La Puglia alza le barriere al turismo straniero: così le parole di Emiliano alla fine spiazzano e confondono

di Francesco G. GIOFFREDI
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Domenica 20 Giugno 2021, 05:00

Il vocabolario del post pandemia è tutto in un prefisso che sa di fatica, speranza e residui di paura: “ri-”, come ripartenza, riapertura, ricostruzione, l’idea cardine di un filo da riannodare, legando il “prima” al “dopo”. Un cammino in salita. E non a caso, tra macerie economiche e un virus non ancora soggiogato, alle istituzioni e ai decisori pubblici spetta un compito delicato. Un compito appesantito dal fardello pandemico: garantire responsabilmente qualche minima certezza a cui aggrapparsi, risparmiando agli italiani il catalogo di brusche retromarce e repentini cambi di scenario. Ecco: augurarsi che dall’estero quest’estate «venga meno gente possibile» in Puglia, è un messaggio magari coraggioso, ma dissonante, contraddittorio, disorientante, per qualcuno persino destabilizzante. Il virgolettato è di Michele Emiliano, governatore di una regione che anche sull’appeal turistico prova a imbastire tutti quei verbi col prefisso “ri-”.

La dichiarazione spiazza per più motivi. Primo: per il contesto, perché è stata scandita - in un capolavoro al contrario di eterogenesi dei fini - proprio durante la presentazione dello spot promozionale lanciato per calamitare turisti. Secondo: per “l’albo d’oro” del governatore, che un anno fa sbandierava al mondo le virtù della “Puglia Covid free”, invitando a rifugiarsi in questo spicchio di paradiso epidemiologico, salvo pochi mesi dopo individuare nelle scuole il maggior vettore del contagio. Ieri ha invece cambiato ancora chiave di lettura: «L’anno scorso l’ondata di ottobre è stata innescata dai viaggi dei pugliesi in Grecia, in Spagna e a Malta». Non più solo la scuola, dunque. Terzo motivo: per il merito del messaggio, una mazzata al comparto turistico che già vacillava e che cerca disperatamente un orizzonte di programmazione, magari proprio puntando qualche fiches sul ricco turismo extra-italiano. Quarto: per l’intempestività, perché le imprese hanno già avviato i motori della stagione estiva. C’è poi un post-it da fissare nel carosello di dichiarazioni: proprio ad aprile Pier Luigi Lopalco, assessore regionale alla Sanità, diceva di essere «per quest’estate molto ottimista, penso che la circolazione virale a giugno si ridurrà e passeremo delle belle vacanze». Certo, lo spettro delle varianti del coronavirus ora spaventa ed è senz’altro questo timore ad aver innescato lo scivolone di ieri del governatore. Ma in politica occorrerebbero “piedi freddi” per evitare di generare smarrimento.

Ora come non mai.

Non che Emiliano non sia in buona compagnia. Tanto per fare un solo esempio: il recente mezzo pasticcio sulla campagna vaccinale nazionale, tra richiami col mix di dosi e fasce d’età “ballerine”, ha accentuato l’incertezza. Il punto, da qualsiasi prospettiva, è proprio questo: dal contenimento del virus alla vaccinazione di massa, dalla cassetta degli attrezzi per la ripresa economica alla riapertura delle scuole, non sono ammessi più tentennamenti, balbettii, fumosi “faremo” e “vedremo”. Da parte di nessuno, a Roma come in Puglia.

I precedenti dell’ultimo anno non depongono purtroppo a favore. Nei mesi scorsi il governatore è passato, anche in poche ore, dall’esultanza per la zona gialla all’auspicio della rossa. A giugno del 2020 apriva le porte senza remore (e all’epoca senza vaccini): «Per fortuna in Puglia i contagi sono praticamente zero, chi viene qui non rischia nulla, quindi invito tutti a venire». E ad agosto Lopalco garantiva: «Le discoteche all’aperto? La presenza delle persone viene comunque in qualche maniera mitigata dal fatto che all’aperto la trasmissione virale è più bassa». Il 24 settembre, all’avvio dell’anno scolastico, presidente e neo-assessore non avevano grossi dubbi: «Abbiamo messo in campo tutta la preparazione di cui potevamo disporre. I pediatri di libera scelta sono pronti ad affrontare i casi che inevitabilmente ci saranno. Non dobbiamo spaventarci, siamo pronti». Un mese dopo un’ordinanza regionale prevedeva lo stop totale alla didattica in presenza.

Evitare gli eccessi non guasterebbe, tanto quando si predicava l’indistinto «venite a ballare in Puglia», quanto oggi quando si auspica il turismo esclusivamente interno accantonando il tesoro degli arrivi stranieri. Nel mezzo, tra i due poli, ci sono responsabilità, capacità d’amministrare, programmazione. Parole-spot che in questa strenua battaglia hanno declinazioni ben definite: i tamponi e il tracciamento puntuale dei casi positivi soprattutto da varianti, il ritmo costante nella vaccinazione (e la Puglia ha saputo recuperare molto bene il terreno), la somministrazione delle dosi ai turisti in vacanza (strada abbandonata troppo presto), il confronto serrato e costante con gli attori socio-economici per dissodare il terreno alla ripresa e alla spesa del Recovery plan, la visione chiara e concreta della Puglia post pandemica, la ripartenza in sicurezza e con continuità della scuola. Con la prudenza e la cautela richieste dal Covid, ma senza viaggiare sul caotico ottovolante dei segnali e delle dichiarazioni.
 

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