La proprietà privata: l'identità di vedute che lega il Pontefice a Biden

La proprietà privata: l'identità di vedute che lega il Pontefice a Biden
di Giovanni SECLÌ
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Sabato 15 Maggio 2021, 05:00

“La proprietà è un furto”! Chi avrebbe mai pensato che “il colpo di pistola” di Proudhon sarebbe stato riesploso in un improbabile duetto 180 anni dopo, quando il socialismo e il comunismo nel mondo - Cina compresa- non se la passano per niente bene, anzi…? Anticipato da Bergoglio, radicalizzando la dottrina sociale della Chiesa, a partire dalla Rerum Novarum , nonché riproponendo il valore della condivisione comunitaria dei beni, incardinato nel Cristianesimo dei primi secoli, in seguito testimoniato dalle “regole” di molti ordini religiosi. Il profitto, il denaro, l’economia finanziaria , la privatizzazione dei beni primari: tutte forme attraverso, le quali il Principe del male domina il mondo. Ancor più impensabile che - pur limitatamente ai vaccini - la denuncia sarebbe stata ripresa da Biden. Come Bergoglio, con alle spalle una lunga carriera nelle istituzioni onesta ma moderata, senza colpi d’ala rivoluzionari o critici del sistema, prima di giungere anch’egli attempato (eletti a settantasette anni) ai vertici politici della regia del capitalismo e dell’imperialismo mondiale. Da entrambi imprevedibili e radicali scelte di campo

Il ruolo egemone

“La proprietà privata non è un diritto naturale primario” aveva sentenziato Francesco nell’ enciclica “Fratelli tutti”. La pandemia ha sollecitato Biden nella stessa direzione , pur se limitatamente alla proprietà intellettuale, codificata in brevetto anche per i salvifici vaccini. Ma Sabin rifiutò il brevetto per il suo vaccino che sconfisse la poliomelite nel mondo, donandolo all’umanità! Sulla opzione di Biden hanno pesato le ragioni del finanziamento pubblico elargito alle case farmaceutiche (per cui lo stato acquisisce diritti sul vaccino) i cui profitti sono enormemente cresciuti già dal 2020; la consapevolezza che in una pandemia “ci si salva insieme o no”; non secondario il bisogno di ritornare alla guida di una politica attenta alle criticità e richieste di sub continenti (India in primis) e di diversi stati non economicamente avanzati: cui finora la Cina ha dato sempre più vaste e pervasive “risposte”. Nei negoziati del WTO per la liberalizzazione del brevetto sui vaccini, richiesta da India e Sud Africa e molti altri, gli Usa tornerebbero ad avere un ruolo egemone, e di conseguenza anche nella geo-politica, arenatasi con Trump sulle sponde della Nord Corea e nella baia di Bolsonaro.


Si dirà: è solo propaganda e strategia per recuperare il consenso. E ancora : per produrre liberamente i vaccini (soprattutto RNA, quindi Pfizer e Moderna made in Usa) non basta eliminare i brevetti, almeno temporaneamente; occorre know-how, risorse, materie prime. Ai lunghi mesi di riorganizzazione aziendale vanno aggiunti tempi, forse più lunghi, di trattative e probabili contenziosi. Intanto sarebbe più utile ed efficace per conseguire effetti più veloci di contrasto alla pandemia , soprattutto nei paesi del secondo e terzo mondo, che gli Usa favorissero una più ampia produzione e esportazione dei vaccini. Al di là della diatriba - dai risvolti politici, scientifici, economici - con la comunità internazionale divisa tra la condivisione (OMS , Croce rossa, vari stati) , il rifiuto, l’agnosticismo, l’opzione di Biden è stato un forte attacco alla Big Pharma: ancor più dirompente se si mette in conto la ovvia reazione da parte del mondo farmaceutico e in parte scientifico, delle Vestali dei principi del Mercato, del mondo politico spesso collaterale e subalterno. Né Biden poteva ignorare che I grandi profitti accumulati nell’ultimo anno, il giorno dopo l’annuncio sarebbero stati -almeno parzialmente e temporaneamente- vanificati dal crollo in borsa dei titoli delle aziende farmaceutiche! Eppure ha scelto, con un colpo basso verso gli interessi del capitale, ma dall’alta eco mediatica nell’opinione pubblica mondiale di orientamento democratico e nei paesi del “terzo mondo”. Poi si arriverà ad un compromesso, mediatore Draghi? Intanto rimarcare la priorità delle ragioni e dei diritti della collettivita soprattutto nel settore della sanità , rivendicati soprattutto dal ceto medio basso statunitense (e non solo) ,rispetto agli interessi privati delle multinazionali del farmaco, è un fondamentale tassello, propedeutico alla riforma sanitaria che garantisca universalmente il diritto alla cura, rimasta monca con Obama.

I muri come limiti

Scelta eretica , rispetto ad uno dei pilastri della cultura e della storia degli USA, il diritto alla proprietà privata, all’arricchimento, ancor più legittimi e naturali se frutto della propria operosità (Weber e l’etica calvinista insegnano!). Ma non l’unica. Anche altre accomunano Biden e Bergoglio. La tassazione delle grandi ricchezze dei paperoni del capitalismo prospettata dal primo è il corollario della denunzia di Francesco dell’ingiustizia economica rappresentata del modello capitalista . Il dialogo interreligioso e interculturale, spinto fino ad una dichiarazione che prima del Concilio Vaticano II sarebbe stata bollata come eretica, per il suo relativismo –“La chiesa apprezza l’azione di Dio nelle altre religioni…che riflettono un raggio della verità che illumina tutti gli uomini” (“Fratelli tutti”) - procede in parallelo con la distensione politica statunitense soprattutto verso l’Iran e con l’attenzione per il popolo palestinese. I muri per entrambi sono limiti, monumenti di paura e di isolamento, strumenti di rifiuto dell’incontro.
 

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