Uno stile nuovo e un pubblico nuovo

Uno stile nuovo e un pubblico nuovo
di Luca BANDIRALI
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Giovedì 25 Gennaio 2018, 05:55
Un ragazzo della periferia milanese ha fatto un album che ha otto milioni di ascoltatori al giorno sul servizio streaming Spotify. Sono numeri che in Italia non fa nessuno, né Jovanotti né Vasco, e neanche i giovani artisti senza cognome che nei talent show accumulano centinaia di ore di esposizione televisiva. Il ragazzo si chiama Gionata Boschetti, è nato nel 1992 e ha cominciato molto presto a esprimersi nella forma artistica che oggi gli consegna il record di ascolti, il rap, assumendo il nome d’arte di Sfera Ebbasta. Oltre agli ascolti digitali, gli album di Sfera Ebbasta si vendono anche in formato cd, in controtendenza con un mercato in ribasso: ha già avuto un disco di platino nel 2016, per aver totalizzato oltre cinquantamila copie, e si appresta a fare ancora meglio con l’ultimo album, significativamente intitolato “Rockstar”. Le copie fisiche dell’album vengono comprate da migliaia di ragazzi che non hanno il lettore cd, ormai un dispositivo per collezionisti, venduto in pochi esemplari in negozi specializzati; se non lo ascoltano, perché lo comprano? Perché acquistando il cd possono partecipare al firmacopie, l’evento che è fulcro della strategia promozionale di questa generazione di artisti: i fan si mettono in coda presso lo store che ospita l’evento con il cd precedentemente acquistato, lo esibiscono all’ingresso e si garantiscono l’opportunità di fare un selfie in compagnia del musicista, che contestualmente firma la copia del cd e la dedica al fan. Il firmacopie è stato lo strumento più efficace per la diffusione della rap-mania in questi ultimi anni. Perché finora soltanto il pop e il rock avevano avuto questo tipo di riscontri commerciali in Italia: il rap, sebbene in circolazione fin dagli anni ’90, ha vissuto un’esistenza di nicchia con alcune episodiche sortite di successo. Poi la determinazione cieca di artisti come Fabri Fibra e Club Dogo ha traghettato il rap difficile da vendere, il solo genere popolare che non sforna canzoni, verso una dimensione più ampia, preparando il terreno a una nuova generazione, di cui Sfera Ebbasta sembra il campione indiscusso.
</DC>Nuova generazione significa anche nuovo stile e nuovo pubblico. Chi sono gli artefici degli otto milioni quotidiani di clic sui brani di Sfera? Chi sono quelli che si mettono in fila per avere una foto con lui? Ragazzi che hanno dieci anni meno, teenager che frequentano la scuola d’obbligo e che amano i suoi versi e la sua attitudine, la sua immagine e (sia detto senza alcuna ironia) la sua musica. Il filone di cui Sfera è interprete in lingua italiana è la cosiddetta “trap”, uno stile nato ovviamente negli USA che associa strumentali scure, elettroniche e poliritmiche a un flusso di parole velocissimo, spesso inintelligibile. La versione della trap che emerge dall’ascolto di “Rockstar” è elegante, ben confezionata da un coetaneo di talento assoluto, Charlie Charles; i versi di Sfera sono tematicamente legati agli stereotipi del rap e stilisticamente in evoluzione verso qualcosa di più interessante dell’attuale forzatura ossitona. C’è molta malizia da esperto della comunicazione: considerata l’età acerba dei fan, Sfera fa sfoggio del fumo (“sempre perenne rolling quando arriva sera”) e degli abiti firmati (“ti compro una borsa di Dior”), ma disprezza la cocaina, il che è tutto sommato tranquillizzante per quella forma residuale di sorveglianza familiare ancora in circolazione fra gli adolescenti.
Il dato più interessante è senza dubbio che il mercato della musica ha un pubblico giovane disposto a spendere qualcosa per fruire di un prodotto: i fratelli più grandi di questi ragazzi non compravano più niente da anni, con la scusa che si poteva scaricare tutto gratis (illegalmente). L’altro dato è che il tempo dei vecchietti in jeans ad aizzare gli stadi sembra finito o almeno circoscritto alla dimensione live per nostalgici: se vuole sopravvivere e addirittura prosperare, l’industria deve investire su gente come Sfera, connessa con il pubblico reale attraverso media più performanti della televisione o della radio in senso tradizionale. Infine, la difficoltà che gli adulti anche mentalmente aperti e senza pregiudizi possono incontrare nel tentativo di apprezzare la trap di Sfera Ebbasta, è il sintomo del suo autentico carattere generazionale: sarebbe innaturale se piacesse anche ai papà e alle mamme, è tempo di vivere una fase di sana, fisiologica incomunicabilità.
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