I cambiamenti climatici e la tropicalizzazione dei mari: Mediterraneo, il grande malato

di Mariagiovanna CAPONE
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Martedì 10 Agosto 2021, 05:00

Uno dei luoghi del pianeta dove trovare le mutazioni ai cambiamenti climatici è il mare e il Mediterraneo è una cartina di tornasole. L’ultimo rapporto del WWF su informazioni e documenti scientifici di Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, Department of Biological and Environmental Sciences, College of Arts and Sciences del Qatar University, University of Corsica ed European Interreg Med Project MPA Engage, fa emergere il riscaldamento del nostro mare. Ed evidenzia anche la necessità di interventi per tutelare la biodiversità marina. Nel mar Mediterraneo, infatti, l’aumento delle temperature delle acque è del 20 per cento più veloce rispetto alla media globale e sta determinando una rapida distruzione dell’ambiente marino. L’area orientale, soprattutto al largo di Israele, si sta già tropicalizzando. Lo studio dimostra come il cambiamento climatico abbia già influenzato e alterato, talvolta irreversibilmente, gli ecosistemi marini in ogni angolo del Mediterraneo, con conseguenze sia per settori economici come pesca e turismo, sia per la nostra alimentazione e salute.

Le specie aliene

Nel bacino sono ormai presenti circa mille specie animali aliene tipiche dei mari tropicali la cui sopravvivenza e diffusione, soprattutto verso nord e ovest del bacino, sono favorite dall’aumento della temperatura media dell’acqua dovuta ai cambiamenti climatici, alterando equilibri ecologici già precari. Alcune specie native stanno anch’esse spostando i propri areali verso nord per seguire le acque più fredde. Non si sa ancora se il motivo principale sia lo stress fisiologico causato dagli eventi meteorologi estremi sempre più frequenti, il calo dei livelli di ossigeno che influenza le funzioni ecologiche, o la competizione con le specie invasive. Qualsiasi sia la ragione, le comunità di specie di alcune aree del Mediterraneo meridionale e orientale sono completamente cambiate, il 5-12% delle specie di molluschi storicamente presenti. Al contrario, specie non indigene provenienti dal Mar Rosso sono aumentate significativamente, creando un nuovo ecosistema. Tra le specie aliene invasive ci sono i pesci coniglio (Siganus rivulatus e Siganus luridus) che, nuotando in ampi banchi, devastano le foreste algali. Dove si sono stabiliti questi pesci è stato osservato un calo del 40 per cento nel numero di specie native. Il più dannoso in assoluto però è il pesce scorpione (Pterois miles), dotato di potenti spine velenose e capace di espandere il volume dello stomaco fino a 30 volte per fare spazio alle prede. Queste ultime sono costituite per il 95 per cento da pesci nativi di importanza ecologica ed economica. Il Sargocentron rubrum, detto pesce scoiattolo rosso, arriva dal Mar Rosso e per ora si sta diffondendo nel Mediterraneo sud orientale tra la Libia orientale e la Turchia meridionale.

Proteggere le risorse naturali

È proprio di queste ore il ritrovamento da parte dei pescatori di Monte di Procida nelle acque di Acquamorta di un esemplare di granchio blu, analizzato poi dall’Anthon Dorn. Si tratta di una specie originaria dalle coste occidentali dell’Atlantico, predatore molto aggressivo di bivalvi, anellidi e avannotti. Il primo avvistamento nelle acque italiane è del 2008 e non è raro trovarli alla foce di fiumi nell’Adriatico in Abruzzo, Puglia e Valli di Comacchio, ma anche la costa tirrenica non è esente, in particolare nelle acque cilentane.

La soluzione per WWF è proteggere e ripristinare le risorse naturali del Mar Mediterraneo. Per riuscirci ha promosso la creazione di un network di aree marine protette e di altre efficaci misure di conservazione basate sulla tutela dello spazio marino affinché entro il 2030 il 30% del Mar Mediterraneo sia protetto in modo efficace. Riguardo le specie invasive (pesci coniglio e scorpione in particolare), essendo entrambe buone da mangiare, propongono di pescarle appositamente per consumarle. Catturarle è relativamente semplice. Banchi di pesci coniglio possono essere – e sono – catturati con le reti, mentre è meglio catturare i lenti pesci scorpione uno per uno grazie ad esperti pescatori subacquei capaci di maneggiare questa specie velenosa. Anche l’aumento dei predatori aiuterebbe a controllare il numero di queste specie, le cernie, per esempio, sono ghiotte di pesce scorpione. Ma nel Mediterraneo decenni di pesca eccessiva hanno rimosso molti dei pesci ai vertici della rete alimentare. L’aumento della dimensione e dell’efficacia delle Aree Marine Protette aiuterebbe significativamente a ricostituire gli stock ittici.
 

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