, ove tutto è talmente genuinamente nostrano, da far sì che una donna straniera, famosa e benestante, vi si sia stanziata in tutta la sua contentezza del dimorare in una suggestiva casa di campagna. 


L’aspetto interessante del video, che – probabilmente – accrescerà la curiosità della gente per questa terra, consiste in una concezione fluttuante del territorio, fatta di soste, di sguardi, di profumi, di cibo, di colori, in cui colui che esplora non procede per trovare qualcosa, ma trova perché camminando si imbatte in un che di incantate, cioè viene in contatto con qualcosa di talmente bello proprio perché inaspettato. E, talvolta, si sa, non cercando può capitare di fare i migliori incontri. E, infatti, la originalità di questo simpatico video si spiega nella poesia che da esso trapela. 


La bellezza vera, essenziale, è quella che si affida alla ricerca (in) comune della poesia.

Essa è uno spettacolo da contemplare romanticamente con lo sguardo degli amanti, ossia di coloro che amano qualcosa in comunione di intenti, avendo la medesima sensibilità di riscontrare nella bellezza l’occasione per far risuonare una sorta di musicale armonia con il flusso della vita, con i ritmi dell’esistenza, con i tempi dell’attesa, con la nostalgia dei luoghi, con la meraviglia dell’origine. Infatti, le cose belle sono quelle che, se condivise, danno pieno sfogo alla tensione erotica, ossia generano amore nel mentre ad esso stesso tendono.

Il cosiddetto "sempre nuovo"


Il marketing territoriale – quello fatto bene – in quanto strumento pro-positivo per creare bellezza, è intriso di poesia nel suo dialettico rapporto di causa-effetto con la creatività, la storia e il daimon. Il marketing territoriale, come se fosse poesia, genera un amore incondizionato verso la vita del luogo, pre-dispone l’animo dell’osservatore all’incantamento e raggiunge il cuore lì, esattamente lì, dove ci si ri-trova, instaurando un’attrazione erotica con il luogo s-oggetto di bellezza. Nella sua aura di rispetto per il contesto in cui si è prodigato, il marketing territoriale devoto alla spiritualità dei luoghi, dovrebbe pressoché tradursi in una sorta di religione dei luoghi stessi, la cui attenzione li protegga dal rischio di consumazione o addirittura di cancellazione. Esso, tra l’altro, può altresì generare immortalità, ossia una permanenza nel ricordo che recupera nel presente ciò che dal passato è degno di riaffiorare. Si tratta di ri-attualizzare ciò che può ri-produrre oggi quel che è stato prima, grazie ad un impegno costante proteso alla rivelazione del genius loci. L’eros del marketing territoriale deve costruire un mondo che esalti un cosiddetto “sempre nuovo” collocato in un contesto che non può e non deve cadere nell’oblio, seppur coinvolto in una sorta di ri-equilibrio emotivo derivante da un certo ri-proponimento di identità: la dimensione erotica rende, quindi, la scena sempre nuova, purtuttavia nella continua discontinuità dell’esistenza umana, in cui l’uomo è chiamato a creare bellezza per vivere appieno la propria vita nel luogo che gli appartiene. 


Nel video di Checco Zalone si riconosce e si canta la seduzione della strada sterrata che conduce ad una meta inaspettata e che, tuttavia, ad essa ci si abbandona nella letizia di un luogo che non pretende di essere visitato, ma promette di poter essere raccontato, e in questa leggiadria racchiude tutta la sua forza poetica. Nel deviare e perdersi dalla strada principale, il protagonista è giunto inconsapevolmente in un luogo magico, perfetto, in cui cogliere subito l’occasione per gioire di quelle emozioni che scollano gli occhi dalla mappa per farli andare in una alterità di sguardi immersi in contesti straordinari. E in questo vagare, in questo culmine sensoriale, si sta fisicamente dentro quei lunghi in cui, prima o poi, ci si vorrà recare.
 

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