Strade insanguinate e giovani vite perse: quello che è opportuno fare per evitare una strage

di Donato DE GIORGI
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Martedì 31 Agosto 2021, 05:00

Il turbinio estivo, cercando di trovare le vie di una rinnovata “normalità”, rincorrendo nuove esperienze, incontri, movimento, lavoro, spettacolo e sogno, inseguendo felicità senza tempo, purtroppo sempre più spesso è funestato da cupi, ingiusti, imprevisti e irreparabili macigni. I giorni felici sono così interrotti da strazianti notizie, che l’estate rende ancor più assurde e insopportabili. Continuamente leggiamo di ragazzi che, lungo le strade della Puglia e, in particolare, del Salento, affrontano improvvisamente un viaggio ignoto, che lascia nella disperazione genitori, amici e parenti.

Molto spesso invochiamo il “destino” per fornire una causa che non conosciamo o che non accettiamo. Ma è veramente così? Come è possibile rimanere senza alcuna spiegazione difronte a tali eventi terrificanti, quando invece fiumi di inchiostro e discussioni farneticanti vengono impiegate per rarissimi effetti collaterali (quasi sempre banali) all’inoculazione di un vaccino salva-vita?

Le notizie tragiche

Sia da cittadino che da medico rimango sconvolto dalle ripetute notizie di morti, spesso giovani, sulle strade pugliesi e salentine o in incidenti lavorativi. La professione medica spesso ha un contatto con la morte, proprio in quanto esaltazione del valore della vita. Ma oggi molte volte proprio il medico viene confuso con il suo paradigma demiurgico (fonte di salute e di vita), per cui è ritenuto, anche nelle contestazioni legali, responsabile comunque della morte di chi si è affidato a lui.

In realtà l’obiettivo professionale di un medico è molto diverso: apparentemente più limitato, ma più elevato e complesso: prendersi cura di chi è fragile e in difficoltà. Invece quando un ragazzo si sta recando al lavoro o – stanco - ne esce, quando un giovane torna da una movida notturna e trova la morte, vi è solo posto per l’urlo dell’anima, rappreso e innaturale, di una madre, di una ragazza o solo di un lettore di un quotidiano, mentre improvvisamente la gioia di vivere diventa immediatamente ingombrante, inadatta, a volte per sempre! Se poi non la morte, ma esiti invalidanti fanno diventare quei pochi attimi lunghi come il resto della vita, rimane la testimonianza di un’esistenza che poteva essere “diversa” e invece pesa. Su tutti.

La domanda cruciale

Ecco due aspetti importanti: che cosa ha causato la morte o l’invalidità? Che cosa cambia dopo di esse? Tutto ciò per tentare di rispondere ad una domanda cruciale. Può essere possibile evitare o tentare di prevenire? Negli incidenti della strada le cause più frequenti riguardano le condizioni del guidatore (stanchezza, uso di sostanze che alterano le performances, alcool e droghe, scarsa attenzione, falso senso di “potenza”, che si traduce in azzardo, sfida senza fine, ecc), le condizioni dei veicoli (non sempre ottimali, soprattutto gomme, freni, sterzo), l’adeguatezza della guida (una velocità di 70 km/h potrebbe essere anche moderata su una strada statale a più corsie, ma può diventare pericolosa in una strada urbana).

In genere l’aspetto più importante è il rispetto delle regole, che sono state fatte per la nostra sicurezza, sull’esperienza di tanti eventi negativi. 

Le regole non sono una limitazione della libertà, intesa come affermazione di vita. Le regole quando giuste devono essere il frutto e il prezzo del rapporto di rispetto per se stessi e gli altri, dettate da concetti basati sulle evidenze. Quante volte accogliendo un paziente traumatizzato in un Pronto Soccorso o parenti stravolti, sulle porte di una Terapia Intensiva Rianimatoria si trovano drammatici pentimenti per non aver rispettato le regole fondamentali, pentimento che interviene quando è ormai troppo tardi per riflettere quanto poteva essere prevenuto. Vite tagliate da velocità imprudentemente troppo elevate, da distrazioni dall’azione di uno smartphone, da sorpassi avventati, da stanchezza e colpi di sonno, da macchine non adeguate o non funzionanti.

La cautela e la prevenzione

Da quel momento la vita cambia: non è più lo stesso guardare una stanza vuota per sempre, con laceranti tracce che narrano un passato diverso; non è più lo stesso quando si sopravvive in un mondo capovolto, impossibilitati ad essere ciò che sognavamo e che spesso ritenevamo scontato. Quella tragedia peserà su tutti, sulla società che dovrà pagare prezzi esorbitanti, sul sistema sanitario e i medici che dovranno – solitamente in ore assurde e cupe - limitare i danni, sui familiari sbalzati in una dimensione improvvisamente diversa e soprattutto sulle “vittime”!
A pensarci bene fa rabbia il fatto che prima di ogni evento negativo non sia stato rispettato un principio di prevenzione (è questa la causa reale di esso), come del resto in ogni attività dell’uomo. La prevenzione è misura della civiltà: della conoscenza, dell’aspettativa di vita, ma anche della capacità, autorevolezza e lungimiranza nell’applicarla. La si richiede particolarmente ai giovani, non da parte di anziani che hanno dimostrato di non saperla utilizzare, ma perché si vorrebbe immaginare con coraggio un futuro, finalmente diverso.
 

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