L'ex Ilva e i progetti a lungo termine per Taranto: l'illusione di poter rinunciare ai posti di lavoro

L'ex Ilva e i progetti a lungo termine per Taranto: l'illusione di poter rinunciare ai posti di lavoro
di Federico PIRRO
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Sabato 19 Giugno 2021, 05:00

Hanno pienamente ragione gli imprenditori delle aziende dell’indotto siderurgico presenti a Taranto quando nei giorni scorsi, manifestando una fortissima preoccupazione al riguardo, si sono chiesti quale sarebbe il futuro delle loro imprese e delle migliaia dei loro occupati se (malauguratamente) fosse dismesso il Siderurgico ionico. E con forza hanno ribadito, come sanno gli osservatori più attenti delle vicende economiche locali, che la vocazione del capoluogo è storicamente industriale, anche se l’Amministrazione comunale sta tentando in tutti i modi di cancellare dalla stessa memoria collettiva del capoluogo il ricordo di quella vocazione che è legata soprattutto (ma non solo) alla siderurgia e alla navalmeccanica.

E a proposito delle molteplici iniziative di diversificazione economica avviate e annunciate da Palazzo di città da molti mesi a questa parte con finalità di promozione turistica del capoluogo - sicuramente apprezzabili e meritevoli di prosecuzione nel tempo - bisognerebbe però interrogarsi su quanti nuovi posti di lavoro (sperabilmente a tempo indeterminato) abbiano sinora concretamente generato, e su quanti si prevede realisticamente di poterne creare in un futuro non troppo remoto in strutture alberghiere, B&B, nella ristorazione, nel commercio e in altri servizi di supporto all’accoglienza dei turisti.

L’affermazione del Sindaco di alcuni giorni orsono secondo la quale Taranto potrebbe anche “fare a meno dei posti di lavoro dell’Ilva- senza peraltro specificare se si riferisse agli occupati diretti nell’acciaieria o anche a quelli dell’indotto - è apparsa a tanti cittadini perlomeno incauta e generata (forse) dalla suggestione di aver visto le gradinate sul lungomare stracolme di gente per il SailGP, o qualche centinaio di passeggeri sbarcati dalle navi da crociera della MSC aggirarsi per i vicoli della città vecchia.

Le illusioni e la realtà

A Taranto, è appena il caso di ribadirlo ancora una volta, è insediata la più grande acciaieria a ciclo integrale d’Europa, che è anche la maggiore fabbrica manifatturiera d’Italia per il numero dei suoi addetti diretti, pari tuttora a 8.200 unità, mentre l’indotto con circa 5.000 occupati non comprende solo le aziende di impiantistica, ma anche quelle di trasporti su gomma, su ferro e via mare, pulizie industriali, ristorazione collettiva, sportelli bancari: insomma, un vasto universo di imprese produttrici di beni e servizi di varie dimensioni che verrebbero drammaticamente travolte con i loro occupati dalla dismissione della grande fabbrica.

Una riflessione, perciò, si impone anche sui posti di lavoro previsti per nuove attività e insediamenti annunciati, perché non si coltivino soverchie illusioni sui loro impatti occupazionali e sugli altri derivanti dall’insieme delle attività turistiche e dall’economia del mare. È stato inaugurato il corso di laurea in medicina che costituisce una risorsa preziosa per il territorio, ma quanti ne sono ad oggi i nuovi occupati? Proseguono i lavori per il nuovo ospedale, ma entro il prossimo anno il cantiere sarà terminato, e poi entro quanto tempo si assumeranno medici e personale paramedico per farlo funzionare? Si è sottoscritto il protocollo per il trasferimento dell’ex stazione torpediniere dalla Marina Militare all’Autorità portuale per realizzarvi (ma quando e con quanti occupati?) approdi diportistici e la costruzione di un acquario green. Si è stabilito inoltre che nel porto sullo yard Belleli, dopo la bonifica del costo di 35 milioni, potrà insediarsi il cantiere della Ferretti, azienda leader controllata da capitali cinesi per la costruzione di grandi yacht che, con un investimento di 100 milioni, a regime (entro quanto tempo?) impiegherà 200 addetti diretti. Si sono avviate inoltre gare d’appalto per recuperi nella città vecchia per 22,5 milioni: insomma un insieme di interventi destinati ad avere ricadute occupazionali sul breve, medio e lungo periodo, ma con quali numeri reali? La Philip Morris punta a creare un digital information service center per i consumatori italiani di prodotti senza combustione con un investimento di 100 milioni e una occupazione a regime di 400 addetti, ma entro quanti anni?

I tempi lunghi per le previsioni

Quelli appena ricordati sono certamente impegni ufficiali di soggetti pubblici e privati che hanno offerto l’occasione al Sindaco di esprimere piena soddisfazione per il percorso da lui definito di “riconversione” postsiderurgica - ma che noi preferiamo considerare di “diversificazione” - dell’economia cittadina, un percorso promosso con determinazione dall’Amministrazione comunale che, con l’aiuto del Governo e della Regione, aveva già registrato altri risultati, come ad esempio l’assegnazione dello svolgimento nel capoluogo ionico dei Giochi del Mediterraneo del 2026, con tutte le ricadute che questo evento determinerà, ma in un futuro ancora lontano.

Ora, se si valutasse il reale impatto in termini di incremento del Pil e dell’occupazione dei vari interventi - da misurarsi (ma solo in parte per l’oggi) come quello del cantiere per l’ospedale e altre opere minori - risulterebbe del tutto evidente che esso si dispiegherebbe per le varie voci prevalentemente in un arco temporale di medio-lungo periodo, e in misura tale da recuperare solo in misura molto parziale la flessione di prodotto interno lordo e di posti di lavoro causata dalle vicende dell’Ilva negli ultimi tre anni. I cantieri previsti in particolare, una volta completati gli interventi, non occuperanno più manodopera. Nel piano di sviluppo strategico della ZES ionica validato dai Ministeri competenti non si prevedevano (purtroppo) incrementi occupazionali sul breve-medio termine, da considerarsi al netto delle perdite di quelle pesanti per la crisi dell’acciaieria e del suo indotto, ma si ipotizzava solo (prudentemente) un reintegro di occupati in nuove attività rispetto a quelli perduti nella ristrutturazione del ciclo siderurgico. L’Amministrazione comunale è in grado di dimostrare il contrario? È auspicabile, è ovvio, ma allora con dati (certi) alla mano lo faccia chiaramente confrontandosi con i Sindacati e le imprese. Senza sottovalutare in alcuno modo i progetti di diversificazione settoriale dell’economia cittadina, è sempre sull’assetto della grande fabbrica che si giocherà buona parte della futura crescita di prodotto interno lordo e di occupazione del capoluogo e di alcuni Comuni del suo hinterland. 
 

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