Vaccino obbligatorio: non ci sono alternative (in linea con la Costituzione)

di Umberto UCCELLA
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Mercoledì 8 Settembre 2021, 05:00

Le misure di contrasto alla pandemia adottate o annunciate dal governo hanno aperto nel paese una discussione dai toni aspri. Un movimento variegato e con fortune alterne si è sviluppato lungo una dialettica che implica riferimenti in più direzioni. La scienza, ma anche il dettato costituzionale e, in definitiva, l’idea e la pratica concreta della libertà dei cittadini ne sono le assi principali.

Sgombriamo il campo dagli equivoci: non faccio parte della nutrita schiera di allenatori da bar sport improvvisamente diventati virologi. Mi considero un osservatore -più o meno attento- della realtà che ci circonda, che cerca di interpretarne le dinamiche con le chiavi di lettura di cui dispone. Sugli aspetti scientifici, pertanto, dico subito che mi atterrò ai pronunciamenti ufficiali delle nostre autorità sanitarie e delle loro istituzioni. Sulle altre implicazioni che ho richiamato, ho un’opinione che, ovviamente, qui, non mi sottrarrò dall’esprimere.

L'avallo della Costituzione

Su una questione, mi pare di poter essere netto fin quasi alla perentorietà: l’ipotesi di obbligatorietà dei vaccini sarebbe, a mio giudizio, perfettamente in linea con la Costituzione e con le leggi ordinarie dello Stato. Non serve scomodare i costituzionalisti. I giuristi più significativi mi pare convergano, nella loro stragrande maggioranza, su questa convinzione. Basta, d’altro canto, sapere - come sappiamo - che, di vaccini obbligatori, in Italia, ce ne sono già abbastanza, senza che ciò abbia mai destato opposizioni così virulente come quella che si vorrebbe mettere in atto in questi mesi contro vaccini e green pass. Naturalmente, quelli antiCovid potranno essere disponibili per l’obbligatorietà solo nel momento in cui Aifa ed Ema ne avranno dichiarato il superamento della condizione di farmaci emergenziali, alla stessa stregua di quanto già avvenuto nei giorni scorsi negli USA.

In secondo luogo, vorrei far notare che anche il certificato verde e la sua possibile estensione sono perfettamente in linea con la Costituzione e le leggi ordinarie dello Stato. Si tratta di una materia senz’altro omologabile alla fattispecie che ha riguardato il lockdown. Lo dico per la semplice ragione che, in fatto di restrizioni della “libertà personale”, è persino una misura di gran lunga più blanda di quanto non sia avvenuto, fino a pochi mesi fa, con la chiusura totale delle attività e con la limitazione delle possibilità di movimento dei cittadini. Durante il lockdown, non mi pare si siano levate voci significative in ordine alla sua costituzionalità. Dato, oltretutto, che la nostra Legge Fondamentale prevede che, in caso di prevalenti ragioni di sicurezza e di salute pubblica, misure di tale portata, sebbene di inusitata durezza, siano assolutamente entro i confini della legittimità.

L'iperbole come clava

Nella larghissima maggioranza raccolta attorno a Draghi, oggi, invece, si sta delineando un confronto molto teso in ordine all’annunciata scelta di ricorrere all’obbligo di vaccinazione dell’intera popolazione di età superiore ai 12 anni e sulla possibilità di estendere il green pass ad altri luoghi ed attività oggi non previsti. Salvini, con la consueta iperbole maneggiata come una clava, ha enumerato i paesi in cui vige l’obbligo di vaccino, per segnalare che non sono certo annoverabili tra quelli più importanti dell’Occidente. Turkmenistan e Indonesia non sono sicuramente il nostro modello democratico e di civiltà. Ma, date le circostanze drammatiche nelle quali l’intero pianeta è immerso, l’Italia può essere il battistrada in Europa e in Occidente delle scelte più idonee per contrastare il carattere assunto dalla pandemia e dalle insidiose varianti in circolazione. Questa è una pandemia da non vaccinati. Anche Anthony Fauci lo ha riconosciuto per gli Stati Uniti. O, meglio, è una pandemia che colpisce in larghissima parte i non vaccinati e coloro che, pur vaccinati, hanno esaurito l’efficacia della copertura anticorpale. È qui che non vi può essere smentita. Guardiamo al nostro Paese. Il caso Sicilia fa scuola: entra in zona gialla perché è la regione con meno dosi di vaccino iniettate e, dunque, con un grado di utilizzo delle terapie intensive e dell’ospedalizzazione che supera i parametri stabiliti. Ma, più in generale, come giustamente riferisce il nostro Istituto Superiore di Sanità (ISS), è dai dati registrati complessivamente che si è potuto attribuire, in ragione di percentuali, l’efficacia dei vaccini.

Da qui, si è desunto che i vaccini coprono per l’88% contro il virus e, per una percentuale che si aggira attorno al 95%, contro i casi di morte, di ospedalizzazione e di ricovero in terapia intensiva.

L'assenza di alternative

Tutto questo mi fa dire, da non esperto, ma da semplice osservatore, che non hanno alternativa le ragioni che spingono il governo ed il ministro della Salute, Speranza (spesso definito dagli “stregoni” no-vax un povero sprovveduto), ad adottare le misure sull’obbligatorietà del vaccino, sull’estensione dell’uso del green pass e sulla somministrazione della terza dose. Vedremo, al momento opportuno, quanto quell’obbligo sarà totale, oppure se riguarderà un nucleo di categorie via via più ampio. A questa politica, comunque, come dicevo, non trovo alternative plausibili. Il vaccino è un deterrente insostituibile, ad oggi, nel contrasto al virus. Anzi, al proposito, occorrerebbe una politica di maggiore coordinamento sul piano internazionale. Come ha detto Roberto Speranza al G20 sulla sanità, è indispensabile insistere sulla necessità di una sospensione dei diritti di proprietà su tali farmaci per meglio permettere il carattere globale dell’azione di contrasto al Covid. È innanzitutto un problema di giustizia e di solidarietà verso i più poveri della Terra. Ma è una necessità inderogabile. Senza il coinvolgimento dei paesi più poveri, non ci sarà sicurezza da nessuna parte al mondo. Ed aumenterà il rischio di moltiplicazione di varianti del virus che potrebbero mettere in discussione l’efficacia stessa dei vaccini.

Questi sono i motivi fondamentali per i quali penso che la battaglia dei no-vax sia quanto di più deleterio possa manifestarsi in un momento così grave e drammatico, che, però, non manca della possibilità di una svolta positiva.
 

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