Libertà e responsabilità: cosa tenere a mente quando si parla di vaccini

di Donato DE GIORGI
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Domenica 8 Agosto 2021, 05:00

Nel periodo estivo la nostra attenzione è abituata ad essere richiamata – tra un successo sportivo ed un altro - verso temi di così alto valore da doverli considerare insoliti. È proprio in questi giorni si dibatte sulla liceità del green pass, sulla discriminazione, sull’illegittimità della vaccinazione forzosa, sull’insicurezza delle cure e della vaccinazione in particolare (che Cacciari definisce – analogamente ad alcune esternazioni dei movimenti no-Vax – “sperimentazione di massa”).

Non vogliamo risollevare le argomentazioni brillantemente esposte nelle pagine del Quotidiano da Francesco Fistetti, inerenti la filosofia del sospetto, sottolineando l’importanza che gli intellettuali ripensino e chiariscano la teoria della libertà. Noi oggi vogliamo con semplicità sottolineare l’importanza di essere vaccinati, per alcuni precisi motivi. Ad oggi il vaccino è l’unico elemento che si è dimostrato in grado di cambiare la storia del Covid. E la nostra storia. Il vaccino può limitare fortemente la gravità della pandemia e tutte le conseguenze negative (anche economiche e sociali) che essa rappresenta. Oggi il vaccino è il più forte elemento per esaltare il concetto corretto di libertà; un concetto che non è un illusorio progetto di illimitata estensione dell’individualismo, ma capacità di essere, esprimersi riconoscendo sempre il rispetto per se stessi, per gli altri, per la natura e l’ambiente: per la vita!
Il vaccino e la sua documentazione (green pass) è il più importante lasciapassare per aprire e ingrandire il varco verso una vita che possa ridiventare una nuova esistenza basata sul lavoro, la solidarietà e il rispetto. È del tutto incomprensibile (se non per asfittiche ambizioni economiche, limitate nel tempo) la protesta di alcune categorie, che dovrebbero puntare proprio sul green pass come garanzia di sicurezza per stabilizzare i livelli di erogazione di servizi.

L'aumento dei contagi

Si è molto parlato di varianti e di recente incremento nella diffusione degli infetti (basta ricordare che il Salento è da alcune settimane l’area con il maggior numero di nuove infezioni in Puglia). Deve essere precisato che a Lecce la quasi totalità dei nuovi infetti è costituita da persone non vaccinate o con una sola dose somministrata!
Sul green pass si possono ribadire critiche (soprattutto su tante imprecisioni burocratiche: chi è guarito con una sola dose effettuata coma da linee guida, chi deve interagire con piattaforme diverse, ad esempio britanniche), sollevare dubbi, evidenziare paure, ma deve essere chiaro che siamo in una situazione emergenziale, unica, in cui le nostre regole sociali e culturali sono concettualmente rispettate. 

Come si fa ad immaginare che il green pass sia solo una prassi finalizzata per discriminare i cittadini? Così come non abbiamo mai contestato che la pubblica sicurezza controlli se siamo in possesso di una patente mentre siamo alla guida, perché dovrebbe apparire dispotica una norma che impone al ristoratore di controllare lo stato di vaccinazione della sua clientela (e quindi fornire maggiore sicurezza a tutti, oltre alla sua stabilità economica)?
Il vaccino è il modo più vero ed efficace per rendere omaggio alla vita di quanti, cittadini e operatori sanitari, ci sono stati rubati da un virus famelico, prima delle campagne vaccinali.

Vaccinarsi non è un obbligo, ma una straordinaria opportunità, la sola che rende gli operatori sanitari idonei alla loro professione di cura (per cui chi non si sottoporrà, presto sarà purtroppo allontanato, per inidoneità lavorativa), la sola che rende i cittadini meno suscettibili all’infezione, comunque meno grave.

Il senso di responsabilità

Ma, in ogni caso, la libertà di non vaccinarsi (quindi una possibilità straordinariamente più elevata di far circolare l’infezione e le varianti), comporta il dovere di avvertire chi è vicino e di non esercitare professioni “a rischio”.
È augurabile che l’utilizzo del green pass sia estensivo, che possa servire da incentivo alla vaccinazione. La differenza tra mondo “sviluppato” e paesi del “terzo e quarto mondo” è tra i primi che orpellano sulla libertà di vaccinarsi, di certificarne la procedura verso uno Stato “vessatorio” e gli altri che ambirebbero soltanto ad accedere al vaccino, àncora di salvezza per tutti. Bisogna trasformare il modello di pensiero, così che la vita non sia stanca sopravvivenza, ma un nuovo modo per interpretare il mondo.
 

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