Se l'ecologia non è integrale, non è vera ecologia

di Mons. Vito ANGIULI
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 22 Settembre 2021, 05:00

Per molti credenti e non credenti, l’enciclica Laudato si’ (= LS) di Papa Francesco è il punto di riferimento per la questione ecologica. L’idea centrale è intendere “l’ecologia integrale” come “cura della casa comune” e non solo “cura dell’ambiente”, nella convinzione che «tutto è in relazione», «tutto è collegato», «tutto è connesso». La ricezione dell’enciclica, però, spesso avviene in forma frammentaria. Si scelgono a proprio piacimento singoli brani o si citano frasi “a effetto”, col rischio di ridurre il documento pontifico a un accumulo di massime su una serie di argomenti disparati (clima, acqua, biodiversità, ecc.), perdendo di vista la complessità, la coerenza e il punto centrale della visione pontificia. 

L’ecologia integrale mira a tenere insieme le differenti prospettive ecologiche: ambientale, sociale ed economica (cfr. LS, 139-142), culturale (cfr. LS, 143-146), della vita quotidiana (cfr. LS, 147-155), del bene comune (cfr. LS, 156-158) e della giustizia tra le generazioni (cfr. LS, 159-162). Si tratta non di un’enciclica “verde”, ma di un’enciclica “sociale”, al fondo della quale vi è un principio generale: non si può essere ecologisti nei riguardi dell’ambiente e individualisti in riferimento ai temi etici della giustizia sociale e della custodia della vita umana. In altri termini, non si può difendere l’ambiente e, nello stesso tempo, professare e praticare la “cultura dello scarto”.
A tal proposito, il Papa scrive: «È preoccupante il fatto che alcuni movimenti ecologisti difendano l’integrità dell’ambiente, e con ragione reclamino dei limiti alla ricerca scientifica, mentre a volte non applicano questi medesimi principi alla vita umana. Spesso si giustifica che si oltrepassino tutti i limiti quando si fanno esperimenti con embrioni umani vivi. Si dimentica che il valore inalienabile di un essere umano va molto oltre il grado del suo sviluppo. Ugualmente, quando la tecnica non riconosce i grandi principi etici, finisce per considerare legittima qualsiasi pratica» (LS, 136).

Il richiamo disatteso

Purtroppo questo richiamo spesso è del tutto disatteso. Si rende così palese la contraddizione tra il pensiero del Papa e quello degli ambientalisti e si fa veramente drammatica la divaricazione tra l’allarme lanciato per la salvaguardia dell’ambiente e l’incontrollata e scivolosa deriva sui temi etici. Da una parte, infatti, ci si straccia le vesti perché la “terra brucia”, si grida allo scandalo per i numerosi danni all’ambiente, si fanno proclami per fermare la devastazione del pianeta che sembra sempre più inarrestabile, dall’altra si aspetta il momento opportuno per promuovere la legge Zan e, dopo aver raccolto le firme necessarie, ci si appresta a proporre due referendum: uno per la legalizzazione della cannabis e l’altro per l’eutanasia. In tal modo, il fossato tra l’ecologia ambientale e l’ecologia umana si allarga sempre di più fino a diventare una voragine abissale.

A dimostrazione di questa contraddizione richiamo tre questioni drammaticamente attuali: l’aumento dei suicidi giovanili, la promozione della maternità surrogata e l’odiosa pratica dell’aborto. Allarmanti, infatti, sono i dati forniti recentemente dall’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma circa l’aumento dei suicidi giovanili e dei comportamenti autolesivi degli adolescenti. Anche al pronto soccorso del “Kinderspital” di Zurigo l’anno scorso sono giunti più del doppio di bambini e adolescenti che hanno tentato il suicidio rispetto al 2019.

Secondo Markus Landolt, responsabile degli psicologi della clinica pediatrica, la causa principale è connessa con la pandemia di coronavirus. La ragione profonda, però, va cercata non solo nei problemi provocati dal Covid-19, ma soprattutto a causa di una cultura nella quale l’adolescente avverte la mancanza di senso e di valore della vita.

Non meno grave è la questione della maternità surrogata. Nei giorni 4 e 5 di settembre, si è tenuto a Parigi un evento denominato “Désir d’enfant”, “desiderio di un figlio” con l’intento di promuovere la maternità surrogata. Le modalità sono state quelle tipiche di una “fiera commerciale”: i donatori di gameti maschili e femminili si potevano scegliere da un catalogo; ogni clinica promuoveva il suo prodotto additandolo come il migliore e il più fornito; per la ricerca dell’utero in affitto ci si poteva avvalere di un database per trovare una madre surrogata che meglio potesse soddisfare i propri desideri e le proprie aspettative. Non sono mancate nemmeno le conferenze dedicate al “controllo dei costi” di una tale operazione. In tal modo, la genitorialità è stata presentata come una “fiera dei bebè fatti su misura”, come se generare un figlio assomigliasse all’acquisto di un nuovo prodotto commerciale, scelto secondo i propri gusti e le proprie possibilità economiche.

Il sussulto di umanità

Per fortuna, ogni tanto c’è chi ha un sussulto di umanità, come è accaduto alla statunitense Abby Johnson, protagonista di una vicenda che lei stessa ha narrato in un libro pubblicato in Italia con il titolo “Scartati. La mia vita contro l’aborto”, divenuto ora anche un film prodotto in America e intitolato “Unplanned. La storia vera di Abby Johnson”. Il film sarà nelle sale italiane il 28 e 29 settembre. La Abby Johnson aveva cominciato la sua carriera come volontaria di una delle più potenti organizzazioni di cliniche abortive d’America, profondamente convinta di fare il bene delle donne. Successivamente è diventata direttrice di un’importante clinica abortiva del Texas. Entrata un giorno in sala operatoria e vedendo per la prima volta quello che avveniva, ne è uscita così sconvolta da cambiare radicalmente atteggiamento divenendo una convinta e convincente attivista pro-life. Nel film si vede il feto tentare un’istintiva ascesa verso la parte superiore del sacco amniotico per ripararsi dal pericolo imminente. Dimostrazione evidente che il feto è un essere umano in formazione e non di un semplice “aggregato di cellule”! 

A fronte di questi fatti, viene da chiedere agli ecologisti: perché preoccuparsi solo della salvaguardia del creato se poi si lascia che i giovani si tolgono la vita per mancanza di senso e di speranza? A cosa serve allarmarsi per il degrado ambientale se poi si smarrisce il vero significato della genitorialità e non si custodisce la vita fin dal suo inizio? Perché lodare il Papa, se poi non si condivide con lui che l’aborto è un omicidio e la maternità surrogata una pratica aberrante? Ed infine: si è disponibili ad accettare la sua visione secondo la quale la transizione ecologica sarà veramente integrale se sarà umana oltre che ambientale, sociale oltre che economica, comunitaria oltre che personale, sistemica oltre che settoriale, globale oltre che nazionale, concreta oltre che prospettica, etica oltre che scientifica, spirituale oltre che tecnologica? La verità è che se l’ecologia non è integrale, non è vera ecologia!
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA