Finalmente l'Italia riscopre l'economia del mare

di Federico PIRRO
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Martedì 12 Aprile 2016, 20:28 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 13:51
Il documento programmatico a suo tempo presentato da Vincenzo Boccia - poi designato il 31 marzo sia pure con soli 9 voti di scarto come Presidente alla guida della Confindustria per il quadriennio 2016-2020 - è di grande interesse e focalizza le molteplici problematiche cui sono di fronte ormai da tempo le imprese italiane e che dovranno essere affrontate e risolte per contribuire ad una nuova fase espansiva dell’economia nVi sarà tempo per tornare approfonditamente su quel documento del quale in questa sede vogliamo richiamare il passaggio riferito al paragrafo delle infrastrutture materiali e immateriali. Scrive in proposito l’imprenditore salernitano: “Priorità massima va data alla realizzazione delle infrastrutture strategiche necessarie a mettere in rete il Paese al proprio interno e con il resto dell’Europa (network TEN-T)”. E poco dopo aggiunge: “ Occorre un piano di riforma portuale che non si limiti solo a interventi di governance, ma che renda i nostri porti competitivi, in grado di intercettare i nuovi traffici e compatibili con il gigantismo delle nuove navi.

Dobbiamo parlare di economia del mare. Bisogna evitare che i valichi in corso di realizzazione per mettere in rete il nostro Paese nel sistema europeo divengano il percorso di rientro delle merci dai grandi porti del Nord Europa”.
Tali obiettivi segnalati dal neo Presidente della Confindustria sono certamente rilevanti, ma - per chi fosse ben informato - in realtà sono oggetto da quasi un anno di una strategia di interventi sistemici di grande respiro, portati innanzi sin dall’avvio del suo nuovo mandato ministeriale da Graziano Delrio, alla guida del Dicastero delle infrastrutture e dei trasporti.
Dopo le opere strategiche indicate nel Def 2015, dall’estate scorsa il Ministero ha varato il Psnpl-Piano strategico nazionale della portualità e della logistica che ha riordinato (finalmente) il sistema delle Autorità portuali, così come era stato definito dalla vecchia legge 84/94, riducendone il numero e soprattutto avviando nuove procedure amministrative per l’operatività negli scali marittimi; il Piano dell’intermodalità discusso con gli stakeholder interessati, anche per definire le modalità di utilizzo delle risorse destinate al ferrobonus (30 milioni all’anno dal 2016 al 2018) e al marebonus (45,4 milioni nel 2016, 44,1 nel 2017 e 48,9 nel 2018) stanziate nella Legge di stabilità per spostare traffico merci dalla strada alle rotaie e sulle navi.
E poi è stato presentato il nuovo Piano generale degli aeroporti, mentre è imminente l’attesissima pubblicazione delle nuove Linee strategiche per la politica dei trasporti e della logistica che consentiranno di aggiornare il Piano nazionale dei trasporti, fermo ormai al lontano 2001, quando - giusto per dare un’idea - non era ancora entrato in circolazione l’euro. Tutti documenti di programmazione strategica, quelli appena ricordati, che insieme a nuovi e più avanzati livelli di analisi del sistema produttivo italiano e delle infrastrutture ad esso realmente necessarie - il concetto cardine d’ora in poi per realizzarle sarà una loro effettiva e comprovata utilità - ha innescato profondi processi di riassetto istituzionale, cui si sono accompagnati, fra gli altri: 1) precisi interventi del Ministro per ridefinire alcuni punti nodali del contratto di programma vigente fra Stato ed FS, con particolare attenzione al trasporto pubblico locale, favorendo i nodi urbani con migliori servizi ai pendolari, 2) la definizione in sede comunitaria del nuovo Pon Infrastrutture e reti 2014-2020 che prevede fra l’altro in cinque regioni del Mezzogiorno la costituzione di Ali-Aree logistiche integrate; 3) sollecitazioni a tutte le stazioni appaltanti ad accelerare i rispettivi lavori in corso per nuovi stati di avanzamento o una loro più rapida conclusione, come è accaduto per la Variante di Valico giustamente enfatizzata dal Presidente Renzi e come sta avvenendo sulla Salerno-Reggio Calabria.

Altro grande punto all’attivo della attuale gestione ministeriale è stato il nuovo codice degli appalti - atteso anch’esso da anni - che ora ha avviato il suo iter parlamentare di approvazione. Ma tutto l’intenso lavoro di elaborazione programmatica – fondata, è bene saperlo, su criteri molto più rigorosi e selettivi del passato di definizione degli obiettivi infrastrutturali da raggiungere e soprattutto delle risorse con cui perseguirli - si è svolto nel contesto di una molteplicità di eventi avvenuti fra l’altro in diversi porti che hanno tratto impulso proprio dall’imponente lavoro di programmazione messo in cantiere dal Ministro. Intendiamo riferirci - solo per citarne alcuni - al completamento della nuova Piattaforma logistica nel porto di Taranto, inaugurata il 2 dicembre 2015, all’avvio dei lavori del nuovo terminal container nel Porto di Trieste, al nuovo raccordo ferroviario nel porto di Livorno - ove partirà a breve il grande Progetto Europa - al ripristino del raccordo ferroviario fra il porto di Napoli e l’Interporto di Marcianise.
Insomma in quest’ultimo anno non solo sono state definite le grandi linee strategiche di una nuova e più moderna politica delle infrastrutture e della logistica nel nostro Paese - per rendere più competitivo il trasporto delle merci – ma sono stati concretamente avviati anche interventi volti ad una mobilità sostenibile nelle città. Di tutto questo, allora, il nuovo Presidente della Confindustria non potrà che compiacersi.

 
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