Il progresso è fatto dai sognatori

di Antonio ERRICO
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Domenica 12 Maggio 2019, 19:06
Sono quelli che scagliano lo sguardo oltre il punto in cui quello degli altri riesce a malapena ad arrivare. Quelli che immaginano fenomeni e storie che gli altri non sanno immaginare. Sono quelli che portano il pensiero a luoghi lontani, sconosciuti, mai visti, mai congetturati. Qualcuno li chiama sognatori. Qualcuno li chiama visionari. 

Ma la storia è attraversata da sognatori e visionari. Il progresso si realizza anche per mezzo del loro vedere oltre, del loro sognare, del loro osare un pensiero diverso, dal loro scartare dalla comune grammatica che regola le cose, dallo scardinamento che fanno delle logiche ordinarie. Le grandi scoperte di scienza sono l’esito di questa divergenza.

La scienza ha bisogno di sognatori e visionari. Ne hanno bisogno le civiltà, perché le civiltà si sviluppano sui sogni, anche se spesso non se ne fa caso, anche se spesso quei sogni vengono contrastati.

Nel tempo che attraversiamo, a volte si ha l’impressione che solo la scienza sia ancora in grado di sognare, che soltanto ad essa sia fatta questa straordinaria concessione. Probabilmente un uomo di scienza fantastica universi di cui gli altri non hanno fantasia, la scoperta di cellule, materie, pulviscoli, elementi, equilibri di pianeti, la percezione di un suono, un sibilo, una vibrazione che possa far sospettare il principio del mondo.
Probabilmente ha il sogno, più o meno segreto, di riuscire, un giorno, a dimostrare l’esistenza di Dio oppure la sua inesistenza, in che modo funziona la sua mente oppure che non esista un’altra mente oltre a quella dell’umano. Probabilmente sogna di riuscire a pensare qualcosa di quello che fino a questo momento abbiamo sempre considerato impensabile, di riuscire a tracciare un perimetro all’infinito. Certamente sogna di dare agio all’esistenza delle creature, come ha sempre fatto, come continua a fare.

Sono sogni di una bellezza eccezionale. Senza i sogni della scienza non saremmo quello che siamo: abiteremo ancora caverne, palafitte, e forse non avremmo neppure linguaggio. La luna sarebbe ancora un gomitolo luminoso appeso nel buio. Per il mal di schiena ci rivolgeremmo agli stregoni. Avremmo paura del lampo e del tuono non conoscendo da cosa sono generati.

I visionari e i sognatori sono quelli che stanno fermi mentre tutti gli altri corrono e corrono, qualche volta anche senza direzione.

Uno se ne sta in un laboratorio, dall’alba al tramonto e dal tramonto all’alba, ad indagare filamenti di un qualcosa da cui sogna di ricavare un medicamento. Uno se ne sta rinchiuso da un’altra parte a calcolare la distanza che c’è tra il luogo in cui si trova e l’Ultima Thule nello sconfinamento del cielo. Gli altri intorno corrono e corrono, anche se non sempre sanno dove andare.

I visionari e i sognatori stanno fermi e guardano lontano: al di là di tutto quello che si vede. Chiudono gli occhi, li stringono forte, e guardano lontano; sognano un lontano probabile, improbabile, possibile, impossibile.
Forse a volte hanno paura dei sogni che fanno. Forse a volte quei sogni sono vertigini, gorghi, abissi senza fondo, che poi, quando si realizzano, si trasformano in praterie di serenità, in meravigliosi approdi di significati.
Il più delle volte, invece, sono tensioni di desiderio. Ma che facciano paura o che sommuovano il desiderio, rappresentano comunque il senso del loro cercare. Il senso profondo del mettere il tempo che è dato loro, l’esistenza che hanno, a disposizione del tempo e dell’esistenza degli altri.

Sognatori e visionari hanno aperto le strade del progresso scavando nelle rocce delle mentalità opache, dei pregiudizi, aprendosi varchi nelle boscaglie delle diffidenze, delle irriverenze, squarciando le nuvole di credenze e superstizioni e preclusioni che schiacciavano la vita delle epoche. Si potrebbero fare esempi a decine, che tutti conoscono. Da secoli viviamo con il mito del progresso, e siamo contenti di questo. Non sopporteremmo nessuna proposta che andasse in un senso diverso.

I visionari, i sognatori, sono quelli che violano i confini, che oltrepassano furtivamente le frontiere dei canoni, delle convenzioni, delle consuetudini, delle più o meno tacite intese, dei più o meno impliciti patti che la scienza stessa definisce e che le civiltà accettano e condividono.

Anche questo tempo ha i suoi limiti definiti dalla scienza. Anche questo tempo ha visionari e sognatori con il desiderio di oltrepassare i limiti, che avvertono la necessità di superare, contravvenire, infrangere, abolire, ripristinare, ricostituire, ricostruire l’acquisito.

Ma occorre anche dire che i visionari e i sognatori della scienza non sono quelli che intendono e pretendono di stringere l’universo in una misura, in una formula. Tutt’altro. Sono quelli che accettano il mistero, che si stupiscono, che si confrontano con l’etica, anche con la religione, per esempio, che non deridono l’arte, e neppure la mitologia. Sono quelli che si contraddicono, che non hanno pretese di perfezione, disponibili alla contaminazione dei saperi, alla loro integrazione, che contemplano l’ambiguità degli esiti e la costante riformulazione, l’armonia e la disarmonia che ogni rivelazione e scoperta determinano quando si incastrano nelle strutture delle conoscenze sistematizzate.

Sono quelli che intuiscono quali sono i bisogni dell’umano e a quei bisogni cercano di dare una risposta. Sono quelli che si rendono disponibili a mettere insieme il loro sogno con quello di altri, ad integrare le loro visioni con le visioni che hanno altri, che credono nella indispensabilità di trasformare i sogni e le visioni individuali in sogni e visioni che appartengano a tutti.

Forse i visionari e i sognatori della scienza, qualche volta rassomigliano un poco a quegli altri sognatori e visionari che vengono chiamati artisti. Hanno le stesse inquietudini; come quelli formulano e riformulano continuamente problemi; non si accontentano mai delle soluzioni, si figurano forme nuove, nuovi significati, intraprendono viaggi che tutti considerano sconsiderati.

Quasi sempre vanno in direzioni completamente opposte. Ma forse vanno alla ricerca della stessa cosa.

 
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