Il futuro della Terra d'Otranto e quel masterplan di cui si sono perse le tracce

Il futuro della Terra d'Otranto e quel masterplan di cui si sono perse le tracce
di Lino DE MATTEIS
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 06:22

Il Salento attende il masterplan previsto dal protocollo d’intesa “Terra d’Otranto: dalle radici il futuro”. Il protocollo voluto all’inizio dello scorso anno dai sindaci di Brindisi, Lecce e Taranto, dai rispettivi presidenti di Provincia e dal rettore dell’UniSalento, ha visto insediarsi, all’inizio dello scorso febbraio, presso l’ateneo salentino, il “tavolo interistituzionale” che deve redigere il masterplan sullo sviluppo integrato del territorio del Grande Salento. Il tavolo, coordinato dall’università, oltre ai rappresentanti delle istituzioni promotrici e ai docenti universitari, prevede anche una fase di ascolto pubblico del mondo economico-produttivo, sindacale e sociale. Ci si augura che il tavolo stia elaborando qualche idea, pur non avendo notizia alcuna delle sue riunioni previste mensilmente, ma ancor meno si sa se è stata avviata la fase di ascolto pubblico o le sue modalità.

L’attualità incalza e la cronaca ci offre quotidianamente problematiche la cui soluzione richiederebbe una visione d’insieme e una coralità di voci dal territorio. A partire dalle infrastrutture necessarie come la statale a quattro corsie bradanico-salentina 7ter che deve congiungere Lecce e Taranto, la statale 275 Maglie-Leuca che dovrebbe togliere definitivamente dall’isolamento il basso Salento, il raccordo ferroviario dell’aeroporto di Brindisi, l’alta velocità/capacità sino a Lecce, la metropolitana di superficie attraverso l’adattamento della linea delle Ferrovie Sud-Est. Ma ci sono anche eventi importanti all’orizzonte, come i Giochi del Mediterraneo di Taranto del 2026, che richiederebbero una adeguata programmazione affinché il Salento tutto si presenti con un brand unico e come una comunità ricettiva organica con servizi di qualità dovunque. O, ancora, la necessità di estendere il piano comunale di transizione ecologica delineato nel progetto “Ecosistema Taranto” anche a Brindisi e Lecce, perché sono evidenti le interconnessioni ambientali in un piccolo fazzoletto di terra qual è la penisola salentina.

Ma ciò che più serve è la definizione di un’idea di Salento e della direzione del suo sviluppo a cui Brindisi, Lecce e Taranto devono attingere per orientare organicamente le scelte utili a tutti. «Il progetto del “Grande Salento” si configura come un progetto di sviluppo integrato dell’intera area jonico-salentina che parte dalla riflessione/constatazione delle crescenti interrelazioni infrastrutturali, produttive, istituzionali e culturali, già esistenti o in via di diffusione, fra i tre territori provinciali», si premetteva nella bozza di protocollo d’intesa elaborata nel 2007 dagli allora presidenti delle Province di Brindisi (Michele Errico), di Lecce (Giovanni Pellegrino) e di Taranto (Giovanni Florido). Un principio già ispirato dall’urbanista di fama internazionale Giulio Redaelli, nel 1983: «La regione urbana jonico-salentina – scriveva – possiede da sempre, potenzialmente, la morfologia di una città policentrica, perfezionabile e ristrutturabile in un’unica grande Città jonico-salentina. Questa struttura policentrica è determinata dall’insieme costituito dalle maggiori città – Brindisi, Lecce, Taranto – e dagli insediamenti minori sparsi nelle pianure salentine, sulle colline (le Murge) e lungo le coste adriatiche e joniche; ed è dimostrata dalle interconnessioni da tempo antico e dalle nuove intrecciabili relazioni». 

Intuizioni che oggi si ritrovano espresse nelle analisi delle reti di “città intelligenti” o di “aree metropolitane” vaste e policentriche a cui, nell’ottobre scorso, ha fatto riferimento lo stesso sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, in un intervento pubblicato sulla pagina web ufficiale del capoluogo jonico. Melucci vede «una relazione stretta, sedimentata nella storia recente e lontana, di infrastrutture, abitati e in generale vita, non solo economica, che corre da una costa all’altra in uno spazio che, per i canoni globali, è davvero molto contenuto… ci stiamo ora interrogando su come trarre vantaggio da quella relazione, su come massimizzare le opportunità per i poco meno di due milioni di cittadini di questa area metropolitana senza soluzione di continuità. Ciò che in verità avevano compreso già i nostri avi della Terra d’Otranto». «Il masterplan che verrà realizzato con il contributo tecnico-scientifico di UniSalento – sottolinea Melucci – mira a dare soluzioni moderne e sostenibili a quelle sfide così complesse, perché le potenzialità di cui abbiamo sempre discusso nei nostri convegni diventino presto una programmazione amministrativa concreta, e perché possano essere superati gli stereotipi, patinati e non, delle Province salentine».

E conclude: «Da sempre le nostre terre sono state aperte al mondo, al centro di quel mondo. Non c’è ragione per cui da quelle radici non si possa insieme tornare al protagonismo della Terra d’Otranto».

Il pregevole spirito unitario che si ritrova nel protocollo d’intesa “Terra d’Otranto: dalle radici il futuro” è un patrimonio politico-culturale che non può essere disperso o vanificato dalle lentezze burocratiche o lungaggini accademiche. Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, quello di Brindisi, Riccardo Rossi, di Taranto, Rinaldo Melucci, i rispettivi presidenti di Provincia, Stefano Minerva, lo stesso Rossi, Giovanni Gugliotti, e il rettore Fabio Pollice, che lo hanno sottoscritto, hanno la responsabilità di dargli concretezza, portando subito a conclusione la redazione del masterplan. Vista l’unanimità di intenti raggiunta, che non è cosa di poco conto, non si può sprecare questa ennesima occasione per il Grande Salento di avere un documento programmatico comune cui ispirarsi nei prossimi anni. È loro la responsabilità di fare presto per sottrarre questo tentativo alla caducità della politica e delle amministrazioni pubbliche di per sé cangianti, che costringerebbe di nuovo a ripartire d’accapo, in una estenuante fatica di Sisifo senza termine, a danno del Salento tutto.
 

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