Recovery fund: che l'estate porti consiglio

di Stefano DE FALCO
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Giovedì 5 Agosto 2021, 05:00

Secondo una portavoce della Commissione Ue, Veerle Nuyts, la procedura per l’avvio del pagamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è quasi conclusa. Tra i primi pagamenti del prefinanziamento del 13% programmati per l’inizio di agosto, ci potrebbe dunque essere proprio quello per l’Italia, la cui macchina politico-organizzativa sembra comunque essersi avviata bene. Con 213 voti favorevoli e 33 contrari, il 28 luglio scorso, l’Assemblea ha infatti rinnovato la fiducia al Governo, approvando definitivamente il disegno di legge n. 2332, di conversione, con modificazioni, del cosiddetto decreto semplificazioni, recante governance del PNRR e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure, sul quale nella seduta del 27 luglio u.s. era stata posta la questione di fiducia. 

Una prima milestone della roadmap attraverso cui l’Italia potrà ottenere a breve l’anticipo di 25 miliardi sui circa 200 miliardi di fondi Ue, avendo rispettato pienamente il cronoprogramma negoziato con la Commissione europea. Il framework di riferimento è dunque favorevole e le premesse sono tutte positive, tuttavia se le difficoltà politiche e tecniche per ottenere il finanziamento sono state affrontate, restano da gestire le ancora maggiori difficoltà e complessità delle fasi di investimento dei finanziamenti ricevuti. Va sempre ricordato che i soldi del Recovery fund sono risorse aggiuntive rispetto al bilancio europeo per il settennato 2021-2027. La responsabilità della efficace ed efficiente campagna di spesa dei fondi è grande e richiede, come forse mai prima d’ora, una capacità di predisposizione ed una programmazione di altissimo rigore e intensità. 

Il piano Marshall

Il PNRR, infatti, si articola in Missioni, che a loro volta raggruppano Componenti, funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo che a loro volta si articolano in Linee di Intervento per progetti omogenei e coerenti. Per ogni Missione sono indicate le riforme necessarie a una più efficace realizzazione collegate all’attuazione di una o più Componenti. Le azioni devono essere tutte indirizzate verso il rafforzamento strutturale della economia e non a sopperire a lacune preesistenti. A tal fine giova ricordare gli orientamenti dello European Recovery Program (ERP) firmato dal presidente Truman il 3 aprile 1948, il Piano di sostegno alla ricostruzione europea varato dal governo degli Stati Uniti nel 1948 all’interno della strategia definita nel piano Marshall. Gli Stati Uniti misero in atto una serie di provvedimenti volti a rilanciare l’economia europea e a favorirne il reinserimento nel sistema degli scambi internazionali. L’ERP previde alla fine uno stanziamento di poco più di 14 miliardi di dollari per un periodo di quattro anni.

Con l’obiettivo di favorire una prima integrazione economica nel Continente, nacque contestualmente al Programma anche l’Organization for European Economic Cooperation, organismo sostanzialmente tecnico in cui i programmatori inviati da Washington cercarono di spingere gli europei proprio ad utilizzare gli aiuti non per fronteggiare le contingenze del momento, quanto piuttosto per avviare un processo di trasformazione strutturale dell’economia dei loro Paesi. 

Le parole di Churchill

Sono due i livelli su cui occorre porre attenzione massima da parte degli addetti ai lavori, dai policy makers e anche dai rappresentanti delle associazioni di categoria poi direttamente coinvolti nella fruizione dei fondi. In primo luogo occorre considerare una tendenza che è emersa nel settennato 2014-2020 relativa ad una maggiore inefficienza della spesa da parte dei paesi ricettori delle maggiori quote di finanziamento strutturale. Le regioni europee, e di conseguenza gli Stati membri, ricevono infatti una quota diversa di fondi, a seconda del loro grado di sviluppo regionale. Durante lo scorso settennato, questo meccanismo ha premiato, tra gli altri, Italia e Polonia, le quali però non hanno speso rispettivamente 36 e 47 miliardi di euro. L’altro aspetto riguarda invece la capacità, non sempre consequenziale anche se derivante da una spesa efficiente, di generare impatti positivi sui sistemi economici.
Pausa estiva, riposo e rigenerazione dunque ma anche predisposizione a ciò che a settembre ci attende, ossia fatica e sudore che erano due degli incitamenti di Winston Churchill nel suo primo discorso alla Camera dei Comuni del Parlamento del Regno Unito, il 13 maggio 1940. Gli altri due incitamenti, che invece speriamo fortemente di evitare, erano lacrime e sangue che potrebbero purtroppo derivare dai rimorsi per una mancata unica opportunità o per una mancata protezione dei fondi da appetiti di tipo criminale.

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