Unioni civili, un ritardo da colmare per l'Italia

di Arrigo COLOMBO
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Martedì 19 Gennaio 2016, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 15:22
La questione delle unioni libere o coppie di fatto, come delle coppie omosessuali, si trascina in Italia da decenni, mentre la più parte delle maggiori nazioni da decenni o quasi l'ha risolta. L'ultimo tentativo fu quello di Prodi, nel suo secondo governo, avversato fortemente dalla gerarchia cattolica che minacciò di sospendere i parlamentari dai sacramenti. E anche adesso è il gruppo dei cattolici del Pd che oppone difficoltà ed eccezioni al tentativo del governo.
Si sa che il fenomeno delle coppie di fatto è in espansione, che nel NordEuropa è al 50% delle unioni, mentre al Centro è sul 30-35%, in Italia e Spagna si aggira intorno al 10-15%. Dietro a questa tendenza c'è un complesso insieme di fattori, tra cui dev'essere considerato anzitutto il conflitto di coppia che porta alla separazione e al divorzio; conflitto che per i figli è fonte di sofferenze, di nevrosi, di un complesso disagio che porta poi alla sfiducia nel vincolo coniugale, vincolo matrimoniale, matrimonio indissolubile della tradizione cattolica. Ma altri importanti fattori storici intervengono, fattori dello sviluppo storico ed umano: il principio della libertà personale, mentre s'indeboliscono i vincoli di tradizione e di costume; l'emancipazione della donna, ancora in corso; il principio dell'amore come fondamento del rapporto, che s'introduce col Romanticismo, e che la Chiesa di fatto ignorava.

Basti ricordare i tre fattori dell'unione coniugale che la Chiesa ha teorizzato: procreazione, aiuto mutuo, rimedio alla concupiscenza: manca proprio l'amore, un fatto di estrema gravità se si pensa che l'amore è al centro dell'annunzio evangelico (e v'era poi, lungo tutta quella tradizione, la condanna della sessualità come male).

L'indissolubilità del matrimonio, poi, si lega anche alla tendenza dogmatica e costrittiva della Chiesa, che promana dalla sua struttura gerarchica e dispotica. Il testo evangelico, infatti, per quanto sia forte, ammette almeno un'eccezione, quella dell'adulterio, cioè di un altro rapporto, transitorio o meno; che è poi, in realtà, la causa maggiore dei conflitti di coppia, come delle separazioni e divorzi; tradizionalmente facile da parte del maschio, della sua pretesa di superiorità, di possesso e dominio della donna. A parte il fatto che una corrente teologica – tra cui il maggior moralista cattolico del '900, Bernhard Häring – tende a considerare il testo evangelico non come un precetto ma come un ideale proposto all'umanità; considerando la “finitudine” e “precarietà” dell'essere umano, e quindi l'intrinseca difficoltà di un rapporto di coppia indissolubile.
Su questa complessa situazione interviene a un certo momento lo Stato, col patto civile di solidarietà. Interviene per salvaguardare comunque alcuni diritti della coppia, ma insieme, con un vincolo giuridico, la rafforza. Questo si sta ora cercando d'introdurre in Italia, dove ancora manca.

E non può non valere anche per le coppie omosessuali, una volta che si è compreso che l'omosessualità non è un vizio ma una diversa forma nell'impianto o nel costituirsi della natura e persona; che non ha alcuna valenza morale-immorale; e che la coppia omosessuale è un analogo dell'etero (l'analogia è molto ben conosciuta nell'ambiente ecclesiastico e teologico); e secondo l'importante documento dei teologi americani (di una commissione istituita dall'episcopato per una revisione di tutta l'etica sessuale) dev'essere riconosciuta e anche benedetta in una chiesa. La coppia omosessuale è un analogo della famiglia. Non si capisce perché non possa come la famiglia avere figli, adottarli, crescerli, educarli. Ciò che conta per i figli è – come dicono i pedagogisti – il «nido d'amore»; oltre, si capisce, all'onestà dei genitori. Ma ecco che oggi i parlamentari cattolici, anche di sinistra, si oppongono all'adozione.

Si tratta di compiere, forse, l'ultimo passo nel processo d'integrazione dell'omosessualità. Se si pensa che nel medioevo cristiano veniva considerata un vizio gravissimo e punita col rogo. Un misfatto di cui la Chiesa porta la pesante responsabilità. Come per i cosiddetti eretici. Di contro al precetto evangelico che vuole si ami e benefichi anche il nemico, vero o supposto; di contro al principio fraterno che dovrebbe presiedere all'intero comportamento umano; ecco che la Chiesa, invece, nega la libertà di coscienza, e ignora il rapporto fraterno che è la nuova e unica norma che il Cristo le ha dato.
Arrigo Colombo