Europei di calcio/ La storia siamo noi, in campo per vincere contro l'Inghilterra

di Francesco DE LUCA
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Domenica 11 Luglio 2021, 05:00

Siamo noi i più forti, giochiamo questa finale senza paura e senza tatticismi. Con lo spirito libero che vuole vedere nella sua Nazionale il commissario tecnico Mancini: uno dei più grandi fantasisti nella storia del calcio italiano ha trasmesso la sua filosofia alla brigata azzurra in tre anni di lavoro duro e finora ricco di soddisfazioni. Southgate, l’allenatore dell’Inghilterra, ha ammesso: «Dovremo percorrere ancora tanta strada per avvicinarci a quello che ha vinto l’Italia». Lui ha tra le mani un’occasione storica: vincere in casa, come accadde 55 anni fa con il Mondiale, unico titolo conquistato dai Tre Leoni. Ci sarà la spinta di Wembley, ma questo non deve intimorire gli azzurri.

Si è discusso sulla semifinale contro la Spagna. Benché abbia vinto e si sia qualificata per la finale dell’Europeo dopo nove anni, è stato colto un passo indietro della Nazionale sul piano del gioco. Ma in realtà, come ha osservato il neo allenatore del Napoli Spalletti, è una qualità soprattutto dei tecnici italiani quella di adattarsi alle situazioni di gioco. La Roja mette in difficoltà qualsiasi avversario con il suo gioco e dunque averla portata ai rigori è stata un’ennesima dimostrazione di forza.

Avanti con coraggio

Augurandosi che vi sia una direzione attenta e serena dell’olandese Kuipers, perché l’errore del suo connazionale Makkelie ha favorito gli inglesi in semifinale (inevitabile il retropensiero sul patto di ferro tra il premier Johnson e il presidente dell’Uefa Ceferin per respingere l’attacco della Superlega), c’è da auspicare che l’Italia abbia un atteggiamento offensivo e coraggioso, come nel suo recente stile. Se si copre, come la Danimarca in semifinale, rischia di essere messa in difficoltà dai movimenti di Sterling sui due lati e dal peso di Kane in area. Il capitano si è ritrovato nella fase a eliminazione diretta, segnando 4 gol, al contrario della punta centrale degli azzurri: Immobile è a secco dal girone (2 gol). L’Inghilterra sfrutta molto l’elevazione dei suoi uomini: 5 delle 10 reti sono arrivate da soluzioni aeree e dunque vi sarà molto lavoro non solo per la coppia centrale Bonucci-Chiellini, grande personalità e tecnica che sfidano il tempo, ma anche per gli esterni Di Lorenzo ed Emerson.

Mancini non ha il minimo dubbio sulla formazione e sul modulo. Southgate dovrà fare fronte all’assenza di Foden, prezioso jolly d’attacco fondamentale nel gioco del City e dell’Inghilterra. Handicap non di poco conto. Per vincere dovremo recuperare il pallino del gioco, ovvero il possesso palla concesso inevitabilmente agli spagnoli in semifinale, e la freschezza fisica perché alcuni azzurri sono apparsi con le pile scariche. Il fattore età può contare dopo un mese di partite e viaggi - l’Italia ha aperto il torneo l’11 giugno - e la media è favorevole agli inglesi (25.4 anni contro 27.8). Prendendo spunto dalla semifinale, l’Italia dovrà essere una sintesi della qualità vista nel gol di Chiesa, della bravura di Donnarumma e della freddezza di Jorginho sul rigore decisivo.

Con una maggiore precisione sotto porta: l’Inghilterra ha segnato 10 reti su 58 tiri, l’Italia 12 su 108. Entrambe hanno una spiccata cura della fase difensiva, soprattutto gli inglesi, che hanno incassato una sola rete, quella del sampdoriano Damsgaard su punizione in semifinale. Questo muro che si basa sul gigantesco Maguire - capitano dello United, 194 centimetri e 100 chili - può essere scardinato con i colpi a effetto di Insigne e Chiesa, la spinta di Emerson o Di Lorenzo e gli inserimenti di Barella. Le cinque sostituzioni concedono anche la possibilità di affidarsi ai giovani che si sono ritagliati uno spazio da protagonisti: Locatelli e Pessina.

L'ultimo atto di un'avventura

Se ci sarà da soffrire, noi ci saremo, perché vogliamo realizzare una Brexit calcistica. I bisnonni di questi azzurri, i campioni del mondo del ‘34, vennero convocati dagli inglesi presunti maestri del pallone per una sfida nella fossa di Highbury proprio quell’anno. L’Italia perse per un gol giocando alla pari. E vi sono state vittorie a Wembley, l’ultima nel ‘97 firmata da Zola, l’eroe dei due Paesi, amatissimo a Londra dopo le stagioni nel Chelsea. La storia siamo noi - ha ragione Southgate, che proprio come Mancini rischiò di non poter cominciare la carriera di allenatore per ottuse regole della burocrazia calcistica - e dobbiamo confermarlo nell’ultimo atto di un Europeo che può segnare il definitivo riscatto per il nostro calcio. I club inglesi hanno vinto due delle ultime tre edizioni della Champions (Liverpool e Chelsea) mentre l’ultimo trofeo di un’italiana risale al 2010. Alla nazionale di Southgate è attribuito un valore di 1,7 miliardi di euro e a quella di Mancini di 750 milioni, meno della metà. Ma è un gap che stasera può essere d’un colpo cancellato, per vivere un altro 11 luglio di gloria azzurra.

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