Scuola, dalle competenze chiave a quelle trasversali: dopo il Covid, urgente una riforma

di Salvatore P. POLITO
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Martedì 15 Giugno 2021, 05:00

L’annus horribilis della scuola si è chiuso con buona pace di tutti: famiglie, studenti, docenti e dirigenti. Cosa rimarrà nel “cappello di ciliegie” ancora non è dato sapere, gli esiti sono al vaglio degli addetti ai lavori. Di certo c’è che l’anno pandemico, per via delle restrizioni, ha rivelato i limiti della scuola italiana. 

Sorvolando sulle scelte del ministero competente, le spese, i provvedimenti, le polemiche, i dibattiti e le opinioni dei tanti che a vario titolo hanno snocciolato diagnosi, cure, ricette e soluzioni, al netto, quindi, delle parole spese e/o svuotate di significato, anzi ridotte a “significanti” slogan mediatici, gioverebbe soffermarsi a riflettere sull’impatto che la pandemia ha avuto sul “sistema scuola” italiano. 

L'impatto con la didattica digitale integrata

Sugli insegnanti, che hanno dovuto, a costo zero, adeguarsi velocemente alla didattica digitale integrata. Semplificando, da prof in presenza che dalla cattedra spiega l’argomento, lo assegna agli studenti che lo studiano, a prof a distanza che, oltre ai contenuti fornisce supporto psicologico, si inventa la didattica più efficace, e, suo malgrado, si ritrova a combattere quotidianamente con le difficoltà legate alla connessione internet, e, non ultimi, sugli studenti e sulle famiglie. Quanto e cosa rimarrà poi della cosiddetta didattica digitale integrata lo vedremo in futuro. 

Intanto leggendo la prefazione a L’insegnamento nel mondo del “dopo-Covid”: nove idee per un’azione comune, (Education in a post-COVID world: Nine ideas for public action), si respira aria di cambiamento. Il documento redatto dall’Unesco, infatti, sollecita ad essere resilienti, a non restare inattivi e ripensare la didattica per la scuola del Ventunesimo secolo per “costruire nuovi scenari e nuovi orizzonti” per affrontare le sfide della società della Conoscenza. Garantendo agli studenti “percorsi formativi flessibili e personalizzati che puntino allo sviluppo non solo delle Competenze Chiave, ma anche delle Competenze Trasversali, come la comunicazione, la collaborazione, la creatività, il pensiero critico, la risoluzione dei problemi”. 

I passaggi improrogabili

Se il futuro della scuola sarà questo, la messa in discussione del nostro impianto formativo e la sua conseguente doverosa riforma sono improrogabili. 

Quanto la scuola sia essenziale alla formazione della persona, in quanto luogo d’integrazione sociale è risaputo; oggi che l’accesso alla conoscenza è alla portata di un clic per stare al passo con i tempi, il mondo del lavoro, il mercato e la globalizzazione, occorre necessariamente rinnovarsi. Certo non sarà facile ribaltare i paradigmi di vent’anni di ambigue e confuse politiche formative perlopiù scimmiottate da realtà d’oltreconfine. Un esempio: l’incapacità di governare il processo dell’alternanza scuola-lavoro come accade in Svizzera, Germania e Svezia, senza aver prima creato le condizioni culturali e organizzative del suo successo.

Sarà decisivo, quindi, in futuro, convergere su obiettivi condivisi inseriti in progetti formativi fatti di contaminazioni, scambi, luoghi terzi. Una sfida che richiede coraggio. Il coraggio del cambiamento, della rinuncia ai particolarismi, alle egemonie politiche, alle miopie culturali. 

Sarà compito della scuola riparare il corto circuito che si è acutizzato con la pandemia e quello più occulto e insidioso della “liquefazione” della società e dei valori. Per questo oggi è indispensabile la riforma della scuola: da incubatore di saperi a fabbrica di pensiero critico luogo di relazioni, partecipazione, rispetto e attenzione verso tutti, per ritessere dall’interno la trama del futuro corpo sociale. 
 

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