Una cabina di regia per realizzare
la statale Lecce-Taranto

di Lino DE MATTEIS
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Mercoledì 17 Maggio 2017, 23:59
L’area storico-geografica del Grande Salento ha bisogno di infrastrutture per crescere e per non restare marginale rispetto alla naturale forza centripeta che, sempre più, eserciterà la città metropolitana di Bari, già capoluogo della Regione Puglia. Sono in particolare le infrastrutture dei trasporti la chiave per unificare e dare forza agli interessi economici di Brindisi, Lecce e Taranto, che rappresentano gli apici di un triangolo ideale per favorire lo sviluppo della penisola salentina.
Una di queste infrastrutture, come giustamente ha ricordato Adelmo Gaetani su questo giornale, è rappresentata dalla superstrada che dovrebbe collegare Taranto e Lecce, la così detta bradanico-salentina, che, nella sostanza, avvicinerebbe il Salento alla Basilicata, poiché il fiume Bradano sfocia nel Golfo di Taranto nei pressi di Metaponto. Da decenni, quest’opera è ferma ad un tratto di strada tra Manduria e San Pancrazio Salentino, una decina di chilometri di modernità per chi prova a raggiungere Lecce da Taranto, e viceversa, tra una selva di centri abitati, strade ad una sola corsia, incroci e semafori.
La bradanico-salentina rappresenterebbe il completamento strategico essenziale per la realizzazione di quella piattaforma logistica internodale più volte invocata anche dall’imprenditrice Chiara Montefrancesco dalle colonne di questo giornale. Un’infrastruttura fondamentale non solo per lo sviluppo turistico dell’intero Salento ma anche per la quotidianità dei salentini e per la commercializzazione dei prodotti locali.
È di questi giorni, per esempio, la bella notizia che anche a Taranto arriveranno da quest’anno i croceristi, una tendenza che, ci si augura, continui nel tempo e cresca d’intensità. Con la bradanico-salentina operativa, il capoluogo jonico accrescerebbe notevolmente le potenzialità della sua offerta escursionistica, sfruttando a pieno titolo l’attrattiva del brand turistico del Salento: oltre alla visita, naturalmente, della “città spartana” e quella alla Valle d’Itria, potrebbe offrire la visita alla virgiliana Brindisi e quella al barocco Lecce. Con percorsi medi di circa 30-40 minuti di macchina, Taranto offrirebbe ai croceristi un ventaglio di proposte che vanno da Metaponto ad Otranto.
A parte il turismo, la bradanico-salentina avrebbe un impatto positivo sulla vita quotidiana degli stessi salentini. Il suo naturale prolungamento, attraverso la basentana, da Metaponto a Potenza, avvicinerebbe il Salento a Napoli e Roma, attraverso l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Raggiungere la capitale, seguendo questo percorso, potrebbe significare un risparmio medio di tempo di circa 30-50 minuti, rispetto al tradizionale percorso autostradale da Bari.
L’istituzione poi dell’Autorità portuale di Taranto (nella quale sarebbe opportuno che rientrasse anche il porto di Brindisi, attualmente dipendente ad Bari, dando così luogo a un’unica autorità portuale del Grande Salento) favorisce la crescita delle potenzialità per la commercializzazione dei prodotti salentini, da quelli derivanti dalla lavorazione agricola ai manufatti industriali e artigianali, oltre, ovviamente, ad agevolare l’approvvigionamento delle materie prime.
Il discorso delle infrastrutture ha bisogno della volontà e della capacità dei territori di richiederle. Ma senza attendere messianiche soluzioni di unità politico-istituzionale di quest’area geografica, se c’è veramente una reale volontà di crescere insieme è sufficiente che la società civile, il mondo economico e le istituzioni costituiscano una “cabina di regia” per elaborare una proposta unitaria e porla come prioritaria alla Regione, al Governo nazionale e all’Europa.
Non bisogna chiedere l’autorizzazione di nessuno per realizzare la “cabina di regia”, serve solo la volontà politica e la consapevolezza di darsi da fare per il bene collettivo. Il coordinamento dovrebbe innanzi tutto partire dalle istituzioni: un ruolo fondamentale hanno i sindaci dei tre capoluoghi e i presidenti delle tre province, che dovrebbero avere la responsabilità di promuovere l’iniziativa a cui aggregare i sindaci degli altri Comuni, i rappresentanti politici alla Regione, al Parlamento e all’Europarlamento, quelli del mondo imprenditoriale e della società civile.
Bisogna però darsi una mossa e fare presto, perché la storia va avanti, l’economia mondiale gira e cerca nuovi sbocchi. Da quanto è emerso dal recente summit economico di Pechino su “la via della seta”, la Cina cerca un porto europeo per i suoi programmi di espansione commerciale. E tra quelli strategici che può offrire l’Italia, oltre a Genova e Trieste, c’è anche Taranto, che qualche anno fa snobbò l’offerta da mezzo miliardo di euro dal gigante cinese Evergrande. I tempi sono cambiati, ci auguriamo, ma bisogna presentarsi con le carte in regola agli appuntamenti con la storia.
 
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