Deve essere come una filastrocca. Non c’è altra spiegazione. Siamo finiti in una specie di girotondo e non riusciamo a venirne fuori. Fai un salto, fanne un altro, fai la riverenza, fai la penitenza, fai la giravolta, falla un’altra volta, guarda in su, guarda in giù, dai un bacio a chi vuoi tu. Cos’altro ricorda la girandola di ordinanze della Regione Puglia sulla scuola se non il motivo ripetitivo (ripetente no: dato l’argomento, suonerebbe male) di un componimento semplice e ritmato che ha nella reiterazione la sua essenza? Non sai cosa disporrà il prossimo Dpcm, ma sai che sulla scuola - e solo sulla scuola, fateci caso – un’ora dopo arriverà l’ordinanza della Regione a rimescolare le carte, a limitare i movimenti, a chiudere le porte. È bello avere delle certezze nella vita.
Fai un salto, fanne un altro. Il Titolo V della Costituzione ha in sé ambiguità che aprono al caos (in vent’anni oltre duemila cause, Stato e Regioni l’un contro le altre e viceversa, secondo il report del Sole 24 Ore di ieri). Prevedere anche istruzione e salute tra le materie concorrenti ha consentito di declinare la questione in vario modo a seconda delle latitudini, e da queste parti – con istruzione e salute alquanto maltrattate negli anni – anche di interpretare in maniera ostinata e contraria le norme: il governo dice che Elementari e Medie tornano in classe e le Superiori anche, sebbene in misura variabile dal 50 al 75% delle presenze? Bene: la Puglia si arrocca nel fortino della didattica a distanza, per tutte le classi delle Superiori senza dubbio e, su richiesta delle famiglie, anche per Elementari e Medie (fino a due giorni fa era il contrario: per i più piccoli poteva essere chiesta la didattica in presenza; guai a distrarsi).
Fai la riverenza, fai la penitenza. Hai un bel dire “accanto al premier e al governo nella lotta al Covid” se poi a ogni Dpcm gli piazzi accanto la variante pugliese della resistenza con l’ordinanza che smonta (solo sulla scuola, se vi è sfuggito prima fateci caso ora) quanto deciso dal governo centrale sentiti Istituto superiore della sanità e Comitato tecnico-scientifico, mica pizza e fichi. La lotta al virus ha articolazioni che, detto col cuore, la ragione non conosce: l’autorità centrale dispone, quella periferica si indispone. E così il Tar si predispone: i ricorsi, infatti, fioccano. Ormai è iter ricorrente su materie concorrenti. Eppure l’orientamento sembra consolidato: il dettato normativo “è inequivoco nel limitare l’efficacia delle misure regionali - più restrittive rispetto alle misure statali - fino al momento dell’adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri” (Tar Puglia, 19 novembre); “la norma individua, quindi, una competenza regionale, condizionata alla mancata adozione dei Dpcm previsti e limita l’efficacia delle eventuali misure regionali fino all’intervento dei Dpcm stessi” (Tar Lombardia, 13 gennaio). La Puglia deve aver studiato a fondo la materia e imparato la lezione: da queste parti le ordinanze hanno ormai vigenza settimanale, insignificante rispetto alla curva epidemiologica (già la mappa a colori dell’Italia vale almeno due settimane) ma quanto mai significativa per sventare eventuali ricorsi al Tar (neppure predisponi il reclamo che la materia del contendere è cessata e amen).
Fai la giravolta, falla un’altra volta. L’ultimo provvedimento pugliese gioca con le parole. «La comunità scolastica rappresenta un elemento di aggregazione sociale. Le ultime due settimane di monitoraggio mostrano un incremento della circolazione virale nella nostra regione, che appare prevalentemente sostenuto dagli adolescenti e dai giovani adulti».
Guarda in su, guarda in giù. Intanto gli adolescenti pugliesi continuano a guardare fissi davanti a sé, inchiodati per cinque ore di fronte a uno schermo, perché la Regione del “venite tutti a ballare in Puglia” ha deciso di dare il colpo di grazia al Covid sbarrando le scuole e solo quelle (se ancora una volta vi era sfuggito, ora non avete più scuse). Per quanto il provvedimento sia limitato nel tempo - ma di settimana in settimana si allunga a dismisura - “non se ne può escludere la portata gravemente dannosa, anche per la salute psico-fisica dei giovani allievi interessati, sicuramente compromessa dall’impossibilità di intrattenere le normali relazioni sociali tipiche di quell’età e connesse alla frequentazione scolastica e che quindi, a tale riguardo, vengono a subire un trattamento diverso e più dannoso rispetto ai giovani di pari età residenti in altre regioni” (Tar Friuli, 15 gennaio, sospensione dell’ordinanza del governatore Massimiliano Fedriga).
Dai un bacio a chi vuoi tu. In ossequio al principio del rispetto delle competenze, non certo per spingere a inedite liaison, si potrebbe proporre come destinatario il Comitato tecnico scientifico. Non tanto per le convinzioni del coordinatore Agostino Miozzo, secondo il quale le scuole sono il luogo più sicuro per i ragazzi, né per la sua provocazione recapitata al Foglio nel giorno della Befana (“il presidente del Consiglio avrebbe dovuto invocare l’articolo 120 della Costituzione, per il potere di sostituzione delle autorità politiche locali in caso di emergenza”), quanto – piuttosto – per i chiarimenti forniti domenica mattina, in un vertice urgente, al ministro della Salute Roberto Speranza e a quello degli Affari regionali Francesco Boccia: “Il ritorno in aula, tra il 50 e il 75% delle presenze, non è più procrastinabile per il grave impatto sull’apprendimento”. Le scuole sono sicure: chi non apre, è stata la conclusione, “se ne assume la responsabilità”. Nella Puglia delle scuole chiuse, per chi suona la campanella? Intanto per i prossimi giorni è convocato un nuovo tavolo tecnico presso la Regione. Si ricomincia. Fai un salto, fanne un altro...